Comune di Ferrara

giovedì, 25 aprile 2024.

Dove sei: Homepage > Lista notizie > Ritorna in cattedrale la statua della Madonna vittima dei bombardamenti

Concluso il recupero dell'area absidale, una lapide ricorda i caduti

Ritorna in cattedrale la statua della Madonna vittima dei bombardamenti

28-01-2008 / Giorno per giorno

Testimone e vittima, assieme a dodici ferraresi inermi, del bombardamento del 28 gennaio 1944, la "Madonna del Corridoio" è tornata oggi a occupare il proprio posto nella cattedrale di Ferrara. La ricollocazione della statua, a 64 anni esatti da quei tragici avvenimenti, ha sancito la conclusione dei lunghi lavori di ricostruzione della porzione del duomo colpita dalle bombe, con la realizzazione della nuova sagrestia e più recentemente la ridefinizione dell'area absidale e dell'accesso da piazza Trento Trieste. Proprio in quest'ultima zona, sulla parete esterna prospiciente il campanile, ha trovato spazio la statua in terracotta, copia della quattrocentesca opera di Antonio di Cristoforo andata in frantumi e ora ricomposta e conservata a palazzo Schifanoia. E accanto ad essa, a pochi passi dall'ingresso sud della cattedrale, una lapide ricorda i ferraresi "caduti inermi per violenza cieca nei mesi conclusivi della seconda guerra mondiale".
"Grazie a questo lodevole intervento di recupero - ha dichiarato il sindaco Sateriale nel corso della cerimonia di questo pomeriggio - Ferrara ha riacquistato un angolo di pregio del proprio centro storico, un luogo che spero possa divenire spazio di sosta e di incontri. Ancora una volta - ha proseguito il sindaco - la collaborazione tra le istituzioni cittadine e la curia arcivescovile ha permesso di raggiungere un risultato di grande valore per la città, come già avvenuto negli ultimi anni con la realizzazione del museo della cattedrale e il restauro di San Cristoforo, tutti gradini di un tracciato importante che mi auguro possa proseguire anche in futuro".
Alla cerimonia hanno partecipato il vescovo Paolo Rabitti, che ha dato la propria benedizione alla statua e alla lapide, i tecnici del Comune e i rappresentanti della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Ravenna che hanno preso parte alla realizzazione dell'intervento.



LA SCHEDA (scheda a cura dell'Unità Operativa Interventi Straordinari)
Negli anni conclusivi della seconda guerra mondiale Ferrara fu vittima di pesanti bombardamenti aerei, in particolare il 28 gennaio 1944 la città subì una delle incursioni aeree più disastrose, sia per il numero di vittime che per il patrimonio artistico ed architettonico che andò perduto.
Tra gli edifici danneggiati ci fu anche la Cattedrale, le bombe caddero nelle aree retrostanti l'abside distruggendo e danneggiando il fianco meridionale attorno al campanile e gli edifici che prospettavano su Via Canonica e Via degli Adelardi.


Il progetto conclusivo di restauro dell'area
Dopo il completamento delle opere che hanno portato alla costruzione della nuova sagrestia e alla ridefinizione del fronte su via degli Adelardi, mancava ancora un accordo sulla soluzione del vuoto tra l'abside, il campanile e le botteghe.
Alla fine del 2004, il Comune di Ferrara ha firmato un atto di partenariato con la Provincia e il Capitolo Cattedrale impegnandosi a realizzare un laboratorio per il restauro dell'area attorno all'abside della Cattedrale.



Il progetto conclusivo, che ha avuto il contributo dei tecnici del Comune di Ferrara e della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Ravenna, integrando quanto già redatto dell'arch. Bassi, esprime la volontà di dare forma all'accesso sud della Cattedrale mantenendo il più possibile visibile l'immagine dell'Abside, proponendo un intervento che dia notizia dei fatti accaduti, capace di consegnare alla memoria gli eventi che hanno provocato l'attuale connotazione dei luoghi lasciandone percepire la " ferita".

E' stato realizzato un percorso d'ingresso unico e privo di barriere architettoniche, un ampio piano inclinato capace di raccordare in un continuum spaziale le diverse quote esistenti. La scelta dei materiali ha voluto riproporre le suggestioni cromatiche dei paramenti murari della cattedrale e la tipologia delle preesistenze.
Di concerto con il Capitolo della Cattedrale si è scelto di lasciare l'intera area aperta al pubblico, senza evidenziarne i limiti di proprietà in modo da ottenere una sorta di percorso fluido che prosegue della piazza centrale fino all'area absidale.



La parete di fondo verso ovest è diventata nel progetto una sorta di "muro della memoria", una superficie trattata in modo plastico per raccontare e ricordare la storia del luogo, un segno che dia senso alla storia della città ferita. La realizzazione di quest'idea è stata possibile anche grazie al lavoro del Maestro Maurizio Bonora che, interpretando le intuizioni dei progettisti, ha dato forma artistica alla materia della parete.

Il progetto è stato finanziato con fondi dell'Unione Europea, all'interno di un Programma Interregionale per la valorizzazione dei siti Unesco, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Comune di Ferrara per un importo complessivo di 453.290 €.

Le ditte esecutrici dei lavori: EDIL AR.VA. di Ferrara, Pedretti Marmi di Ferrara, Ditta Maffei di Ariano Polesine per le opere in ferro.


La Madonna del Corridoio di Antonio Di Cristoforo
(da una nota critica di Pietro Di Natale)
L'opera, rinvenuta abbandonata in una cassa dei depositi del Museo di Schifanoia, in minuscoli frammenti che si seppe poi raccolti con certosina pazienza dalla pietà di Gualtiero Medri storico dell'arte insigne, e mescolata con materiale eterogeneo, è stata ricomposta prima da Anna Maria Visser poi da Ranieri Varese. Infine nel 1978 Andrea Fedeli ne ha ricavato un calco per la Cattedrale dì Ferrara. L'anno seguente (1979), Varese l'ha classificata con un riferimento all'ambito di Domenico di Paris e una datazione alla seconda metà del XV secolo, motivando il riferimento con un accostamento alla Madonna di San Luca e alla affinità tra il Bambino e i putti della Sala degli Stucchi, concludendo che "l'accentuata toscanità" della scultura "che non appare così spiccata nelle opere di Domenico di Paris induce a pensare a un maestro operoso nell'ambito del Paris piuttosto che a lui stesso".
Mentre Varese affermava di non avere rintracciato "alcuna indicazione circa la provenienza", Stemp (1992) e poi Scardino-Torresi (2006) — in due interventi indipendenti —, hanno proposto di identificarla con una statua raffigurante la Madonna col Bambino, originariamente posta in una nicchia di un corridoio della cattedrale ferrarese, per la quale è documentato un pagamento del 23 agosto 1451 allo scultore fiorentino Antonio di Cristoforo, documentato a Ferrara dal 1443 al 1459, autore della figura di Nicolò III nel monumento equestre in suo onore posto di fianco al Volto del Cavallo su una struttura che si ritiene essere un'opera prima di Leon Battista Alberti. Infatti, come riportato dal Medri (1958), questa Madonna in terracotta dipinta "che molti scrittori ferraresi assicurano di Antonio, compreso lo stesso Cittadella, venne travolta dalle macerie causate dal bombardamento del 28 gennaio 1944, e tra le molte distruzioni vi fu anche quella del coro d'inverno della cattedrale vicino al quale vi era la nicchia della Madonna. Raccolti pazientemente i molti pezzi in cui la statua fu ridotta, vennero depositati nel Museo Civico di Schifanoia in attesa di restauro che è possibile perché i pezzi ci sono tutti, tranne uno o due di secondaria importanza, come si è potuto accertare con un diligente controllo".
Seppure gli esiti di quest'affascinante indagine investigativa paiano incontrovertibili, e anche probabilmente corretti, vista la coincidenza tra le vicende della scultura andata distrutta e il ritrovamento dei frammenti a Schifanoia, non abbiamo, sul piano stilistico, alcun termine di confronto possibile con altre sculture realizzate da Antonio di Cristoforo. Questa dunque, sarebbe l'unica opera a lui attribuibile, che parrebbe configurarsi in ragione del motivo della melagrana, come una "sorta di omaggio-citazione" della Madonna Silvestri di Jacopo della Quercia del Museo della Cattedrale, come hanno notato Lucio Scardino e Antonio Torresi.

Questo il testo della lapide:
"In questo luogo della loro cattedrale squarciato dalle bombe il 28 gennaio 1944, i ferraresi vogliono ricordare tutti i loro figli caduti inermi per violenza cieca nei mesi conclusivi della seconda guerra mondiale.
Qui era l'immagine quattrocentesca venerata con il nome di 'Madonna del Corridoio' distrutta in quel giorno tragico e ricomposta dalla pietà degli uomini.
Sia la regina della pace - contro l'ignominia di tutte le guerre - a pacificare il mondo con abbraccio materno 'sotto un bianco cielo quieto'"