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Il trattamento dell'infarto miocardico e il nuovo ospedale

21-02-2011 / Punti di vista

di Valentino Tavolazzi *

L'azienda Sant'Anna, tra il 1.11.09 e il 30.4.10, ha effettuato un'importante indagine (Audit) su 152 casi di infarto miocardico acuto (STEMI), giunti in ospedale tramite 118, presentazione spontanea al pronto soccorso, medico di guardia di cardiologia o altra via.
Il tavolo della comunicazione, predisposto appositamente per informare i cittadini, si è ben guardato dal comunicare i risultati, proprio come nel caso della rilevazione dei tempi di percorrenza delle ambulanze, forniti alla stampa da Progetto per Ferrara.
Le linee guida prevedono che tutti i pazienti colpiti da infarto miocardico acuto, comunque giunti in ospedale, siano sottoposti ad angioplastica coronarica entro due ore dal primo contatto medico o dalla lettura dell'elettrocardiogramma teletrasmesso con il sistema Lifenet.
La ricerca ha accertato che solo l'80,2% dei pazienti entrati nel percorso infarto acuto (STEMI) è arrivato in sala di emodinamica entro le due ore. Il 19,8% dei pazienti, uno su cinque, è stato trattato in un tempo superiore, quindi con una efficacia sotto agli standard delle linee guida.
Il momento più critico di un infarto acuto è la fase precoce, quando si avverte un dolore molto forte ed il rischio di arresto cardiaco è elevato. Il sistema territoriale di emergenza deve pertanto garantire "il trasporto veloce del paziente verso la struttura più appropriata", come ricorda l'Audit. "Il tempo è muscolo", ribadisce lo staff di specialisti del Sant'Anna che ha condotto l'indagine, dunque "più precoce è l'inizio della terapia, maggiore è l'effetto benefico del trattamento".
Da quanto sopra derivano due semplici considerazioni. 1) La "struttura più appropriata" per il trattamento dell'infarto acuto (ospedale idoneo), deve essere il più vicino possibile al baricentro della popolazione utente. 2) Il tempo di rientro in ospedale delle ambulanze è strategico. Spostando l'ospedale a Cona, allontaniamo dalla città (baricentro) la struttura più appropriata ed allunghiamo, per buona parte della popolazione, i tempi di rientro delle ambulanze.
Che il tempo sia una variabile strategico lo ribadisce anche l'Audit quando afferma: "la gestione dei pazienti in ospedale deve essere rapida" al punto che i candidati al trattamento di angioplastica "dovrebbero essere inviati direttamente alla sala di emodinamica, bypassando il pronto soccorso". Purtroppo l'indagine ha accertato che solo il 50% dei pazienti è passato direttamente dall'ambulanza alla sala di emodinamica (20% sotto lo standard delle linee guida).
E' interessante notare che su 152 ricoveri per infarto acuto, il 63,8% è giunto con il 118, ma il 24,3% (37 casi) si è presentato spontaneamente. Quasi un paziente su quattro, che, dovendo recarsi in futuro a Cona, impiegherà più tempo nelle maggioranza dei casi. Altra curiosità: la maggior parte dei pazienti ricoverati (62,4%) accede alla sala emodinamica al fuori degli orari di apertura (8.30-18). Ciò significa che per il trattamento essi hanno dovuto attendere altro tempo per l'arrivo del personale medico reperibile, ancorché siano giunti in sala entro le due ore. E' incredibile che l'emodinamica non sia sempre pronta all'arrivo del paziente!
Infine l'Audit su 151 pazienti, ha accertato 3 decessi in pronto soccorso, 6 durante il ricovero e 3 dopo la dimissione. Per questi sfortunati non si è giunti in tempo! A Cona diminuiranno o aumenteranno i decessi? La parola ai direttori.

* - consigliere comunale Progetto per Ferrara