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MUSEO RISORGIMENTO RESISTENZA - Mostra storico documentaria dal 23 aprile al 12 giugno

"Garibaldini del Novecento. Gli antifascisti ferraresi nella guerra di Spagna"

21-04-2011 / Giorno per giorno

Aprirà al pubblico sabato 23 aprile la mostra storico documentaria dedicata dal Museo del Risorgimento e della Resistenza ai "Garibaldini del Novecento. Gli antifascisti ferraresi nella guerra di Spagna". L'esposizione, curata dalla responsabile del museo civico Delfina Tromboni, sarà visitabile fino al 12 giugno prossimo in corso Ercole I d'Este 19, dal martedì alla domenica dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.
L'iniziativa si inserisce nel programma delle manifestazioni cittadine per i 150 anni dell'Unità d'Italia e per l'anniversario della Liberazione del 25 aprile.

LA SCHEDA a cura di Delfina Tromboni

Ci sono molti modi per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia. Uno di questi è individuare, nella storia del paese, filoni, personaggi, momenti, movimenti, che possano essere affiancati alla concezione di identità nazionale nel contesto europeo e internazionale che caratterizzò il processo risorgimentale. "Garibaldini" è parola dalle molte fortune: furono garibaldini i mille (e per estensione i patrioti ottocenteschi), furono "garibaldini" i resistenti nel biennio '43-'45, furono "garibaldini" per antonomasia anche i volontari che dal 1936 partirono per andare a combattere in Spagna o costruirono localmente, in Italia e nei luoghi dell'esilio antifascista, l'appoggio alla resistenza degli spagnoli contro i "franchisti". Non tutti, ovviamente, si arruolarono nelle Brigate Garibaldi internazionali, alcuni (e tra i primi) organizzarono le colonne gielliste e anarchiche (la "colonna italiana", la "Durruti", ecc.), altri le Brigate Matteotti, altri ancora le formazioni di ispirazione liberal-democratica, e così via.
Nell'Italia dell'epoca, vessata dalla dittatura fascista già in via di stretta alleanza con i nazisti, la guerra civile spagnola rappresentò il primo scontro "di civiltà", se così si può dire, tra fascismo e democrazia, che - con l'astensione dall'intervento di Francia e Inghilterra e la contestuale discesa in campo, determinante, dell'Unione sovietica - divenne anche uno scontro tra fascismo e comunismo.
Da ogni parte del mondo giunsero in Spagna i volontari antifranchisti, persino dagli Stati Uniti e dal Brasile, mentre artisti e scrittori si mobilitavano con le loro opere e a volte combattendo direttamente in prima persona al fronte e pagando con la vita la loro adesione agli ideali democratici e antifascisti. Dall'altra parte si trovavano invece i "volontari" fascisti italiani, che Mussolini pescò nelle file del Littorio, tra le Camicie Nere, inviandole in missione "speciale" (così si legge sui documenti che attribuiscono ai caduti il riconoscimento dell'Ordine Militare Savoia) e tra i reduci dall'Africa Orientale. Anche la Germania partecipò massicciamente alla guerra civile, inaugurando con il bombardamento di Guernica reso celebre da Pablo Picasso, l'indiscriminato eccidio di civili che sarebbe diventato abitudine quotidiana nella seconda guerra mondiale.
Da Ferrara partirono i sostenitori dell'una e dell'altra parte.
La mostra a cura di Delfina Tromboni che il Museo del Risorgimento e della Resistenza propone dal 23 aprile al 12 giugno prossimi prende in considerazione gli antifascisti che si arruolarono nelle diverse formazioni, rimasero feriti e morirono al fronte che avevano raggiunto attraversando clandestinamente le frontiere dall'Italia e dai luoghi di esilio della diaspora antifascista (soprattutto dalla Francia). Offre inoltre uno spaccato dei gruppi che in provincia di Ferrara organizzarono la propaganda antifranchista e di sostegno ai repubblicani spagnoli, pagando questa scelta, in alcuni casi, con anni di carcere comminato dal Tribunale Speciale. La ricerca ha portato alla luce oltre una quarantina di uomini e donne (andando ben al di là di quelli fin qui noti agli studiosi), le cui vicende sono raccontate in una ventina di pannelli che ne espongono biografie, fotografie, lettere, documenti di polizia, materiali di propaganda. Si tratta di "Ritratti di gente comune che ha fatto l'Italia" , il secondo appuntamento della serie che il Museo dedica al Novecento, all'interno delle manifestazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, nonché delle celebrazioni del 25 aprile. "Logo" della mostra è un murales, realizzato ad Orgosolo, in Sardegna, con un particolare del bombardamento di Guernica. Non manca naturalmente la fotografia del miliziano ucciso di Robert Capa, nè la copertina di "Per chi suona la campana" di Hemingway, così come il francobollo disegnato da Mirò e i manifesti per le Olimpiadi alternative che la Spagna repubblicana, alle prese con la guerra civile, seppe organizzare per contrastare le olimpiadi ufficiali organizzate, dalle imbelli democrazie occidentali, nella Berlino di Hitler. Ma a fare la parte del leone sono soprattutto i volti, ancora una volta, gli scritti e le parole dei ferraresi impegnati in un'azione eroica e dall'esito spesso tragico: molti di loro conobbero i campi di internamento francesi dopo la disfatta, il "respingimento" alle frontiere o la fame nelle baracche che avrebbero successivamente ospitato i deportati nei campi di transito e di concentramento nazisti. La mostra costituisce il punto di partenza per un volume di studi di Delfina Tromboni, che sarà pubblicato nei prossimi mesi.

(nella foto in alto Nello Gherardi, il primo a sinistra, ferrarese in Spagna nella Centuria G. Sozzi)