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Prorogata fino al 22 maggio l'esposizione sugli ebrei ferraresi e le persecuzioni razziali

Le carte della memoria in mostra alla biblioteca Ariostea

31-03-2010 / Giorno per giorno

Il "viaggio attraverso i giacimenti culturali e librari della città" per ricostruire il lungo legame tra Ferrara e la sua comunità ebraica proseguirà fino al prossimo 22 maggio. Sarà infatti prolungata di alcune settimane l'apertura al pubblico dell'esposizione dal titolo "Le carte della memoria", allestita nella sala Ariosto della biblioteca Ariostea e promossa dal Museo del Risorgimento e della Resistenza, assieme alla stessa biblioteca Ariostea Fondi Rari e Manoscritti e all'Archivio Storico comunale.
La decisione intende soddisfare le richieste dei cittadini che ancora non sono riusciti ad ammirare i preziosi documenti esposti e consentirà di includere la mostra tra le iniziative della "Festa del libro ebraico in Italia" (17-21 aprile), alcune delle quali previste a Palazzo Paradiso.
L'esposizione, a cura di Delfina Tromboni, Mirna Bonazza e Giampiero Nasci con la collaborazione di Enrico Trevisani, resterà dunque aperta al pubblico fino al 22 maggio, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.
Per ulteriori informazioni: tel. 0532 418212 archibiblio@comune.fe.it

LA SCHEDA a cura degli organizzatori:
Le carte della memoria
Viaggio attraverso i giacimenti culturali e librari della città

Il 4 luglio 1938 la pubblicazione del Manifesto della razza segna ufficialmente l'inizio della campagna antisemita voluta dal fascismo, preludio ai provvedimenti che seguiranno nei mesi successivi, noti sotto il nome di "leggi razziali". In realtà la politica di emarginazione delle persone di religione e di origine ebraica dalla vita pubblica era iniziata da tempo, con l'allontanamento in sordina di quanti più ebrei si potesse dagli incarichi in precedenza loro assegnati dalle stesse autorità fasciste. Il caso di Renzo Ravenna, Podestà di Ferrara dal 1926, ufficialmente dimessosi per motivi di salute qualche mese prima, è, per Ferrara, illuminante.
I provvedimenti razziali colpiscono, nel Ferrarese, comunità pienamente inserite nella vita locale, con una storia antica, socialmente e culturalmente prestigiosa, capace di fronteggiare carsicamente, nel tempo, i rigurgiti di antisemitismo che hanno attraversato le diverse epoche storiche. Ufficialmente i primi tentativi di separazione, se non di vera e propria estirpazione, della comunità ebraica dalla vita cittadina datano dall'istituzione del Ghetto, nel XVII secolo. Da allora, fino alle leggi razziali, i provvedimenti dei governi che si susseguono alla guida della città tolgono e restituiscono prerogative e diritti, inducendo di volta in volta nuove diaspore e rinnovati ritorni, mentre la cultura locale, non meno del senso comune, ondeggia tra l'assunzione di stereotipi antisemiti e la consapevolezza dell'impossibilità di tagliare da sé "l'ebreo" che almeno dal XIII secolo è parte costitutiva dell'identità collettiva.
Il "viaggio attraverso i giacimenti culturali e librari della città" che questa mostra propone, è il frutto di alcuni dei mille possibili "carotaggi" nella documentazione ferrarese che testimonia il rapporto degli ebrei con Ferrara ed il suo territorio, nonché dei ferraresi con i loro concittadini ebrei. I giacimenti dissodati sono essenzialmente quelli, documentari, librari e fotografici, degli archivi del Museo del Risorgimento e della Resistenza, dei fondi manoscritti e rari della Biblioteca Ariostea e, infine, dell'Archivio storico comunale, con qualche incursione puramente esemplificativa in altri archivi privati e pubblici locali ed anche extra ferraresi.
Quattro le sezioni fondamentali:
1. Testimonianze del rapporto tra gli ebrei e la città dalle origini al XIX secolo
2. La difficile cittadinanza e l'idea di Patria dall'occupazione napoleonica alla Liberazione
3. Le leggi razziali. I censimenti nel comune di Ferrara
4. Le deportazioni
Molte storie, molte tranches de vie individuali e collettive, di persone, associazioni e istituzioni, non sono ovviamente rappresentate. Mille altre opzioni avrebbero potuto essere percorse. Il punto di vista che si è scelto è quello della storia e della storia della cultura. Per esemplificazioni naturalmente e sempre opinatamente selettive. Tra i tanti, resta per esempio da dissodare, per una futura occasione, il variegato campo delle testimonianze etnografiche, indagabili anche a partire dai preziosi fondi comunali di cui si espone in questa sede soltanto una piccola ma preziosa testimonianza.
L'intento della mostra è dunque offrire testimonianze della presenza culturale e sociale degli ebrei ferraresi attraverso i secoli, per restituire almeno in parte il senso di una secolare storia di felice e naturale convivenza, da una parte, e di infelice - fino a diventare innaturale e criminale con le leggi razziali e le deportazioni - discriminazione, dall'altra.
Il recupero alla fruizione pubblica delle carte comunali relative ai diversi censimenti degli ebrei a fini razziali - per la città di Ferrara testimoniati ben prima della promulgazione della legislazione antisemita - che qui si espongono per la prima volta estraendole da un corposo fondo non ancora riordinato, è uno dei risultati positivi che riteniamo di aver conseguito nel nostro percorso.
A puro titolo esemplificativo in mostra compaiono anche alcune testimonianze di deportazioni altre: quella politica indotta dall'antifascismo e quella militare. Appaiono, tra le carte di uno dei censimenti, anche i malati mentali, mentre sono evocate ma non documentate le deportazioni per appartenenza a culti diversi, ad altre minoranze (quale sarà stato, per esempio, il destino dei nomadi segnalati a Berra nei primi anni '40?) e per scelta sessuale. Possibili sentieri di ricerca per il futuro.