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A ciascuno la sua credenza

26-05-2006 / A parer mio

di Franco Patruno

Neppure Hitchcock avrebbe inteso far scendere in campo Gesù di Nazaret e neppure coinvolgere la Maddalena. Tanto meno Leonardo nella sua "Cena", visto che tentava la via rischiosa dei colori fatti in casa e che - sia, malgrado tutto, onore al genio! - ha fatto secolarmente impazzire restauratori e, Dio li perdoni, pittori che hanno inteso restituire, come oggi si dice, l'opera iniziale. Il Da Vinci infatti aggiunse colori e ridusse, nei decenni che seguirono, l'affresco ad una membrana che si disfa progressivamente al solo guardarla. Dan Brown, dal santificato e poco gnostico conto mirabolante in banca, è un restauratore a tal punto scaltro da tradurre la pittura ad un manifesto femminista, scusandomi con le femministe che, spero, non si riconosceranno ne "Il Codice da Vinci". Anche se, nell'ansimare inconsulto di verbificazione da un salotto all'altro del ventre televisivo, hanno egualmente utilizzato il dibattito per sostenere che la Chiesa è retriva e che, a differenza di altre confessioni che sempre hanno creduto alla famiglia matriarcale, non ha mai valutato la donna (ecc, ecc...) ed esaltato il mitico femminino con gli aspetti anglosassoni del puritanesimo, quelli, si fa per dire, che giustificavano il postribolo come "sfogo" per i maschietti della borghesia che la moglie l'esaltavano come sarda imbalsamata nei pizzi di metà Ottocento (e poi non ci sarebbe stato scandalo se Gesù fosse stato sposato ecc, ecc...). Tutte cose dette e ridette, e che hanno destato la protesta anche di quei laici non credenti ma che non possono non dirsi cristiani che, dopo il Benedetto (Croce, sia inteso) si trovano alla conservazione che più conservazione di così non si può. Non sapevo infatti che tanti credenti-non credenti (ma forse agnostici liberali alle soglie del mobile, cioè della credenza, come disse lo slogan interconfessionale di quella ditta "Ad ognuno la propria credenza, Mobili Palmirano") fossero interessati all'altare postconciliare e alla Messa in latino. La cosa più buffa, se così posso esprimermi, è sentir dire che la Chiesa o deve difendersi o non sa fare il suo mestiere. Che Benedetto XVI abbia paura di Dan Brown e del film di Ron Howard credo faccia sogghignare anche i polli, ammesso che abbiano uso di ridere a squarciobecco. Ed eccoci finalmente al film, dopo che è sbarcato a Cannes (perché ad un festival d'arte?) con il treno del Santo Gral e con il piroscafo che suona, quello della Sony che distribuisce la pellicola anche agli alieni di passaggio sulla Costa Azzurra. S'è detto che è un thriller, ma credo che il già citato Hitchcock sobbalzi nel tumulo per un giallo che ricorda "L'esorcista", i telefilm azzurino-grigio con marziani sul cupo torrido, cioè l'Opus Dei, i frati e i monsignori di un Vaticano che scruta il mondo per colpirlo ai fianchi sorridendo con labbro tumido e mani sudaticce, interni di chiese finto medievale impolverate. E poi ancora (evviva! Quanto lavoro per scenografi e arredatori) tombe tra ragnatele e con veri protagonisti del Vangelo, come nel caso della Maddalena, eternamente al posto di Giovanni nella Cena leonardesca ed ora sepolta a Parigi nei sotterranei di una cattedrale. Effettacci a non finire: a parte l'inizio - che è un bello spot per tener lontane le vocazioni adulte dai seminari, soprattutto quelli dell'Opus Dei - la macchina da presa gira a capogiro. Gli appassionati del cinema danese non pensino a "Dogma" e alla cinepresa con effetto "non ci sono", ma ad un vortice che probabilmente è stato pensato, insieme a rumori e musiche che piombano tuonanti, a chi dopo un'ora e tre quarti s'è addormentato. Però non si pensi, come fan molti, ad un semplice gioco: infatti. Ogni mezz'ora salta fuori da una sceneggiatura-fiume un discorsino educativo del tipo: "ma sai Gesù era sono un brav'uomo, forse un idealista, è stato Costantino a farne il Cristo con il Concilio di Nicea...". Ma poi, forse consapevole di non essere stato solo un raccontatore di gialli, il regista , sulla scorta di quel furbone di Dan Brown, fa dire che il sangue della Cena s'è trasferito fino ai nostri giorni ed ora è (pensate, pensate...) nella ragazza investigatrice che è l'ultima di una dinastia regale francese che è poi della dinastia di Gesù e frutto del matrimonio con la Maddalena. Risparmio gli esclamativi. E bravo Leonardo, chissà se il sorriso della Gioconda non alluda a questa storiella gnostica per tutte le stagioni. Questa, la stagione, è stata pensata a tavolino, compresi gli scandali e i dibattiti, le proteste e le preghiere davanti alla croisette di Cannes. Tutto pagato, compreso il biglietto virtuale della Sony che ha capito come far soldi con le proteste e gli scandali.