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ARIOSTEA - Venerdì 18 novembre alle 16 inaugurazione di una mostra e conferenza a cura di Roberto Roda

'Fanfulla e le Brigantesse. Microstorie sull'Unità e la disunità degli italiani'

16-11-2011 / Giorno per giorno

Per avviarci alla conclusione delle celebrazioni per l'Unità d'Italia, il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara presenta venerdì 18 novembre alle 16 in biblioteca Ariostea (via Scienze 17) la mostra "Fanfulla e le Brigantesse. Microstorie sull'Unità e la disunità degli italiani" curata da Roberto Roda del Centro di Documentazione Storica con la collaborazione di Enrico Trevisani dell'Archivio Storico Comunale. Interverranno alla cerimonia di inaugurazione della mostra - che sarà poi visitabile fino al 5 gennaio 2012 - il vice sindaco Massimo Maisto, il dirigente del Settore Attività Culturali Giovanni Lenzerini e il dirigente del Servizio Biblioteche e Archivi Enrico Spinelli. Al termine del momento inaugurale, Roberto Roda terrà la conversazione "Fanfulla e le brigatesse", penultima conferenza del ciclo "Il Presente Remoto 2011".
LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) - Documenti popolari minori, fotografie, francobolli, canzonette e illustrazioni che raccontano un paese ove nei confronti dell'unità nazionale hanno albergato (e continuano ad albergare) sentimenti contraddittori, dove simboli ed eroi finiscono assoggettati alle logiche dei campanili e ove, per contro, i campanili possono dar voce ad un sentimento nazionale veritiero.
Spulciando fra i documenti conservati negli archivi del Centro Etnografico Ferrarese sono emerse tante microstorie interessanti: gli italiani che continuarono sugli opposti fronti della guerra di secessione americana a riproporre quella opposizione nord-sud che già aveva caratterizzato le vicende belliche italiane; gli eroi della disfida di Barletta che, elevati a simbolo nazionale da D'Azeglio, finiscono per diventare i capri espiatori del localismo fascista; una canzone, La porti un bacione a Firenze, che fortemente legata al dato geografico locale diventa invece un inno nazionale per gli emigranti di ogni regione e un'altra, Brigante se more, che scaturisce dalle fusioni del pop con l'etnico italiano degli anni '70 del '900, quando la musica giovanile della Penisola inseguiva sperimentazioni tutt'altro che localistiche, erroneamente scambiata per un canto tradizionale ottocentesco ha finito per diventare recentemente, addirittura, un inno dell'orgoglio giovanile meridionalista.
Questa mostra prova ad usare i metodi dell'etno-antropologia per leggere e interpretare alcuni divertenti documenti popolari, magari insoliti, poco conosciuti, non di rado irriverenti eppur illuminanti delle contraddizioni culturali italiane, dove le ragioni dell'unità nazionale a volte si scontrano a volte si mescolano con quelle dei mille campanili.
Il titolo della mostra rimanda metaforicamente alle vicende di un noto canto popolare e goliardico in cui il prode Fanfulla da Lodi, eroe della Disfida di Barletta, cavaliere di gran rinomanza, emblema ante litteram dell'italica unità, finisce impietosamente sbeffeggiato e "mazziato" (insieme con la retorica nazionalista più trita) da una donna che potremo definire una "briganta" dell'amore mercenario. Ma in mostra ci sono pure le immagini delle brigantesse, quelle vere ammazzate e oltraggiate dall'esercito del Nuovo Regno e quelle false, impersonate da graziose modelle, che la neonata fotografia, già consapevole che la verità ottica è una chimera, utilizzò con successo a fini commerciali.