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Una risposta dovuta

27-01-2009 / Punti di vista

di Gaetano Sateriale

Gentile Direttore, nell'intervista pubblicata sabato dal suo giornale ho espresso un'opinione personale e una considerazione oggettiva. La considerazione è che la Nuova ha sostenuto con forza le ragioni del grande Palasport pubblicando ogni genere di dichiarazioni (talvolta offensive) nei confronti di chi sosteneva, a partire da me, che non fosse necessario. Qui c'è poco da dire e da replicare, basta andarsi a leggere i pezzi dell'estate scorsa. Sarà stato frutto della passione sportiva, che acceca anche i migliori, ma è un fatto. Mi si faceva una domanda sulle pressioni esercitate di recente sul Comune, ho ritenuto giusto ricordare che certe "pressioni" passano anche attraverso la stampa, perché è la verità.
L'opinione soggettiva riguarda la scelta di pubblicare alcune intercettazioni telefoniche, non certo di indagare e approfondire la vicenda Costruttori. Converrà che il tema è delicato e di attualità e la materia è ancora controversa (tra i giornalisti, tra i giuristi, tra i politici). Io penso semplicemente che rendere pubbliche a mezzo stampa alcune telefonate private fra persone che non debbono rispondere di reati penali (e nemmeno di responsabilità personali) sia una scelta discutibile. Non ho detto che viola la legge. Ho detto che la considero "indecente" in quanto rende pubbliche vicende private senza il consenso dei soggetti interessati. Preferisce un linguaggio meno formale? Avevo fatto un richiamo al Manzoni nella conferenza di fine anno, ma il consiglio di evitare il "codardo oltraggio" non è servito a molto. Questa è però solo la mia personale opinione. Non c'è bisogno che nessun organismo sindacale prenda posizione al riguardo: non la cambierò per questo. Chiedo solo il rispetto per l'opinione che si deve a un cittadino e a un lettore, niente altro.
Vede Direttore, io apprezzo molto quelli che cambiano parere e ancora di più quelli che lo fanno in pubblico, senza esserne obbligati, come ha fatto lei sulla Costruttori. Bisognerebbe però usare equilibrio e correttezza. Indicare tutti gli altri come complici dei propri fraintendimenti e dei propri errori (come nella sua risentita replica di sabato) significa cercare nuovi alibi. Io non critico quanti si accorsero tardi che la Costruttori stava per fallire. Ma non posso accettare l'idea che un giornalista esperto non abbia colto in tempo il legame stretto che teneva insieme le decisioni politiche e l'impresa. Peggio, di avere per anni giustificato quel legame in nome dello sviluppo, dell'occupazione e degli ideali cooperativi.
Su un punto però le do ragione: c'è una "vecchia ruggine" che, forse, influenza le mie opinioni. Non per il pregiudizio con cui la Nuova mi ha trattato fin dal 1999 (a partire dall'articolo in cui mi si rimproverava di non aver salutato col dovuto riguardo il presidente della Costruttori allo stadio, se lo ricorda?). Con quel pregiudizio ho imparato a convivere. La "ruggine" risale ad un suo pezzo del gennaio 2006. In quel fondo domenicale lei mi ha accusato di voler aprire uno scontro tra le Istituzioni cittadine per aver chiesto di fare piena luce sulla vicenda di Federico Aldrovandi a sostegno delle sacrosante rivendicazioni della famiglia. Allora, come è noto, non c'era nessun rinvio a giudizio, non c'era un processo alle viste, non c'era nulla. Anzi, le indagini sembravano ferme all'ipotesi che Federico fosse morto per un "malore" improvviso dovuto all'assunzione di droghe. In quel momento lei non ha esitato a schierare il suo giornale contro chi chiedeva, come poi fortunatamente accadde, che le indagini si riaprissero e venissero ascoltate nuove testimonianze. La mia opinione, sempre solo un'opinione, è che con quell'articolo lei non abbia fatto solo un torto al sindaco ma al suo giornale e ai suoi lettori.