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Statuto, trasparenza e democrazia

24-04-2012 / Punti di vista

di Valentino Tavolazzi *

Oltre 20 riunioni hanno impegnato una decina tra consiglieri, impiegati e dirigenti del Comune. Centinaia di ore di lavoro e decine di migliaia di euro sono stati spesi per far partorire alla montagna il topolino. La commissione statuto, presieduta da Antonio Fortini, prima Pdl, ora gruppo Liberi e Forti, dopo due anni di lavoro ha fallito una grande occasione di ammodernamento dello statuto comunale, di rafforzamento della democrazia nel funzionamento dell'ente e di partecipazione dei cittadini. Di 68 proposte di modifica dello statuto (56 da Ppf, 3 da Prc/Pdci, 6 da Pd ed alleati, 2 dagli uffici e 1 dal Comitato acqua pubblica), la commissione ne ha approvate 18 (10 Ppf, 6 Pd ed alleati, 2 uffici). Di queste, al netto degli aggiustamenti di stile, dell'adeguamento alle norme di legge e del rafforzamento di principi, solo 10 sono le modifiche approvate che apportano allo statuto un effettivo valore (o disvalore) aggiunto.
Le proposte Ppf approvate riguardano l'integrazione dei disabili nella società, la consultazione dei comitati di cittadini, la pubblicazione nel sito internet del Comune delle delibere di giunta, di informazioni ed atti, per favorirne l'accesso da parte dei cittadini, la separazione tra proprietà e gestione degli impianti e reti destinati ai servizi pubblici. Le modifiche del Pd ed alleati approvate riguardano invece la gestione dell'acqua (assoggettata ad un fantomatico mercato "regolato"), la rete internet e l'eliminazione del suffragio diretto con voto libero e segreto nell'elezione del consiglio delle Comunità straniere. Tutto qui. In altri termini Pd ed alleati, facendo leva sulla maggioranza schiacciante di voti in consiglio comunale e in commissione (60% pari a 24 voti su 40) e sul meccanismo di votazione delle proposte (approvazione con maggioranza qualificata di due terzi), hanno falcidiato sul nascere proposte importanti avanzate da Ppf. Alcuni esempi.
Come accade in molte città italiane (esempio Modena), abbiamo proposto in statuto la commissione permanente di controllo e garanzia, con presidenza all'opposizione, allo scopo di favorire la corretta integrazione tra attività di indirizzo e controllo del consiglio comunale e quella di amministrazione della giunta. Pd e Pdl hanno votato contro (Ppf, Prc/Pdci e Lega a favore). Abbiamo chiesto il controllo da parte del Comune dei conti delle associazioni che ricevono contributi pubblici, ma il Pd ha votato contro ed il Pdl si è astenuto. Abbiamo proposto di ridurre da 500 a 300 le firme necessarie per le deliberazioni di iniziativa popolare. Tutti i gruppi, anche di opposizione, hanno votato contro. Stessa sorte è toccata alla proposta Ppf riguardo alla consultazione popolare (consentirla se promossa da almeno un terzo del consiglio comunale), ed alla ammissibilità dei quesiti del referendum popolare (sottrarla al difensore civico, per affidarla ad un Comitato che garantisca competenza, imparzialità ed indipendenza dagli organi di governo del Comune). Falcidiate sono state anche le proposte Ppf di regolare in statuto l'istruttoria pubblica nei procedimenti amministrativi, di vigilare sul rispetto dei diritti di accesso agli atti da parte dei cittadini, di pubblicare nel sito del Comune tutti gli atti esterni, anche non meramente esecutivi, adottati. Infine il Pd ha votato contro le proposte Ppf riguardanti la nomina dei rappresentanti negli organi di amministrazione delle società collegate, il conseguente taglio dei costi, la riduzione dei contratti a tempo determinato per dirigenti ed alte specializzazioni, i criteri di merito per l'assegnazione delle funzioni dirigenziali, la responsabilità dei dirigenti e la revoca anticipata delle funzioni dirigenziali da parte del sindaco. Il culmine dell'arroganza è stato raggiunto con la bozza di delibera, contenente le proposte approvate dalla commissione, confezionata, senza preventiva discussione e votazione dei principi ed obiettivi informatori, per impedire la votazione in consiglio, neppure sotto forma di emendamenti, delle proposte bocciate dalla commissione (la quale dovrebbe esprimere parere favorevole o contrario, non il potere di cassare). Al riguardo abbiamo scritto al presidente Fortini ed attivato la Prefettura.
E' del tutto evidente che la casta (non solo la maggioranza) da sempre occupante il Palazzo, non intende concedere alcuna apertura alla trasparenza, alla partecipazione ed al controllo da parte dei cittadini, per poter continuare indisturbata a produrre disastri quali la chiusura del Sant'Anna, la svendita di beni comuni a Hera (reti del gas e terreni vari), l'aumento di tasse e tariffe, il derivato/emorragia Dexia, il tracollo economico della città, il massacro sociale. Da decenni Ferrara anticipa il modello nazionale, oggi noto come ABC.

* - consigliere comunale Ppf