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LAVORI PUBBLICI E URBANISTICA - Presentato dal sindaco Tagliani e dagli assessori Modonesi e Fusari

Al via il Progetto di riqualificazione dell'immobile Ex Mof

04-12-2015 / Giorno per giorno

Si è svolta questa mattina, venerdì 4 dicembre 2015 nella sala incontri del Centro di Promozione Sociale Acquedotto in Corso Isonzo a Ferrara, una conferenza stampa per illustrare il Progetto di riqualificazione dell'immobile "Ex Mof".

All'incontro con i giornalisti sono intervenuti il sindaco Tiziano Tagliani, l'assessore comunale ai Lavori Pubblici Aldo Modonesi, l'assessora comunale all'Urbanistica Roberta Fusari, la dirigente del Servizio Beni Monumentali Natascia Frasson, il presidente dell'Ordine degli Architetti Diego Farina e i progettisti Filippo Govoni e Federico Orsini (QB Atelier - FèRiMa). La palazzina ex Mof è destinata ad ospitare gli uffici dell'Urban Center comunale e dell'ordine degli Architetti di Ferrara.

 

LA SCHEDA (a cura del Servizio Beni Monumentali)

 

>> DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA SCARICABILE IN FONDO ALLA PAGINA

 

- FINALITA' DEL PROGETTO DI RESTAURO

L'intervento è volto all'ottenimento del riuso funzionale dello stabile appartenente all'Amministrazione Comunale. Sostanzialmente si prevede un generale e complessivo intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza della maglia strutturale dell'edificio, identificando e riparando i fenomeni fessurativi e di degrado diretta conseguenza dei danneggiamenti causati dal sisma del maggio 2012.

Il progetto avrà la finalità di restituire gli ambienti agibili perfettamente funzionali, articolati in spazi fruibili per la funzione cui sono destinati.

Come evidente anche da un semplice esame visivo alcuni elementi del manufatto evidenziano un livello di degrado piuttosto avanzato, dovuto probabilmente a interventi di manutenzione e/o ristrutturazione eseguiti in epoche successive, senza soluzione di continuità, al fine di porre rimedio a necessità contingenti ed immediate, che, combinati all'azione degli straordinari eventi sismici del maggio 2012, hanno favorito il degrado ed accelerato i processi di decadimento di alcuni importanti elementi della maglia strutturale.

Lo scopo del progetto di riuso è quello di garantire la conservazione degli elementi tipologici e formali che necessitano di essere salvaguardati e consolidati dopo gli eventi sismici. In quest'ottica il progetto mira a salvaguardare tutti gli aspetti e gli elementi che concorrono a formare la definizione formale dell'immobile, pertanto è stata posta la massima sensibilità e la massima attenzione nella ricostruzione di parti danneggiate e/o degradate, nella rimozione degli elementi incongrui, e nella ricostruzione degli elementi mancanti o rimossi rispetto alla configurazione originaria.

 

Il quartiere "Ex MOF" sorge nel quadrante sud-ovest della città di Ferrara. L'area, sul quale è stato realizzato il complesso del mercato ortofrutticolo negli anni 1937-38, era precedentemente occupata dalla Fortezza Pontificia, demolita dopo il 1862. A seguito di tale demolizione, nel 1915 una vasta area, nota come Prato del Soccorso (o Pascolone) di proprietà di Luigi Benedetti fino al 1804 e poi passata ai fratelli Tobia e Giuseppe Zamorani1, fu espropriata per la realizzazione del nuovo Foro Boario, di un Mercato di Bestiame e di un "Vialone" di collegamento fra l'ex-piazza d'armi e la Darsena.

A seguito della demolizione della Fortezza Pontificia, avvenuta nel 1862, ed al successivo abbandono dell'area da parte delle autorità militari, furono redatti i primi progetti di recupero dell'area della "Spianata" per la quale fu prevista la realizzazione di un "Rione Giardino", progettato dal Selvelli nel 1930.

A seguito dell'esproprio vennero realizzati il solo "vialone" e, nel 1935, il Mercato Ortofrutticolo all'Ingrosso. Tale mercato, che si teneva fino ai primi del XX secolo in Piazza delle Erbe (attuale Piazza Trento-Trieste), fu trasferito prima in Piazzetta Municipale, poi in Piazza Sacrati. Evidenti esigenze di carattere igienico-sanitario, produttivo, commerciale e di consumo (definite dalle prime normative annonarie e commerciali) spinsero l'amministrazione all'individuazione di un altro sito sul quale realizzare un vero e proprio Mercato.

L'area prescelta fu proprio il piazzale che si affaccia su corso Isonzo, il vialone di collegamento tra la Darsena e la Piazza d'Armi realizzato pochi anni prima (1915). Su tale area, attorno al 1935, nella parte orientale vicino alla canaletta, vennero realizzati il Mercato Ortofrutticolo all'Ingrosso e la Palazzina degli Uffici.

 

La Palazzina oggetto del presente restauro si inserisce all'interno di un più ampio progetto urbano, il Mercato Ortofrutticolo per l'appunto, approvato dagli organi competenti il 2 agosto 1935 e realizzato tra il giugno del 1936 e l'ottobre del 1937.

All'inaugurazione, fissata per la data del 31 ottobre 1937 in occasione di altre importanti manifestazioni che si erano tenute a Ferrara (All. 2), il complesso non era ancora terminato. I lavori si concluderanno solo qualche mese più tardi, come testimonia la dichiarazione di abitabilità, ricevuta solo il 28 dicembre del 1937 (All. 3). Dichiarazione ottenuta a cancelli già aperti (la prima apertura dei cancelli avvenne infatti il 6 novembre del 1937).

La progettazione generale dell'intero complesso fu affidata all'ing. Alfredo Ciaccia e la direzione dei lavori all'ingegnere Capo del Comune Girolamo Savonuzzi e all'ing. Negri, mentre fu l'ing. Carlo Savonuzzi, fratello di Girolamo, a produrre alcuni importanti disegni del progetto architettonico

La Palazzina mantenne le stesse destinazioni d'uso fino al 1989, ovvero fino a quando si decise di trasferire il Mercato Ortofrutticolo nel nuovo complesso in via Trenti (zona Arginone). Dopo questa data i locali dello storico edificio furono occupati in parte da alcuni uffici dei Vigili Urabni e d in seguito dall'ufficio Economato del Comune che li utilizzò come deposito.

Nel 1995 si demolirono i magazzini e la lunga tettoia. La palazzina fu risparmiata per il suo valore testimoniale di architettura tipica degli anni '30, dalle linee architettoniche "razionalistiche", arricchito da due pitture murarie coeve, esemplari pregevoli e unici del pittore Cattabriga (Bondeno, 1901-1969).

La posizione di estremo interesse all'interno del panorama urbano fa di quest'area un importante snodo per le future trasformazioni urbane della città. Tale consapevolezza ha portato l'amministrazione pubblica ferrarese a sviluppare, attraverso una apposita STU, un piano di riqualificazione dell'intera area.

L'area fa parte di un insieme più ampio e complesso di punti strategici per la trasformazione della città. Per tali aree l'amministrazione pubblica di Ferrara ha definito, a partire dal dopoguerra, differenti piani di sviluppo e di recupero, valutando futuri investimenti pubblici e privati.

In particolare l'area dell'Ex MOF è stata oggetto di alcune proposte di riqualificazione.

Una importate proposta fa riferimento al concorso di riqualificazione urbana a seguito del quale è stata definita la STU-FERRARA immobiliare SPA con l'obiettivo di gestire la trasformazione urbana di tutta l'area Ex MOF - Canale del Volano.

Il piano di recupero di iniziativa pubblico (L.457/78) ha individuato in Behnisch Architekten (vincitori del concorso) ed in POLITECNICA ingegneria e architettura i soggetti incaricati a sviluppare gli elaborati di progetto. Il piano prevede un riammagliamento del tessuto urbano del centro storico con la darsena attraverso un tessuto definito da corti chiuse e corti aperte connesse tra di loro da un grande spazio pubblico pedonale. All'interno di questo piano di trasformazione urbana la Palazzina dell'Ex MOF, preservata come testimonianza della memoria storica, diventa il perno centrale, simbolo del dialogo tra l'architettura contemporanea e l'architettura moderna. La palazzina si affaccia sulla nuova piazza di quartiere definita nel masterplan e diventa una nuova polarità pubblica ospitando il nuovo Urban Center di Ferrara.

Il sisma che ha colpito la città di Ferrara tra maggio e giugno del 2012 ha danneggiato fortemente anche la Palazzina dell'Ex MOF.

Dal confronto tra lo stato attuale e le fotografie dell'edificio riportate nella relazione di Dr. Scafuri del 2005 e nella relazione della Dr.ssa Sandra Sarasini datata 1990 è possibile desumere alcuni dei danni arrecati dal sisma all'edificio. In particolare tale confronto evidenzia i danni legati alla struttura in CA della torre (rottura dei copri ferri, deterioramento delle pareti murarie portanti, fessure lungo l'ammorsamento delle scale e la muratura, fessure lungo le pareti esterne ed interne), al crollo totale del suo coronamento (precipitato su uno dei terrazzi e non nel parcheggio sottostante), al crollo parziale del sistema di modanature esterne, alla sconnessione dei blocchi che costituiscono i gradoni di accesso alla Palazzina.

 

- IL PROGETTO

L'approccio progettuale - L'intervento proposto ha l'obiettivo di valorizzare le peculiarità testimoniali e le valenze storico-artistiche del manufatto, ma anche di permetterne una sua rifunzionalizzaione ed un conseguente adeguamento alle nuove normative architettoniche, sismiche ed energetiche. Il progetto mira ad ottenere questi risultati attraverso un intervento, sul manufatto preesistente, leggero, mirato, compatibile con le esigenze di conservazione.

Tale risultato è raggiungibile solo conoscendo a fondo l'edificio, la sua struttura, la sua storia ed analizzando le potenzialità di uso insite agli spazi oggi presenti, senza forzature che cerchino gesti compositivi eccessivi ed impropri. Partendo dall'analisi attenta della Palazzina, dalla sua storia e dal suo valore spaziale intrinseco, è stato possibile definire alcuni obiettivi di intervento fondativi, capaci di delineare una strategia di progetto che permetta di rispondere a quell'ampio quadro di esigenze (di conservazione, di consolidamento strutturale, di contenimento energetico, di valorizzazione estetica, di rifuzionalizzazione, ecc.) che oggi insistono sull'edifico stesso.

Il risultato di tale approccio è un progetto che valorizza l'essenza della preesistenza, non ne intacca la struttura spaziale, ne valorizza la qualità estetica, permettendo allo stesso tempo di costruire nuovi luoghi per l'abitare collettivo (l'Urban Center) e nuovi punti di riferimento per la vita culturale ferrarese.

 

La nuova accessibilità - Il progetto risolve l'accessibilità alla Palazzina mediante due operazioni: l'apertura di due varchi nel muro di cinta esistente (non vincolato), che garantiscono un collegamento diretto tra Corso Isonzo e la nuova area alle spalle della Palazzina, e tramite l'introduzione di due rampe gradonate esterne che sostituiranno i gradoni oggi danneggiati dal sisma. Queste due rampe verranno collocate una lungo l'ingresso verso l'attuale parcheggio e l'altra lungo l'accesso laterale, lasciando libero il prospetto principale su Corso Isonzo.

Tale intervento garantisce l'accessibilità per tutti (adeguamento normativo), superando i limiti dell'attuale sistema di gradoni esistenti che definiscono una forte barriera architettonica.

Le due aperture nel muro di cinta si pongono come inviti, come soglia d'ingresso alla nuova polarità, sovvertendo con delicatezza il rapporto duro di chiusura che ha da sempre caratterizzato il confine tra corso Isonzo e la Palazzina: ma proprio perché l'Ex-Mof si converte in nuovo Urban Center della città, luogo per antonomasia aperto e conviviale, il gesto di apertura non può che ricadere in una logica di condivisione e scoperta di un luogo per troppo tempo dimenticato dalla cittadinanza.

Il progetto prevede due accessi, all'Urban Center e agli Uffici Comunali, indipendenti e quindi eventualmente compartimentabili a seconda dei diversi usi dell'edificio. In particolare l'Urban Center è accessibile direttamente dagli ingressi di corso Isonzo e dall'attuale parcheggio, mentre l'accesso più diretto per gli uffici al piano superiore è quello sul lato corto lungo il prospetto ovest.

 

Organizzazione degli spazi interni: il nuovo programma funzionale - La Palazzina dell'Ex-Mof dovrà accogliere sia il nuovo Urban Center della città di Ferrara sia alcuni uffici comunali. Per raggiungere tale obiettivo, senza sovvertire e alterare gli spazi esistenti, senza compromettere l'impianto tipologico e il suo comportamento strutturale, il progetto propone una riorganizzazione degli spazi interni che sappia valorizzare ogni singolo ambiente per le sue intrinseche qualità spaziali. Il nuovo programma prevede al piano rialzato, e più precisamente nella sala voltata caratterizzata dagli affreschi del Cattabriga, quelle attività ordinarie dell'Urban Center (laboratori partecipati, workshop, esposizioni temporanee, cineforum) capaci di interagire e convivere, se ben organizzate, con le altre attività degli uffici comunali (corsi aggiornamento, seminari, incontri). Questo tipo di attività, che si presuppone richiamare un flusso di fruitori cospicuo (senza mai superare le novanta unità se non in casi eccezionali e con il coordinamento dei VVFF), necessitano diuno spazio

adeguato e che risponda alle normative vigenti, come l'accessibilità o le vie di fuga in caso di incendio. Negli ambienti limitrofi alla sala centrale si dispongono gli uffici dell'Urban Center, una sala per le associazioni, servizi igienici (adeguati alle normative vigenti), un caffè letterario (riconfermando la localizzazione del vecchio bar) e due sale dedicate al co-working. All'interno degli uffici dell'Urban Center viene collocato un ascensore, rendendo così accessibili tutti i piani, seminterrato compreso. La scelta di collocare l'ascensore in questo punto è legata alla sua vicinanza con l' accesso laterale della Palazzina, preferenziale per gli uffici al secondo piano. Tale soluzione permette di rispondente a precise esigenze di gestione dei flussi ed eventualmente garantire l'accesso ai due piani in orari diversi. Questa scelta garantisce infatti un giusto grado di indipendenza di accesso al piano primo, senza interferire con la sala centrale e con gli altri ambienti. Così facendo si rende del tutto indipendente il piano primo dal piano terra, permettendo così la massima flessibilità d'uso degli spazi comunali.

L'attuale centrale termica, posta a nord-est, presenta danni da sisma ed in particolare alcune lesioni isolate lungo il prospetto est, invece più consistenti i danni lungo l'attacco della centrale con la Palazzina e con il muro di cinta: qui si riscontrano diverse lesioni da martellamento dovute anche al mancato ammorsamento della muratura. Ciò dovuto anche alla giusta posizione, in tempi successivi alla costruzione, della centrale alla palazzina tanto da classificarla chiaramente come una superfetazione architettonica.

Tale elemento altera l'unità compositiva dell'architettura razionalista ed appare da subito come elemento "aggiunto" ed estraneo, non rispettando la simmetria compositiva e tipologica del progetto originario. Tale idea è confermata dalle documentazione storica nella quale tale volume non appare come elemento originario, e quindi si deduce che sia un elemento successivo alla costruzione, dovuto probabilmente all'aggiunta di un sistema impiantistico. Tali motivazioni sono alla base della scelta di demolire il volume aggiunto per ripristinare lo stato originario del progetto.

Al piano primo, accessibile anche ai portatori di handicap grazie all'inserimento dell'ascensore, si distribuiscono gli uffici comunali: appena sbarcati ci si imbatte nella in un ufficio segreteria-accoglienza, invece lungo la "C" distributiva si collocano in successione gli altri uffici. I servizi igienici vengono confermati rispetto all'impianto originario e rivisti e aggiornati rispetto alle normative vigenti: viene inserito un bagno a norma per disabili ed un bagno per normodotati.

Le terrazze del piano primo sono accessibili, quelle ai piani superiori invece non sono aperte al pubblico ma prevedono la predisposizione per un futuro impianto fotovoltaico.

La torre viene recuperata attraverso l'inserimento di adeguati impianti elettrici e attraverso il consolidamento strutturale necessario (si rimanda all'apposita relazione).

Il piano interrato viene recuperato nel programma funzionale complessivo grazie all'inserimento dell'ascensore e al ripristino della scala laterale di accesso esistente. Tali spazi, che per loro natura sono introversi e poco accessibili, assumono un connotato più di servizio in modo da evitare affollamenti di fruitori (e quindi rispettare le normative antincendio per gli spazi pubblici). Si prevedono per tanto i depositi sia dell'Urban Center sia degli Uffici comunali, le componenti impiantistiche necessarie, il deposito della caffetteria.

 

Le contropareti impiantistiche - L'intervento di riqualificazione degli spazi interni della Palazzina sarà definito sostanzialmente da un unico elemento progettuale che condensa in esso tutti i necessari elementi di rifunzionalizzazione architettonico, impiantistico e strutturale. In particolare tale controparete accoglierà al suo interno, nascondendo alla vista dei fruitori, sia i nuovi impianti di condizionamento ed elettrico, necessari alla nuova funzione della Palazzina, sia tutte le opere strutturali legate al miglioramento sismico di questa. Tale approccio permetterà di concentrare in un solo elemento tutte le operazioni necessarie all'adeguamento sismico ed impiantistico dell'edificio, preservando così il più possibile le murature e le strutture esistenti, come le pavimentazioni ceramiche, dai motivi geometrici e colori variegati, che caratterizzano tutti gli ambienti interni.

L'inserimento di questa struttura di contropareti fungerà da parete di supporto per ciascun ambiente, connotandosi per la sua flessibilità e non modificando permanentemente lo spazio servito. Questa struttura fungerà anche da supporto alle varie funzioni dell'Urban Center e degli Uffici comunali.

Il sistema di arredo si dispone lungo la parete intonacata e non affrescata, in modo da non interferire in alcun modo con gli affreschi del Cattabriga.

 

La conservazione delle strutture esistenti e i nuovi interventi - In ottemperanza al vincolo Ministeriale sulle facciate non verranno apportate modifiche sostanziali, se non l'eliminazione del vano tecnico laterale lungo il prospetto est e la rimozione di tutti gli impianti tecnologici posticci esterni ed interni. In tal modo si riconferma il disegno della facciata e la sua valenza estetica razionalista. Lungo le facciate laterali non verranno apportate modifiche di nessun genere, confermando gli accessi esistenti e le aperture finestrate esistenti. Si ripropone lo stesso disegno degli infissi e dei portoni esterni, mediante inserimento di nuovi infissi a taglio termico e vetrocamera per garantire un raggiungimento degli standards energetici previsti da normativa. In merito al deflusso delle acque meteoriche saranno ripensate le pendenze dei terrazzi e verranno ricollocati dei nuovi pluviali con cassette raccoglitrici delle acque piovane in modo che questi non interferiscano con i prospetti principali. Le murature interne ed esterne saranno intonacate con colori da definire di comune accordo con gli Enti preposti e comunque previo saggi preliminari e opportune ricerche d'archivio. Si adopereranno intonaci a base di calce naturale in pasta; quelle interne saranno realizzate con uno strato di finitura con un intonachino a base di calce e terre colorate naturali prive di sostanze nocive e dannose. Il sistema di arredo previsto non interferisce in alcun modo con gli affreschi del Cattabriga. All'interno si prevede l'apertura del vano ascensore per garantire una accessibilità anche ai portatori di disabilità motoria. Particolare cura sarà posta nel recupero della pavimentazione originaria, integrando le eventuali lacune. Tutti gli ambienti, eccetto quello voltato, saranno controsoffittati per occultare in parte le opere strutturali di rinforzo dei solai per il miglioramento sismico e in parte per nascondere le tubazioni impiantistiche necessarie per la rifunzionalizzazione.

 

IMPORTO COMPLESSIVO DI PROGETTO: euro 1.112.000,00 di cui

397.000,00 euro fondi RER

715.000,00 euro fondi rimborsi Assicurativi

 

AVVIO GARA : entro dicembre 2015

AGGIUDICAZIONE E INIZIO LAVORI: previsti entro FINE MARZO 2016

DURATA CANTIERE: 12 mesi

 

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