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Sabato 8 dicembre ricco programma di iniziative organizzate dai commercianti

Aria di festa in via Saraceno

06-12-2007 / Giorno per giorno

E' particolarmente festosa l'aria che si respira in via Saraceno in questo inizio di Avvento. Già perfettamente calata nell'atmosfera natalizia, la storica strada del centro cittadino si appresta ad accogliere le prossime festività regalando ai ferraresi, il prossimo sabato 8 dicembre, un intero pomeriggio di manifestazioni e iniziative. Nel Borgo dei Saraceni, che sarà allestito sul sagrato della chiesa di Sant'Antonio abate, i commercianti, gli artigiani e gli artisti della via proporranno, in collaborazione con l'assessorato comunale alle Attività economiche, un ricco programma di appuntamenti per intrattenere il pubblico e far conoscere le loro creazioni.
A partire dalle 15,30 sarà aperto il mercatino artigianale e il laboratorio di ceramica raku con gli artisti Sara Mantovani, Giuliana Zampini e Sima Shafti. Gli attori Bruna Bressan e Mattia Pastò proporranno invece uno spettacolo teatrale, mentre la musica sarà curata da Marco Scabbi e sarà presente anche un allestimento dello studio d'arte Melograno. Il tutto addolcito dall'immancabile ciambella, accompagnata dal vin brulè.

La scheda a cura di Francesco Scafuri del servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara
La via Saraceno tra storia e leggenda


Oltre l'incrocio con le vie Terranuova e delle Scienze, la via Mazzini prende il nome di Via Saraceno; queste ultime due strade, insieme all'attuale via Garibaldi, costituivano l'antica via dei Sabbioni, sviluppatasi in epoca medievale.
Secondo lo Scalabrini il nome della via in questione deriverebbe da un'insegna di bottega raffigurante un saraceno; il Melchiorri suppone, invece, che provenga dalle "corse del Saracino", durante le quali dei cavalieri, "correndo in giostra", colpivano con la lancia una statua in legno, che aveva le fattezze di un Saraceno; in effetti, anche se si nutrono dubbi su questa versione, si può dire che i tornei e gli esercizi cavallereschi in genere erano piuttosto frequenti nella nostra città, soprattutto al tempo degli Estensi.
Il Medri riporta anche un'altra opinione, secondo la quale la suggestiva denominazione sia legata alla nobile famiglia Saraceni "la cui casa maggiore era in questa via, in angolo con quella di Terranuova. La famiglia Saraceni, di potente casata feudale aretina, forzata a lasciare la Toscana si rifugiò a Ferrara sul declinare del Trecento, e presso gli Estensi salì ad alte cariche. Ebbe pure personaggi eminenti nelle lettere, ecclesiastici di larga dottrina, giuristi di fama e docenti universitari. Francesco Saraceni fu il fondatore dell'Accademia degl'Intrepidi, la più celebre delle tante sorte a Ferrara. Fu di questa famiglia il pittore Francesco, assai stimato al suo tempo (XIX secolo) e collaboratore del nostro notissimo scenografo e decoratore Migliari, col quale lavorò in Italia, all'estero e in patria ove di lui non poco rimane."
Ancora Medri ci ricorda che in via dei Sabbioni, forse proprio nel tratto che ora prende il nome di Saraceno, "ebbe il suo terrificante epilogo, il 23 di luglio del 1388, la fallita congiura ordita da Obizzo d'Este, ad istigazione dei Fiorentini, per togliere il potere al marchese Alberto, suo zio, signore di Ferrara. Questi fu inesorabile coi colpevoli; dopo aver fatto decapitare nottetempo il nipote Obizzo e sua madre Beatrice da Camino, fece trascinare al luogo del supplizio il di lui fratello, settantacinquenne, Giovanni Estense e un tal Giovanni da Brescia che vennero impiccati e bruciati assieme alle loro mogli; altri sventurati furono fatti morire; e ciò tra gli schiamazzi, i dileggi e gl' insulti della marmaglia accorsa a godere il feroce spettacolo e ad applaudire il sovrano e la sua giustizia."


Edifici ed elementi decorativi di pregio lungo la via

Via Saraceno, 7-9. Sul prospetto di questo edificio si nota un interessante busto raffigurante la Madonna col Bambino in terracotta, opera del XVI secolo.
Via Saraceno, 11. Si tratta di una casa che conserva nella facciata gran parte dell'armonia ed eleganza del periodo rinascimentale. Appare inalterata l'apertura delle finestre (abbellite da archivolti in cotto), oltre alla canna esterna del camino.
Via Saraceno, 13. Di questo edificio si possono ancora osservare le due finestre in alto con archivolti in cotto.
Via Saraceno, 16-24. Ampio complesso architettonico di antica origine, rimaneggiato verso la fine del XV secolo, come testimonia il cornicione rinascimentale.
Via Saraceno, 39-41. Antica abitazione caratterizzata da un cornicione a modiglioni, riccamente decorato.

Via Saraceno, 58. Chiesa di Sant'Antonio Abate.
La chiesa fu fondata nel XIV secolo dai frati dell'antica diocesi di Vienne (in Francia), i quali godevano di protezione e privilegi da parte degli Estensi. I religiosi l'ufficiarono poi con il titolo di priorato fino ai primi decenni del XVI secolo. Nel 1584 fu sottoposta ad opere di ammodernamento, mentre nel Seicento e fino al 1796 (anno di soppressione della chiesa) vi ebbe sede la Confraternita della B.V. di Loreto, cui successe nel 1817 quella di S. Nicola da Tolentino, che la fece restaurare dal 1864 al 1866. I lavori vennero affidati all'architetto Antonio Tosi Foschini, il quale progettò l'attuale facciata neogotica contraddistinta, tra l'altro, da un portale e due finestre ad arco acuto, rosone centrale, tre archetti di coronamento, due pilastri ai lati (ciascuno con pinnacolo terminale) e cornicione in cotto. Vennero affiancati al Tosi validi artisti, quali Giovanni Pividor, Francesco Saraceni e Luigi Bolognesi, i quali si occuparono in particolare del restauro e delle parti ornamentali degli interni della chiesa, che fu riaperta al culto con solenne cerimonia il 20 settembre 1866.
Cambiò quindi profondamente l'immagine della facciata, che in precedenza aveva perso gran parte dei caratteri gotici, nonchè l'aspetto del fianco su via Cavedone che assunse anch'esso l'odierna configurazione; solo il coro del XV secolo fu risparmiato dalle opere intraprese dal Tosi.
Nel 1983 l'intero prospetto principale con le pregevoli decorazioni in cotto fu interessato da un intervento conservativo, mentre nel 2001 fu restaurata a cura di Ferrariae Decus e della Fondazione Magnoni Trotti l'edicola posta all'angolo tra via Cavedone e via Saraceno, che contiene il Crocefisso dipinto da Francesco Robbio (1694), venerato nei secoli soprattutto in occasione di epidemie.
L'interno della chiesa è impreziosito sia dall'ardita struttura del bellissimo soffitto costituito da vele, costoloni e chiavi di volta, che dalle pregevoli opere d'arte dei secoli XVI-XIX.

Via Saraceno, 96. Il prospetto di questa casa è caratterizzato da un bel cornicione in cotto rinascimentale, dove spicca una fascia con eleganti testine di putti allineate.
Via Saraceno, 104-106. Le caratteristiche del fabbricato che fa angolo con via Carmelino, piuttosto alto e possente, fanno pensare ad una casa torre di antica origine. La facciata porta le vestigia di due grandi archi, probabile traccia di un portico ora murato. Le finestre del secondo piano, alquanto piccole, sono caratterizzate da archi a tutto sesto e bancali di marmo; l'edificio termina con un cornicione di epoca rinascimentale a mensole, mentre in basso si può notare un pilastro angolare con stemma scalpellato.
Via Saraceno, 95. Palazzo Obizzi. Si tratta di uno storico edificio di grandi dimensioni in quanto occupa una parte consistente dell'isolato; è uno degli esempi più interessanti di architettura ferrarese del Settecento. La facciata principale originariamente era su via della Paglia (n. 42); solo agli inizi del '900 l'ingresso principale divenne quello di via Saraceno. Secondo la tradizione, il palazzo appartenne alla nobile famiglia degli Obizzi: alcuni dei suoi membri furono molto vicini agli Estensi, che servirono come valenti guerrieri e abili diplomatici.
Via Saraceno, 101. Questa abitazione si trova in angolo con via Borgo di Sotto e risale al XV secolo, come testimoniano la colonna con capitello a pianterreno posta nello spigolo tra le due strade. Il prospetto è stato completamente modificato nel XVIII secolo secondo il gusto dell'epoca, come sembra ricordare l'anno (1746) indicato sopra l'elegante portale, uno dei più caratteristici di quel tempo, così come i balconcini con ringhiera in ferro battuto del secondo piano.
Via Saraceno, 105. Sulla facciata di questa casa risalta un balcone particolarmente interessante, che risulta sorretto da due mensole di marmo, scolpite a bassorilievo, di pregevole fattura per la raffinatezza del disegno e per la squisita esecuzione: nella mensola di destra vi è scolpita una cicogna che tiene un serpentello nel becco. Secondo Medri il balconcino venne eseguito per i Caprile, famiglia fiorente nel XVI secolo, nel cui stemma figura proprio una "cicogna stante, con un serpente serrato nel becco"; fra i membri della nobile casata, vengono ricordati dalle fonti vari personaggi impegnati nel campo della medicina, di cui furono studiosi ed emeriti insegnati presso l'Università.