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In riferimento alle dichiarazioni del consigliere Alan Fabbri sugli organi di informazione locale in merito ai criteri di assegnazione degli alloggi popolari e per precisare il quadro normativo in vigore

05-02-2019 / Punti di vista

di Chiara Sapigni *

La Regione Emilia Romagna, fin dal 2015 con un'ampia riforma, di recente portata ad atto unico normativo, ha modificato i requisiti di accesso all'Edilizia residenziale pubblica introducendo la residenza anagrafica o l'attività lavorativa in Emilia-Romagna da almeno 3 anni.

Il Testo Unico sull'immigrazione stabilisce come gli stranieri titolari di carta di soggiorno e gli stranieri regolarmente soggiornanti in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale e che esercitino una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo abbiano diritto di accedere, in condizioni di parità con i cittadini italiani, agli alloggi di edilizia residenziale pubblica. E' poi intervenuta una Direttiva europea recepita con decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 che modificativa del TU sull'immigrazione ma che dispone ugualmente che lo straniero soggiornante di lungo periodo può usufruire delle prestazioni di assistenza sociale, di previdenza sociale ecc. compreso l'accesso alla procedura per l'ottenimento di alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Il Regolamento comunale per l'assegnazione degli alloggi erp richiede, oltre al requisito della residenza triennale in Regione, il requisito della residenza o della sede dell'attività lavorativa nel territorio comunale di Ferrara.

Il Comune di Ferrara non ha inserito un punteggio per l'anzianità di residenza ma un'altra condizione ovvero quella relativa alla storicità della domanda in graduatoria, condizione di punteggio A17, che riconosce  - fino ad un massimo di 5 punti - 0,5 punti per ogni anno solare in cui la domanda di assegnazione è rimasta in graduatoria. A parità di punteggio in graduatoria invece avrà la precedenza la famiglia che è residente da più anni.

Inoltre se si leggono i dati forniti della percentuale di nuclei familiari con presenza di stranieri nelle case di erp del nostro Comune non si arriva al 17%. Se facciamo un paragone con le famiglie di anziani (ultra 65enni) cosa dovremmo dire a fronte di una presenza tra i residenti del comune pari al 40% e una assegnazione di alloggi pari al 46%? Li abbiamo favoriti troppo? O più semplicemente che le loro condizioni di difficoltà nell'accesso all'edilizia pubblica e di permanenza negli alloggi è stata considerata in quanto tale bisognosa di sostegno? La residenza da più o meno tempo non esprime alcun bisogno. Al contrario essere in attesa in graduatoria da molti anni viene riconosciuto come un bisogno a cui non si è ancora data risposta.

Anche un altro dato è importante da sottolineare per non fare discriminazioni: nel Comune di Ferrara le famiglie sono proprietarie della casa dove abitano nel 76% dei casi. Ma questa condizione non è equamente distribuita tra italiani e stranieri: il 79% dei casi tra gli italiani è proprietario, solo il 29% tra gli stranieri. Quindi è normale che facciano più richiesta di alloggio pubblico gli stranieri perché gli italiani, avendo la casa di proprietà, sono esclusi.

Sta di fatto comunque che la presenza degli stranieri in erp non può essere limitata o impedita poiché le norme stesse, consentono agli stranieri di accedere ai servizi sociali (tra i quali vi è l'erp)  in condizione di parità con gli italiani; l'entità di tale presenza va letta come indice della situazione di fragilità che ha colpito anche questa componente della società  in questi anni di crisi.

E' evidente che la crisi economica si è abbattuta anche sulle famiglie italiane e di questo siamo consapevoli come siamo consapevoli che spesso le famiglie straniere prive di una rete di supporto familiare sono più esposte alla mancanza di lavoro e si sono trovate spesso in condizioni molto critiche.

Il Comune di Ferrara non ha lasciato nessuno per la strada in questi anni, non ha affatto trascurato il disagio abitativo dei cittadini italiani: le politiche abitative avviate non sono state concentrate solo sull'erp (che pure ha un peso di rilievo, essendo, quello del nostro Comune, il secondo patrimonio di edilizia residenziale pubblica in Regione) ma sono state avviate anche altre formule di sostegno all'abitazione, che di seguito si rammentano brevemente:

l'ers, l'edilizia residenziale sociale, con l'intervento edilizio di Gustavo Bianchi: 43 alloggi tutti locati;

l'ers delle Corti di Medoro: 263 alloggi di social housing, un'importante riqualificazione della Città cui molto ha contribuito il Comune di Ferrara e ACER Ferrara di cui lo studentato e' stato di recente già attivato;

il fondo per l'affitto, sostenuto anche con contributi comunali;

i fondi per la morosità incolpevole, finanziati sia dallo Stato ma anche dal Comune con risorse proprie;

l'Agenzia per la casa, per favorire - con contributi economici - l'incontro tra proprietari ed inquilini;

il sostegno all'emergenza abitativa, disciplinato come da apposito Regolamento, a favore di coloro che sono in situazione di sfratto o che hanno l'immobile pignorato e che vengono sostenuti o con contributi comunali o con assegnazioni provvisorie di alloggi erp sottratti alla disciplina ordinaria delle assegnazioni.

Questo e' un aspetto importante: le politiche della casa richiedono risposte diversificate perchè diversificati sono i bisogni.

Da ultimo una riflessione che scaturisce dalla recente sentenza depositata il 24 maggio 2018 della Corte Costituzionale in cui la stessa si pronuncia sulla legge della Regione Liguria sull'edilizia popolare, che prevedeva per gli stranieri extracomunitari 10 anni di residenza consecutiva ai fini della richiesta di case popolari.

Questo requisito scaturito dalla decisione politica di "prima le case agli italiani" e' stato considerato dalla Corte discriminatorio e in violazione della normativa internazionale e comunitaria, che invece stabiliscono il divieto di discriminazione nell'accesso ai servizi e prestazioni sociali per gli extracomunitari risiedenti da lungo periodo.

E' importante questo quadro di riferimento che peraltro la Corte aveva già sullo stesso punto ribadito nei confronti della Legge della Regione Valle d'Aosta.

In buona sostanza quindi a noi pare che una Legge Regionale che fin dal 2015 (non quindi l'anno scorso!) abbia previsto la residenzialità di 3 anni e un regolamento che arriva a dare fino a 5 punti per la permanenza "storica" in graduatoria abbiano cercato di contemperare gli interessi in gioco.

* assessora alla Sanità e Servizi alla Persona del Comune di Ferrara