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RESIDENZA MUNICIPALE - Mostra fotografica nel Salone d'Onore fino all'11 maggio

Gli anni delle stragi: immagini per non dimenticare

30-04-2013 / Giorno per giorno

 

[Nelle foto alcuni momenti dell'inaugurazione della mostra fotografica "Bologna e gli anni delle stragi", avvenuta oggi, giovedì 2 maggio alle 17.30, nel Salone d'Onore del Palazzo Municipale. Tra le autorità civili presenti alla cerimonia: il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, il prefetto di Ferrara Provvidenza Raimondo, la presidente dell'associazione Parenti delle vittime della strage di Ustica Daria Bonfietti, l'assessore comunale Massimo Maisto, il presidente del Consiglio comunale di Ferrara Francesco Colaiacovo, la vice presidente del Consiglio comunale di Bologna Paola Francesca Scarano, il rettore dell'Università di Ferrara Pasquale Nappi, la direttrice dell'Istituto di Storia Contemporanea Anna Maria Quarzi e i rappresentanti dei comandi provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza]

 

La bomba sul treno Italicus del 1974, il disastro aereo di Ustica, l'attentato alla stazione di Bologna nel 1980, e infine l'esplosione sul Rapido 904 nel 1984. Quattro stragi che hanno segnato profondamente la storia recente del nostro Paese e che continuano a suscitare domande e riflessioni, anche grazie alla mostra fotografica promossa dalla Presidenza del Consiglio comunale di Bologna e approdata ora a Ferrara. L'esposizione, dal titolo "Bologna e gli anni delle stragi", sarà inaugurata giovedì 2 maggio alle 17.30, nel Salone d'Onore del Palazzo Municipale dove resterà allestita fino all'11 maggio prossimo, per iniziativa della Presidenza del Consiglio comunale di Ferrara e dell'Istituto di Storia contemporanea di Ferrara.
Curata dalle associazioni Ufo - Unione fotografi organizzati e FotoViva, la rassegna raccoglie una serie di drammatiche testimonianze fotografiche dedicate ai quattro episodi terroristici e alle loro vittime.
"In occasione del 9 maggio, giorno della memoria delle vittime del terrorismo - ha dichiarato il presidente del Consiglio comunale di Ferrara Francesco Colaiacovo - abbiamo voluto proporre ai cittadini ferraresi, e in particolare ai più giovani, un'occasione per riflettere sul periodo di grandi contrapposizioni ideologiche vissuto dall'Italia tra gli anni '70 e '80. Questa mostra vuole infatti essere un viatico per alimentare la riflessione e la discussione su valori come la verità e la giustizia di cui le istituzioni pubbliche si propongono come principali promotrici".
"Se questa iniziativa - ha confermato il vicepresidente del Consiglio comunale Giampaolo Zardi - riuscirà a dare anche solo un piccolo contributo a ridurre la scarsa conoscenza che i giovani di oggi hanno nei confronti di questi avvenimenti, allora avremmo ottenuto il risultato sperato".
"Abbiamo rivolto l'invito a visitare l'esposizione - ha precisato la direttrice dell'Istituto di Storia Contemporanea Anna Maria Quarzi - a tutti gli istituti superiori e le classi terze delle scuole medie inferiori, mettendo loro a disposizione alcuni docenti per percorsi guidati. Ci auguriamo siano in molti a cogliere questa occasione, poiché quelli esposti sono documenti iconografici di grandi rilievo, in grado di offrire un importante contributo alla diffusione della conoscenza".
"Quella che intendiamo offrire soprattutto agli studenti - ha concluso il presidente della Seconda commissione consiliare Daniele Civolani - è la possibilità di formarsi un'opinione su ciò che è accaduto. Il rischio che si riaccenda la violenza è infatti sempre dietro l'angolo e ricordare eventi come questi fornisce gli strumenti per richiamare a comportamenti non violenti".

L'esposizione rimarrà aperta dal 3 all'11 maggio dalle 8 alle 18,30 dal lunedì al venerdì (3-6-7-8-9-10 maggio), il sabato dalle 9 alle 13.


LA SCHEDA a cura della Presidenza del Consiglio Comunale di Ferrara
La Presidenza del Consiglio comunale di Ferrara, è impegnata con altri Comuni d'Italia in una rete istituzionale volta a promuovere valori quali verità e giustizia come beni comuni
Per alcuni decenni la storia d'Italia è stata segnata dal terrorismo e dallo stragismo, La strage dell'Italicus nel 1974, la bomba alla stazione del 2 agosto 1980, la «strage di Natale» del rapido 904 nel 1984, e ancora il 27 giugno 1980 la tragedia di Ustica.
Bologna, particolarmente ferita da atti d'inaudita violenza e crudeltà che hanno causato decine di morti e feriti, è stata sicuramente la città che ha pagato il tributo più alto agli anni della strategia della tensione,
a quella stagione violenta, di trame eversive e attentati alle istituzioni democratiche, che ha insanguinato il Paese e su cui ancora deve essere fatta piena luce.
Ora quella drammatica stagione, con il suo carico di dolore e di sgomento, ma anche con la capacità di ferma reazione civile e democratica che in quegli anni seppero dimostrare le Istituzioni e i cittadini bolognesi, viene raccontata nel volume di fotografie «Bologna e gli anni delle stragi» realizzato dall'Unione fotografi organizzati, cui è affiancata la mostra che sarà inaugurata giovedì 2 Maggio ore 17,30 presso il Salone d'Onore del Palazzo Municipale di Ferrara. L'esposizione rimarrà aperta dal 3 all'11 maggio nei seguenti orari: 8.00 / 18.30 dal lunedì al venerdì (3-6-7-8-9-10 Maggio), il sabato 9.00/13.00.
Sono foto scattate «sul campo», dagli stessi cronisti che in quegli anni lavoravano a Bologna: le crude foto delle vittime, quelle delle cerimonie funebri, le foto delle manifestazioni pubbliche. Ma anche, accanto a queste, le foto dell'»altra» Bologna, la Bologna che in quegli anni non rinunciava a vivere e a costruire il suo futuro.
La mostra può offrire un' importante opportunità, soprattutto per le giovani generazioni, di conoscenza di un periodo storico di grande trasformazione del nostro Paese, segnato da forti contrapposizioni ideologiche.
Considerato il valore storico, civile ed educativo della Mostra, per dare ampia diffusione dell'iniziativa è stata chiesta la collaborazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale, a cui è stato fornito anche il DVD "Percorso didattico" realizzato dall'Associazione familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna 2 agosto 1980, da consegnare alle scuole.
Per la visita alla mostra, le scolaresche possono avvalersi di una guida messa a disposizione gratuitamente dall'Istituto di Storia Contemporanea, prenotandola al numero 0532 207343.


La strage dell'Italicus fu un attentato terroristico compiuto nella notte del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
Una bomba ad alto potenziale esplose alle 1:23 nella vettura 5 dell'espresso Roma-Monaco di Baviera via Brennero. Nell'attentato morirono 12 persone e altre 48 rimasero ferite.
La strage avrebbe avuto conseguenze più gravi, si ipotizza anche nell'ordine di centinaia di morti, se l'ordigno fosse esploso all'interno della Grande Galleria dell'Appennino nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, come avvenuto dieci anni dopo nella Strage del Rapido 904.
Aldo Moro si sarebbe dovuto trovare a bordo del treno, quella sera, in quanto doveva raggiungere la famiglia a Bellamonte, ma lo perse poiché venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero e fatto scendere all'ultimo momento per firmare alcuni documenti.
L'attentato venne rivendicato dall'organizzazione Ordine Nero attraverso un volantino che dichiarava:
"Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti."
I colpevoli della strage non sono mai stati individuati, ma la Commissione Parlamentare sulla Loggia P2 ha dichiarato in merito:
«Tanto doverosamente premesso ed anticipando le conclusioni dell'analisi che ci si appresta a svolgere, si può affermare che gli accertamenti compiuti dai giudici bolognesi, così come sono stati base per una sentenza assolutoria per non sufficientemente provate responsabilità personali degli imputati, costituiscono altresì base quanto mai solida, quando vengano integrati con ulteriori elementi in possesso della Commissione, per affermare: che la strage dell'Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell'Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale. »

 

L'attentato al treno Rapido 904 venne compiuto domenica 23 dicembre 1984, nel fine settimana precedente le feste natalizie.
Il treno partì alle ore 12,55 dal binario 11 della Stazione di Napoli C.le, diretto a Milano,era stracolmo di gente che si spostava per le festività natalizie. Ognuno con la propria storia ,i propri pensieri,i propri sogni. Il treno non arrivò a destinazione. Fu fatto saltare in aria da una terrificante deflagrazione alle ore 19.08. Un carico di esplosivo del peso di 12/16 kg. composto da: pentrite, T4, nitroglicerina e tritolo, posto nella nona carrozza di II classe, fu fatta esplodere,con innesco radiocomandato, sotto la Grande Galleria appenninica tra le stazioni di Vernio e San Benedetto Val di Sambro.
L'attentato è avvenuto nei pressi del punto in cui poco più di dieci anni prima era avvenuta la strage dell'italicus; per le modalità organizzative ed esecutive, e per i personaggi coinvolti, è stato indicato dalla Commissione Stragi come l'inizio dell'epoca della guerra di mafia dei primi anni novanta.
Il treno intorno alle 19.08 fu colpito da un'esplosione violentissima mentre percorreva la direttissima in direzione nord, a circa 8 chilometri all'interno del tunnel della Grande Galleria dell'Appennino (18 km), in località Vernio, dove la ferrovia procede diritta e la velocità supera i 150 km/h. La detonazione fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata, posta su una griglia portabagagli del corridoio della 9ª carrozza di II classe, a centro convoglio: l'ordigno era stato collocato sul treno durante la sosta alla Stazione di Firenze Santa Maria Novella.
Al contrario del caso dell' Italicus, questa volta gli attentatori attesero che il veicolo penetrasse nel tunnel, per massimizzare l'effetto della detonazione: lo scoppio, avvenuto a quasi metà della galleria, provocò un violento spostamento d'aria che frantumò tutti i finestrini e le porte. L'esplosione causò 15 morti e 267 feriti. In seguito, i morti sarebbero saliti a 17 per le conseguenze dei traumi.
Venne attivato il freno di emergenza, e il treno si fermò a circa 8 chilometri dall'ingresso sud e 10 da quello nord. I passeggeri erano spaventati, e a questo si affiancava il freddo dell'inverno appenninico.
Il controllore Bianconcini, al suo ultimo viaggio in servizio, chiamò i soccorsi da un telefono di servizio presente in galleria e, sebbene ferito, sopravvisse all'esplosione.

 

Sabato 2 agosto 1980, stazione ferroviaria di Bologna. Alle 10:25, nella sala d'aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna, affollata di turisti, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. L'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d'altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala ovest, allo scopo di aumentarne l'effetto.
L'esplosione causò la morte di 85 persone ed il ferimento o la mutilazione di oltre 200. Il presidente del consiglio Francesco Cossiga due giorni più tardi parlerà di responsabilità fasciste.
La città reagì con orgoglio e prontezza: molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestarono i primi soccorsi alle vittime e contribuirono ad estrarre le persone sepolte dalle macerie e, immediatamente dopo l'esplosione, la corsia di destra dei viali di circonvallazione del centro storico di Bologna, su cui si trova la stazione, fu riservata alle ambulanze ed ai mezzi di soccorso.
Dato il grande numero di feriti, non essendo tali mezzi sufficienti al loro trasporto verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegarono anche autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi. Al fine di prestare le cure alle vittime dell'attentato, i medici ed il personale ospedaliero fecero ritorno dalle ferie, così come i reparti, chiusi per le festività estive, furono riaperti per consentire il ricovero di tutti i pazienti.
L'autobus 37 divenne, insieme all'orologio fermo alle 10:25, uno dei simboli della strage.
Nei giorni successivi la centrale Piazza Maggiore ospitò imponenti manifestazioni di sdegno e di protesta da parte della popolazione e non furono risparmiate accese critiche e proteste rivolte ai rappresentanti del Governo, intervenuti il giorno 6 ai funerali delle vittime celebrati nella Basilica di San Petronio. Gli unici applausi furono riservati al presidente Sandro Pertini, il quale il giorno della strage, in lacrime affermò di fronte ai giornalisti: «non ho parole, siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia».

 

Alle 20:08 del 27 giugno 1980 il volo IH870, decolla da Bologna diretto a Palermo, il volo si svolge regolarmente nei tempi e sulla rotta assegnata (lungo l'aerovia "Ambra 13") fino all'ultimo contatto radio, tra velivolo e controllore procedurale di Roma Controllo, che avviene alle 20:59.
Alle 21:04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, dove era previsto arrivasse alle 21:13, il volo IH870 non risponde. L'operatore di Roma reitera invano le chiamate; lo fa chiamare, sempre senza ottenere risposta, anche da due voli dell'Air Malta, KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758, oltre che dal radar militare di Marsala e dalla torre di controllo diPalermo. Passa senza notizie anche l'orario di arrivo a destinazione, previsto per le 21:13.
Alle 21:25 il Comando del soccorso aereo di Martina Franca assume la direzione delle operazioni di ricerca, allerta il 15º Stormo a Ciampino, sede degli elicotteri Sikorsky HH-3F del soccorso aereo.
Alle 21:55 decolla il primo HH-3F e inizia a perlustrare l'area presunta dell'eventuale incidente. L'aereo è ormai disperso.
Nella notte numerosi elicotteri, aerei e navi partecipano alle ricerche nella zona. Solo alle prime luci dell'alba viene individuata da un elicottero del soccorso aereo, alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa. Poco dopo raggiunge la zona un Breguet Atlantic dell'aeronautica e vengono avvistati i primi detriti ed i primi cadaveri. È la conferma che il velivolo è precipitato; in quella zona del mar Tirreno la profondità supera i tremila metri.
Molti aspetti di questo disastro, a partire dalle cause stesse, non sono ancora stati chiariti. Le tesi dibattute sulla strage di Ustica negli anni si sono suddivise principalmente fra l'ipotesi di un coinvolgimento internazionale (in particolare francese, libico e statunitense), di un cedimento strutturale o di un attentato terroristico (un ordigno esplosivo nella toilette del velivolo), supponendo l'esistenza di un collegamento con la strage di Bologna, avvenuta soltanto 35 giorni dopo, e dal cui aeroporto era decollato l'aereo dell'Itavia.
I procedimenti giudiziari per alto tradimento intentati contro alcuni vertici militari italiani che avrebbero ostacolato le indagini si sono conclusi con la completa assoluzione degli imputati, mentre un procedimento civile (confermato in Cassazione) presso il tribunale di Palermo ha visto la condanna dei ministeri dei Trasporti e della Difesa al pagamento di un risarcimento ai familiari delle vittime.

 

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