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Palazzo dei Diamanti: per l'Istituto Nazionale di Architettura il progetto vincitore del concorso va realizzato

16-01-2019 / A parer mio

(Comunicazione a cura di IN/ARCH Istituto Nazionale di Architettura)

Con incomprensibile ritardo, si è recentemente scatenata una polemica preoccupante, per modalità e toni, sui risultati del Concorso Internazionale di Progettazione per la riorganizzazione e l'ampliamento del Museo del Palazzo dei Diamanti a Ferrara.

L'IN/ARCH Istituto Nazionale di Architettura non intende entrare nella valutazione architettonica del progetto vincitore, ma sottolineare alcuni aspetti della vicenda alla luce della propria impostazione culturale di fondo, orientata fin dal 1959 a promuovere una presenza qualificata dell'architettura contemporanea anche negli ambienti storici, da un lato, e dall'altro una diffusione quanto più ampia possibile della pratica concorsuale, soprattutto quando si tratta di opere pubbliche di grande rilevanza.

Alla luce di tale impostazione l'IN/ARCH non può che esprimere il proprio compiacimento per la decisione del Comune di Ferrara di indire e portare a compimento un Concorso Internazionale di Progettazione su una materia così delicata, affidando il giudizio a una commissione qualificata. Rimettere in discussione oggi l'esito della procedura, sulla base del dissenso di qualcuno, rischia di creare un dannoso precedente e di indebolire ulteriormente la pratica concorsuale nel nostro Paese.

Nel merito del progetto vincitore, si ribadisce che è compito dell'IN/ARCH esprimere non un giudizio di valore, notoriamente soggettivo, ma una valutazione di compatibilità rispetto alle teorie del restauro più avanzate, che l'Istituto ha sempre condiviso e promosso.

Ebbene, il progetto vincitore è indiscutibilmente caratterizzato dall'adozione di un linguaggio architettonico contemporaneo; è frutto di un impegno a far sì che tale linguaggio, assai misurato, non risulti "competitivo" con un organismo storico peraltro "non finito"; ripropone nelle modalità di aggregazione, in chiave odierna, la tipologia a corte propria del Palazzo; è un intervento completamente reversibile.
Per questo insieme di motivi l'IN/ARCH non condivide l'attacco frontale di cui è stato fatto oggetto il progetto vincitore ed esprime sincera sorpresa nel rinvenire fra i firmatari dell'appello di condanna alcuni progettisti di rango, che nel corso della loro carriera hanno firmato progetti di dialogo architettonico fra antico e contemporaneo anche più "audaci".

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