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ASSESSORATO ALLA CULTURA - Al Museo di Storia Naturale martedì 14 aprile alle 21 una conferenza di Marco Peresani

"Anthropos": mostra, laboratori e incontri per riscoprire le origini dell'uomo

19-03-2015 / Giorno per giorno

E' stata presentata giovedì 19 marzo nella sede di via De Pisis 24 la terza edizione della mostra multisensoriale "Anthropos. Alle origini dell'uomo", che sarà allestita dal 24 marzo al 3 maggio al Museo di Storia Naturale di Ferrara. All'incontro con i giornalisti sono intervenuti il vicesindaco e assessore alla Cultura Massimo Maisto, il direttore del Museo Civico di Storia Naturale Stefano Mazzotti, i docenti dell'Università di Ferrara Carlo Peretto (Antropologia, coordinatore Dottorato Internazionale in Quaternario e Preistoria) e Ursula Thun Hohenstein (Archeozoologia, presidente Sistema Museale di Ateneo Unife).

 

Nella foto un momento della conferenza stampa svoltasi giovedì 19 marzo 2015: da sinistra Stefano Mazzotti, Ursula Thun Hohenstein, Massimo Maisto e Carlo Peretto

 

 

LA SCHEDA  "Anthropos. Alle origini dell'uomo" (a cura degli organizzatori)

Il riallestimento della mostra multisensoriale "ANTHROPOS. Alle origini dell'uomo" organizzata dal Museo Civico di Storia Naturale in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche e il Museo di Paleontologia e Preistoria del Sistema Museale di Ateneo dell'Università di Ferrara, e le iniziative collegate

 

Nel corso della conferenza stampa è stato illustrato il percorso "hands-on" della terza edizione della mostra "ANTHROPOS. Alle origini dell'uomo" che Il Museo Civico di Storia Naturale riallestirà nella propria sede dal 24 marzo al 3 maggio 2015.

Particolarmente efficace sul piano percettivo, l'impianto espositivo della mostra permetterà di ripercorrere in modo scientifico accessibile a tutti le tappe fondamentali del cammino evolutivo dell'uomo, dagli Australopiteci all'Homo sapiens del Neolitico, secondo i principi alla base della teoria evoluzionistica: toccando con le proprie mani conformazione e capacità cranica dei diversi ominidi, per cogliere i segni eloquenti dell'evoluzione fisica dell'uomo; manipolando i corredi strumentali litici propri delle diverse età dell'uomo, seguendone con le dita la precisione della lavorazione, la levigatezza conquistata con paziente lavoro, sperimentandone la funzionalità, per meglio comprendere le molte informazioni connesse.

Il percorso multisensoriale permetterà anche di rivivere l'emozione di quella che è stata una fondamentale conquista dell'uomo " il fuoco ", mettendosi alla prova con pietra focaia e archetto. E di confrontarsi fisicamente con la progenitrice del genere Homo, Lucy, il cui modello a dimensioni reali, ricostruito in base allo scheletro fossile di Australopiteco afarensis rinvenuto nel 1973 nella Rift Valley (Etiopia) da Donald Johanson, è stato prestato dal Museo di Paleontologia e Preistoria "P.Leonardi" del Sistema Museale della nostra Università.

 

Filo narrativo della mostra sarà il dettagliato apparato grafico scientifico che, oltre a svelare i volti dei progenitori dell'uomo tratteggiati secondo le più recenti ricostruzioni, focalizzerà, alla luce dei più accreditati studi, le tappe e le conquiste che caratterizzano i passaggi evolutivi dell'uomo, soffermandosi sia sul lato anatomico che su quello culturale, approfondendo nel mentre i temi dello sviluppo del cervello e della nascita del linguaggio.

 

Per interagire con i prototipi ordinati lungo il percorso aperto, approfondire le tematiche connesse e soddisfare mille curiosità, l''esperienza del percorso tattile sarà necessariamente guidata dagli operatori specializzati dell'Associazione Didò.

 

L'esperienza del percorso tattile guidato è fruibile e apprezzabile anche dalle persone ipo e non vedenti.

 

In collegamento con la mostra, sono previsti pacchetti didattici per le scuole e laboratori per le famiglie.

Per tutto il pubblico si terranno interessanti conferenze di noti studiosi che aggiorneranno sugli studi e le ricerche in materia

Il 9 aprile alle ore 21 alla Sala Estense sono previsti due incontri: il primo con Telmo Pievani, docente di Filosofia delle Scienze biologiche e di Antropologia all'Università di Padova, che affronterà il tema " L'EVOLUZIONE DELL'INTELLIGENZA UMANA: UNA O MOLTEPLICI? " - Scoperte recenti relative all'intelligenza simbolica (arte rupestre sapiens a Sulawesi; possibili oggetti simbolici già in Homo erectus a Giava; comportamenti simbolici in Neandertal) nel contesto della pluralità di specie recenti nel genere Homo;

il secondo con Guido Barbujani, docente di Genetica delle popolazioni all'Università di Ferrara, che parlerà del " PERCHE' NON POSSIAMO NON DIRCI AFRICANI" - Siamo tutti diversi, ma secoli di tentativi (più o meno seri) di classificazione razziale umana si sono conclusi con un fiasco. I moderni studi sul genoma ci hanno permesso di capire perché: nell'uomo non si trovano le nette differenze geografiche comuni in altre specie (per esempio, nello scimpanzè). Ogni popolazione è in qualche modo diversa da ogni altra popolazione, ma ciascuna contiene, in media, quasi il 90% della diversità dell'intera specie, cosicché le differenze sono in realtà sfumature in una variabilità continua, al cui interno è arbitrario tracciare linee di separazione. Comprendere la diversità umana è fondamentale, non solo per la ricerca clinica e farmacologica, ma per ricostruire la nostra storia remota, dall'uscita dall'Africa di un piccolo gruppo di cacciatori ai processi di espansione, isolamento e contatto che hanno dato forma alle nostre differenze. (vedi allegati fondo pagina)

 

Il 14 aprile alle ore 21 al Museo di Storia Naturale sarà Marco Peresani, dell'Università di Ferrara ad esporre ciò che sta "ALLE ORIGINI DELLA COMUNICAZIONE SIMBOLICA IN EUROPA. UNA CAPACITA' ESCLUSIVA DI HOMO SAPIENS?"

Peresani, il cui curriculum lo pone fra i più illustri antropologi ricercatori, non solo italiani, grazie alle molte scoperte e ai tanti cantieri attivi da lui diretti e coordinati, parlerà delle varie scoperte archeologiche, talora di unicità straordinaria, emerse in seguito a scavi o al riesame di varie classi di reperti, che portano a rafforzare l'opinione di quanti pensano che gli ominini precedenti ad Homo sapiens avessero comportamenti astratti e utilizzassero elementi simbolici per comunicare. Se largamente attestata è la sepoltura dei propri defunti, rivestono ancora un carattere di eccezionalità l'utilizzo di terre coloranti, di artigli di aquila, l'estrazione di lunghe piume remiganti dalle ali di avvoltoi e di altri uccelli, l'impiego di conchiglie, di pietre incise e di ossa lavorate. Peresani spiegherà come, sulla spinta di un forte impulso, questo scenario ora si stia rapidamente arricchendo di nuovi tasselli che contribuiscono a modificare l'immagine di "bruti" che per oltre cento anni ha ingiustamente accompagnato, nella letteratura scientifica e non solo, questo nostri stretti parenti e in particolare l'Uomo di Neandertal.

 

SCHEDE RELATORI (a cura degli organizzatori)

 

Telmo Pievani - è professore associato presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli studi di Padova, dove ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche. Presso lo stesso Dipartimento è anche titolare dell'insegnamento di Antropologia. Dal 2001 al 2012 è stato in servizio presso l'Università degli studi di Milano Bicocca. Filosofo della biologia ed esperto di teoria dell'evoluzione, è autore di 152 pubblicazioni nazionali e internazionali nel campo della filosofia della scienza fra le quali: Homo sapiens e altre catastrofi (Meltemi, 2002); Introduzione alla filosofia della biologia (Laterza, 2005; edizione portoghese 2010); La teoria dell'evoluzione (Il Mulino, 2006 e 2010); Creazione senza Dio (Einaudi, 2006, finalista Premio Galileo e Premio Fermi; edizione spagnola 2009); In difesa di Darwin (Bompiani, 2007); Nati per credere (Codice Edizioni, 2008, con V. Girotto e G. Vallortigara); La vita inaspettata (Raffaello Cortina Editore, 2011; finalista Premio Galileo; Premio Serono Menzione Speciale 2012); Homo sapiens. La grande storia della diversità umana (Codice Edizioni, 2011, con L.L. Cavalli Sforza; edizione inglese 2012); Introduzione a Darwin (Laterza, 2012); La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi (Il Mulino, 2012); Anatomia di una rivoluzione. La logica della scoperta scientifica di Darwin (Mimesis, 2013). 

Fa parte del Comitato Etico e del Comitato Scientifico della Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze, per la quale collabora ai comitati di programma delle conferenze mondiali "The Future of Science" e "Science for Peace". E'componente del Direttivo dell'Istituto Italiano di Antropologia, fa parte dell'Editorial Board di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology e Evolution: Education and Outreach. E' referee per case editrici e riviste internazionali nel campo della filosofia della biologia. E' direttore di Pikaia, il portale italiano dell'evoluzione.
Insieme a Niles Eldredge, è stato direttore scientifico del progetto enciclopedico "Ecosphera - Il futuro del pianeta" di UTET Grandi Opere (2010). Ha curato il volume ottavo ("Le scienze e le tecnologie") dell'enciclopedia "La Cultura Italiana" di UTET Grandi Opere (2010), diretta da Luigi Luca Cavalli Sforza. Insieme a Niles Eldredge e Ian Tattersall ha curato l'edizione italiana rinnovata della mostra internazionale "Darwin. 1809-2009" (Roma-Milano-Bari 2009-2010). Insieme a Luigi Luca Cavalli Sforza è curatore del progetto espositivo internazionale "Homo sapiens: la grande storia della diversità umana" (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2011-2012; Trento, 2012-2013; Novara, 2013).
Collabora con Il Corriere della Sera e con le riviste Le Scienze, Micromega e L'Indice dei Libri.

 

Guido Barbujani - Ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook ( New York)), alle Università di Padova e Bologna, e dal 1996 è professore di genetica all' Università di Ferrara.

Si è formato in genetica delle popolazioni, ha lavorato su diversi aspetti della diversità genetica umana e della biologia evoluzionistica. In collaborazione con Robert R. Sokal, è stato fra i primi a sviluppare i metodi statistici per confrontare dati genetici e linguistici, e così ricostruire la storia evolutiva delle popolazioni umane. Le sue analisi della variabilità genetica in Europa sono fra i principali elementi a favore del modello di diffusione demica neolitica proposto per primo da Luca Cavalli Sforza, secondo cui l'agricoltura si è diffusa in Europa soprattutto grazie all'immigrazione di agricoltori neolitici provenienti dal sudest. Attraverso lo studio del DNA e di come le differenze genetiche sono distribuite fra popolazioni umane, è arrivato a dimostrare come il concetto tradizionale di razza non rappresenti una descrizione soddisfacente della diversità umana. Al contrario, sembra che ogni gene o gruppo di geni presenti una diversa distribuzione, il che spiega come mai non si sia mai raggiunto un accordo fra i diversi cataloghi razziali proposti a partire dal Settecento.

Nei suoi studi recenti si è occupato di DNA antico, nell'uomo di Cro-Magnon, negli Etruschi e nei nuragici.

E' autore di quattro romanzi e tre saggi scientifici.

Nel 2007 con il saggio L'invenzione delle razze vince il quinto Premio letterario Merck Serono, premio dedicato a saggi e romanzi, pubblicati in italiano, che sviluppino un confronto ed un intreccio tra scienza e letteratura, con l'obiettivo di stimolare un interesse per la cultura scientifica rendendo accessibile anche ai meno esperti.

Nel 2014 vince il Premio Napoli con la motivazione: Genetista di fama internazionale, Guido Barbujani si è segnalato per la sua opera di divulgazione scientifica, che ha avuto come oggetti privilegiati l'evoluzione umana e il tema delle 'razze'; nonché per la sua produzione narrativa, tra fiction, autobiografia e documento. Per entrambe le vie, ha fornito al dibattito culturale utili antidoti a pericolose tendenze ideologizzanti e pseudo-scientifiche. La sua prosa, limpida ed efficace, e il senso innato della narrazione, ne fanno una figura singolare nello scenario italiano dove, a dispetto di Galilei, la qualità media della divulgazione scientifica appare oggi modesta

  

Marco Peresani - E' docente del Dipartimento di Scienze Umanistiche - Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche dell'Università di Ferrara.
Dal 1993 coordina progetti di ricerca focalizzati sul popolamento umano nel centro Italia e le Alpi durante il Paleolitico e Mesolitico. Obiettivi principali sono la sostituzione bio-culturale Homo neanderthalensis - Homo Sapiens e le dinamiche insediative tardo-glaciali e del primo Olocene dei cacciatori-raccoglitori.
Come geoarcheologo e tecnologo litico, studia i processi deposizionali e post-deposizionali in diversi siti, al riparo e al aperto, di cui è il direttore o un membro del team di ricerca. Utilizzando la tecnologia litica come strumento più informativo, ha rivelato l'esistenza della variabilità comportamentale nel Musteriano, in particolare durante il periodo finale, nel Epigravettiano e nel primo Mesolitico.
Per quanto riguarda il Musteriano, la ricerca principale coinvolge numerosi siti nelle Alpi italiane e le Marche appenniniche, tra i quali i più rilevanti sono la Grotta di Fumane, Grotta di San Bernardino, Riparo del Broion (Veneto), Grotta del Rio Secco (Friuli), Caverna Generosa (Lombardia). Studi sulla transizione Medio Paleolitico - Paleolitico superiore sono per lo più concentrati sulla Grotta di Fumane, un sito importante nel Nord d'Italia, ben noto per la sua successione sedimentaria ad alta risoluzione e gli ampiamente portati alla luce livelli del finale Musteriano, Uluzziano e Aurignaziano. Altri siti significativi in ​​corso d' indagine sono: Grotta del Rio Secco (Friuli), Caverna Generosa (Lombardia), Riparo del Broion (Veneto), Fonte delle Mattinate (Marche).
La colonizzazione umana delle Alpi italiane nel tardo-glaciale e l'evoluzione di questo fenomeno durante il periodo post-glaciale sono stati approcciati con l‘esame di alcuni altopiani nelle Prealpi Venete (Asiago, Cansiglio, Pradis), campo di lavoro e ricerche condotte sui siti recanti cronologia e funzione distinta (Val Lastari, Bus de la Lum, Palughetto, Grotta del Clusantin, Fosso Mergaoni, Cava Romita, siti a cielo aperto in Veneto e Trentino). Risultati significativi sono stati raccolti dallo studio delle industrie litiche datate al primo (Fosso Mergaoni, Baracche, Madonna dell'Ospedale), recente (Bus de la Lum, Val Lastari, Grotta del Clusantin) e finale Epigravettiano (Palughetto) attraverso il quale diversi aspetti tecnico-economici e socio-economici sono stati desunti e integrati nel processo evolutivo che i sistemi di produzione litica hanno intrapreso.

 

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