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Il secondo Rinascimento di Palazzo Costabili a Ferrara

Torna a vivere il Giardino "di Ludovico il Moro"

18-09-2009 / Giorno per giorno

(Comunicato stampa a cura della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna)
Un futuro luminoso attende il giardino di Palazzo Costabili, detto "di Ludovico il Moro". Forse lo Sforza non vi ha mai passeggiato, anche se ha avuto visitatori illustri, da Balbo a Zaccagnini, da Hitchcock a Re Gustavo di Svezia. Ma quel che è certo è che si tratta dell'unico esempio di giardino formale storico sopravvissuto a Ferrara.
Per questo la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna ha deciso di utilizzare parte dei Fondi Lotto 2004-2006 per valorizzare gli spazi verdi del museo con un intervento che porti al restauro dei suoi valori storici e formali e a un'ottimizzazione delle risorse di manutenzione.
Basandosi su rigorose indagini storico-archivistiche, agronomiche, palinologiche ed archeologiche, il restauro del Giardino di Palazzo Costabili, sede dal 1935 del Museo Archeologico Nazionale, restituirà alla collettività uno straordinario episodio di storia urbana.
L'attuale giardino, quello a mezzogiorno, non è l'originale cinquecentesco ma una simulazione neo-rinascimentale realizzata alla metà del secolo scorso su un'area che corrispondeva in parte con gli antichi orti del Palazzo. Il giardino di rappresentanza vero e proprio, di cui non rimane che un brandello, si trovava a levante, lungo la Via della Ghiara.
Il giardino ha subìto nel tempo molti interventi ma l'impianto delle varie specie è sempre stato dettato più da opportunismi o mode del momento, che da un progetto organico e unitario. Non bastasse, lo stato dell'impiantistica è obsoleto, alcuni alberi mostrano preoccupanti segni di degrado e necessita di manutenzioni sproporzionate alle risorse umane del Museo.
Il nuovo giardino manterrà l'impostazione storica degli anni Trenta, i percorsi geometrici con le siepi di bosso, il labirinto, il pergolato di rose, il fondale coi monumentali cedri del Libano, ma proporrà anche una nuova interpretazione del verde, eliminando le piante più recenti per sostituirle con quelle storiche recuperate grazie a sofisticate ricerche interdisciplinari. Nell'area che ospitava il cosiddetto barcone di Logonovo sarà impiantato una sorta di museo "archeo-geo-morfologico", una specie di piccolo giardino Zen in cui saranno esposti i segnacoli tombali rinvenuti nella necropoli spinetica, elementi lapidei provenienti da tutto il bacino del mediterraneo che testimoniano le rotte commerciali dell'emporio etrusco-greco di Spina.
Il progetto di restauro si avvale di indagini a tutto campo in grado di garantire all'intera operazione un quadro conoscitivo il più possibile preciso e dettagliato.
Indagini archeobotaniche e palinologiche, curate da Marco Marchesini, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, e da Silvia Marvelli, Centro Agricoltura Ambiente "Giorgio Nicoli" di San Giovanni in Persiceto (Bologna), hanno restituito interessanti dati sulle specie vegetali presenti nell'area nel corso dei secoli.
Studi agronomici condotti da Giovanni Morelli, in collaborazione con il Comune di Ferrara (che ha anche sostenuto le spese), hanno consentito di ricostruire un quadro completo dello stato vegetazionale e agronomico.
L'Istituto Tecnico Agrario "F.lli Navarra" di Ferrara ha clonato il bosso originale per mettere a disposizione nuove piante da impiegare nella integrazione delle siepi.
Saggi archeologici condotti da Maurizio Molinari hanno restituito nuovi importanti dati e conferme sulle strutture antiche e sugli impianti storici.
Si deve infine alla competenza di Maria Luisa Mutschlechner, della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Roma, che ha raccolto i dati di studio con rara sensibilità, l'impostazione di un progetto di restauro di elevatissimo livello culturale che porterà il giardino a nuova vita.
Il cantiere è diretto da Matteo Pernigo di PanGEA Studio Associato di Padova, specializzato in Architettura del Paesaggio.