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La segnalazione: Neo-estense in Scultura di Lucio Scardino

06-11-2006 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Se c'è un libro in cui Lucio Scardino dispensa la perizia del critico d'arte e del profondo conoscitore della materia, è proprio questo. E non per sminuire i precedenti, validi strumenti costantemente in uso agli interessati che frequentano le biblioteche, ricchi come sono di notizie utili e di eccellenti rimandi bibliografici; ma qui, nello stesso impianto di enucleazione degli argomenti ripartiti in quattro capitoli, si attesta da subito una meritevole chiarezza di intenti. Vi è un precedente illustre: il saggio di Nina Caflisch che costituisce la voce Carlo Maderno nell'Allgemeines Lexicon der bildenden Künstler, conosciuto per contrazione dagli specialisti con il solo acronimo AKL. Così come Nina Caflisch nel 1928 suddivise la sua ampia e dotta trattazione in quattro parti corrispondenti ai diversi periodi di pontificato in cui Carlo Maderno operò, scandagliando la più aggiornata bibliografia Lucio Scardino sviluppa in quattro capitoli un tema di grande attualità, ben definito nel sottotitolo del suo libro: Falsi, autentici, "omaggi" e mercato delle statue a Ferrara tra Otto e Novecento.
Si è usato qui non a caso il termine "perizia", perché le acute riflessioni di Lucio Scardino sulle singole opere d'arte alle quali si riferisce, come nella più puntuale tradizione risultano vere disquisizioni storiche, puntigliosamente documentate con richiami a vicende che parevano ormai archiviate. Scardino riconvoca vecchie questioni irrisolte, o risoltesi malissimo. È il caso della Madonna con bambino di Domenico di Paris, prelevata negli anni Venti dalla chiesa di San Luca da un poco specchiato mercante e sostituita con una copia, per poi destinare l'originale a scopo di lucro al mercato antiquariale. Quella miserevole vicenda, una volta scoperta la truffa, portò al suicidio dell'avido mercante, e successivamente al processo contro il defunto. Non è che un esempio, anche se eclatante, dell'enorme produzione di oggetti d'arte in stile estense riversata sul mercato nei due secoli passati. Oggetti che talvolta trassero in inganno anche affermati studiosi e specialisti, incapaci talvolta di riconoscere un autentico da un falso, tanto pregevole era la fattura.
Si noterà come in questa recensione si sia evitato con palese intenzione di nominare uomini e cose, specie gli uomini che per i loro misfatti - o per il solo piacere di emulazione - hanno imitato le cose. È prudenza, per non infangare il nome di persone scomparse da molto o da poco. Più coraggioso è Lucio Scardino, che supportato da documenti rintracciati nelle emeroteche, nelle biblioteche e nei polverosi faldoni degli archivi, non teme le ire né dei morti né dei vivi, e quando sentenzia su quei fatti, è in possesso di prove necessarie a sostenere le sue personali convinzioni. Ma non basta ancora: fornisce insieme ad una ricchissima bibliografia un altrettanto ricchissimo corredo fotografico, settantacinque pagine in bianco e nero affiancate da testi esaustivi che s'impongono più come commento alle opere trattate che non come stringate didascalie. Insomma, il termine "perizia" si attaglia alla perfezione al nostro critico-storico-editore, che vanta molti detrattori ma dimostra di saper indagare la storia artistica di Ferrara con invidiabile acume. Del resto, a questo ci hanno abituato le molte pubblicazioni in cui figura come autore e/o editore, i suoi studi sull'arte moderna, le biografie di personaggi curate con diligenza e sempre aggiornate all'apparire di notizie nuove, anche minute, anche di poco conto. Notizie subito acquisite nel naturale database senza cavi e senza prese di cui è dotato, per dare sempre maggiore completezza alle informazioni raccolte in anni studio e di passione, mai tenute gelosamente nascoste per farsene unico depositario, ma sempre generosamente elargite agli interessati. Detrattori compresi.

L. SCARDINO, Neo-estense in Scultura. Falsi, autentici, "omaggi" e mercato delle statue a Ferrara tra Otto e Novecento. Quattro capitoli, Ferrara, Liberty house, 2006.