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BIBLIOTECA BASSANI - Martedì 31 marzo alle 17 in via Grosoli a Barco. La rassegna in parete fino al 28 aprile

Inaugurazione della mostra fotografica "Ammassalik, il lato nascosto della Groenlandia"

27-03-2015 / Giorno per giorno

Martedì 31 marzo alle 17 alla biblioteca comunale Bassani (via Grosoli a Barco) sarà inaugurata la mostra fotografica "Ammassalik, il lato nascosto della Groenlandia - Un viaggio tra i silenzi, i sorrisi e le solitudini della Groenlandia". L'esposizione, promossa con la collaborazione della biblioteca dal Club Alpino Italiano Sezione di Ferrara e dall'associazione Ammassalik Italia, sarà visitabile fino al 28 aprile negli orari di apertura della biblioteca.

In occasione dell'inaugurazione dopo il saluto di Luisa Martini dell'Ufficio Biblioteche Decentrate e di Laura Benini del Club Alpino Italiano, interverrà Ottorino Tosti fondatore di ItaliAmmassalik che racconterà storie, miti, usanze di questa popolazione, illustrandole con inedite fotografie e filmati.

La rassegna fotografica sulla Groenlandia e il popolo Inuit ha come 'focus' Ammassalik, regione della Groenlandia orientale a poco meno di una novantina di chilometri dal Circolo Polare Artico, abitata da soli 3000 individui ancora legati al territorio e alle tradizioni in cerca di un 'ponte' con l'Occidente che permetta loro di sopravvivere nel mondo dell'economica globale. Alle fotografie esposte, scattate nelle missioni condotte da ItaliAmmassalik alla scoperta dei panorami più inusuali e dei villaggi più isolati, si aggiungono pannelli informativi e citazioni degli abitanti del luogo che raccontano i momenti più particolari e caratteristici della loro vita. Viene così offerta l'occasione, unica, per conoscere le usanze, i costumi, i miti di un popolo che mantiene, pur vivendo appieno i tempi moderni, le tradizioni e la cultura Inuit originaria.

 

LA SCHEDA  (a cura degli organizzatori) - Ammassalik fu raggiunta per la prima volta nel 1884. Fino a quel momento si riteneva che tutta la costa orientale della Groenlandia fosse disabitata.
Allora erano poche centinaia. Oggi continuano ad essere un piccolo nucleo di poco più di 3000 individui in sei piccoli villaggisparsi fra i ghiacci.
Nonostante la pressione esercitata dal mondo occidentale questa comunità è riuscita a mantenere i principali tratti della cultura originaria, che si rintracciano nelle concezioni della vita, nel comportamento tenuto durante la caccia caratterizzato da un forte rispetto verso l'animale predato, nel forte senso della condivisione indispensabile per fare fronte alle carestie che hanno sempre colpito questi luoghi.
Ancora oggi la caccia e la pesca molte volte non sono sufficienti per alimentare l'intero gruppo sociale: allora si rimane senza mangiare anche per svariati giorni.
Qui non si va al supermercato.
Si mangia soprattutto carne di foca. La foca è l'alimentazione abituale.
E' fondamentale, ogniqualvolta si parla di caccia alla foca, fare una precisazione sul pensiero corrente che gli Inuit massacrerebbero le foche per venderne la pelliccia, perché questo del massacro delle foche da parte degli Inuit è un detto comune veramente fuori luogo.
L'uccisione delle foche per predarne la pelliccia era, ed è ancora praticata nonostante le leggi lo vietino, in Canada e in Alaska dai bracconieri, non certo dagli Inuit. Nessun Inuit ucciderebbe un animale per venderne la pelle. La caccia è praticata esclusivamente a scopo alimentare.
Un tempo le pelli delle foche uccise per essere poi mangiate venivano vendute e questo commercio dava una certa stabilità economica. Le campagne ambientaliste degli ultimi venti anni hanno stroncato questo commercio e questa popolazione sta ora sopravvivendo a stento mancando dell'economia più basilare per acquistare le cose necessarie alla vita: il gasolio per riscaldarsi e muovere le barche, qualche genere alimentare di sopravvivenza, l'abbigliamento.
All'occidente questa popolazione è interessata molto fino a che era vivo il commercio delle pelli di foca, ma poco quando questo commercio si è esaurito.
Abbandonata a se stessa senza alcun supporto per l'inserimento nel mondo occidentale oggi vive tutti i drammi delle culture originarie che si sono trovare improvvisamente a contatto con la civiltà occidentale più forte e aggressiva.
Insomma, una popolazione che deve, da noi occidentali responsabili della sua cattiva sorte, essere adesso conosciuta e aiutata.
Per info: Ottorino Tosti - Tel. +39 347 7587925 - e-mail: ottorinotosti@italiammassalik.it

 

Immagini scaricabili:

iceberg ammassalik