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La crisi, il debito e gli interessi sugli interessi

01-10-2013 / A parer mio

intervista a Giovanni Zibordi *

Intervista a Giovanni Zibordi (*) realizzata in occasione dell'iniziativa organizzata a Ferrara il 22 settembre dal Gruppo di Cittadini per l'Economia e dall'associazione Emmaus, con il patrocinio del Comune di Ferrara.

 

Quale 'fotografia' possiamo scattare oggi del paese Italia sulla base dei più recenti dati macro economici?

La produzione industriale rispetto a cinque anni fa si e ridotta del 28%, il PIL è calato quasi dell'8% al netto dell'inflazione, ma per dare un idea bisogna parlare in miliardi di euro perchè sui giornali si parla sempre di % e queste non danno il senso del dramma. Nel 2007 era quasi a 1600 miliardi e se la crescita fosse continuata al ritmo abituale di 2 o 3% di inflazione e 1-2% di crescita reale (totale quindi un 5% circa l'anno) ora sarebbe sui 1900 miliardi di euro. Invece dopo cinque anni dato che l'inflazione è salita circa di un 8-9% e il reddito reale è calato di un 7-8% il risultato è che il PIL nominale è di 1,550 miliardi. Non so se rendo l'idea, in euro, inclusa inflazione, sono venuti a mancare 300 miliardi circa rispetto al trend normale di crescita degli ultimi 20 anni.

Il Debito però ovviamente ha continuato a salire, era a 1.900 miliardi nel 2007 e oggi sta arrivando a 2.100, perchè sale ogni anno di un 3% visto che il deficit è il 3% circa.

Quindi da una situazione in cui il debito era 1.900 miliardi e il PIL quasi 1.600 miliardi siamo passati a debito a 2.100 e PIL a 1.550 miliardi, la differenza tra i due è aumentata di 250 miliardi e rotti. Se guardiamo questi numeri, che sono in euro e quindi includono l'inflazione, abbiamo una situazione totalmente diversa da quella di cui si parla sui media con le loro 'percentuali'.

 

Politici, amministratori pubblici, imprenditori, mezzi di informazione ogni giorno tentano di analizzare e raccontare la situazione economica che stiamo vivendo: nello scambio caotico di opinioni e analisi i cittadini fanno grande fatica a comprendere cosa sta effettivamente accadendo. Può chiarire, secondo il suo punto di vista di studioso e di operatore nel settore dell'economia, quali sono oggi le necessità prioritarie dell'Italia in un contesto di Unione Europea?

I nodi sono tre:

1) il debito pubblico che sta arrivando ora a 2.100 mld è dovuto interamente a interessi sugli interessi che a partire dagli anni '80 lo Stato ha accumulato. Il totale degli interessi pagati è intorno ai 3mila miliardi in euro di oggi. Lo stato italiano dal 1994 circa incassa sempre più di quello che spende ogni anno, quindi non è vero che il motivo della crescita del debito è che spende troppo o che c'è evasione... Il motivo per cui il nostro Stato va in deficit è solo il carico degli interessi che sono ora 84 miliardi l'anno. A metà anni '90 il carico di interessi sul debito pubblico era arrivato al 22% della spesa pubblica e all'11% del PIL, circa 150 miliardi in euro di oggi. Il debito pubblico è oggi più che mai solo un problema di interessi

2) Questa situazione non ha nessun senso logico. I tassi di interesse creano debito in eterno, dato che ogni 15 anni circa, ad un tasso medio diciamo del 5%, il debito raddoppia: dopo 60 anni un debito di 100 iniziale DIVENTA DI 500 solo per gli interessi. Per uno Stato pagare gli interessi sul deficit è assurdo. Per esempio le famiglie o le aziende si indebitano e non lo fanno in eterno, ma gli Stati invece devono avere deficit ogni anno per sostenere gli investimenti a favore della collettività, tutti gli stati del mondo fanno sempre dei deficit, dalla Svezia a Singapore. Per gli stati un deficit del 4% l'anno ad esempio è normale.

3) Quello che non è normale è che lo Stato si indebiti con dei privati pagando interessi quando è lui che può creare moneta ed evitare il cappio degli interessi. Il motivo di tutto questo disastro non è però una legge economica o di natura, è solo che tra il 1981 e il 1989 hanno cambiato le leggi che prima consentivano di finanziarsi con moneta della Banca d'Italia che 'non costa alcunché. I trattati europei hanno cancellato questa possibilità che invece nel resto del mondo tutti i governi hanno: Stati Uniti, Cina, Inghilterra, Svizzera.... Il risultato è che in dieci anni il debito pubblico è esploso in Italia, dal 60% del PIL a metà anni '80 è arrivato al 120% nel 1992 e da allora lo stato italiano fa finanziarie su finanziarie solo per tamponare l'emorragia creata dagli interessi.

Ci sono tanti altri problemi in Italia, ma quello del debito è semplice: è un problema di interessi su interessi che lo stato paga al mercato finanziario. Lo stato deve cambiare la legge e finanziarsi con Euro che costano lo 0% invece che con BTP che costano un 5%.

 

Anche sul fronte della cura alla situazione di crisi economica si incrocia una moltitudine di ipotesi, ricette e azioni difficili da 'misurare' in termini di effettiva realizzabilità ed efficacia: la sua posizione?

Avendo capito il discorso sul Debito Pubblico che è dovuto solo agli interessi bisogna accennare al secondo problema finanziario, che è simile e collegato al primo. Da quando negli anni '80, come ho già spiegato, si è tolta la possibilità allo stato di emettere un 3 o 4% di moneta l'anno. E' chiaro ed è ovvio però che qualcun altro poi ha dovuto creare moneta, senza la quale l'economia non gira. E chi è stato? Sono state le Banche, che da metà anni '90 hanno triplicato i loro bilanci, da 1.400 mld circa sono arrivati ora a 4.000 miliardi (sommando Intesa, Unicredit, Banco Popolare, ecc.) e il debito di famiglie, imprese e anche istituti finanziari è esploso, perchè dal 1994 al 2007 le banche hanno creato credito al ritmo medio dell'8% l'anno. Come risultato abbiamo in Italia un debito totale, pubblico e privato del 350% circa del PIL. Come se ne esce? Semplice: tornando al sistema che ha funzionato dal 1947 al 1981 circa e che tra parentesi utilizzano altri paesi: far creare moneta allo stato invece che alle banche. Come? Facendo finanziare dei deficit del 4-5% medio annuo alla Banca centrale, senza interessi. In questo modo crei deficit e non debito e la differenza è abissale. In questo modo hai la moneta sufficiente per ridurre le tasse, ridurre il debito e investire in infrastrutture. Bisogna capire che la moneta non è quantità di oggetti 'fissa' come Monti o Draghi ci fanno credere, ma una quantità 'elastica' e questa mentalità è stata creata essenzialmente dalle banche sotto forma di credito negli ultimi 20 anni. Per questo siamo nei guai...

 

Chi al momento ha titolarità, strumenti e capacità per affrontare i problemi economici, elaborare soluzioni e applicarle sul campo?

Ci sono diversi esperti indipendenti ed economisti "non ortodossi" in Italia che dicono queste cose e ci sono all'estero tanti esperti qualificati che le ripetono: fra questi Warren Mosler, che è stato a Ferrara lo scorso giugno, oppure Bernard Liater, ex funzionario alla Banca Centrale del Belgio. Per quanto mi riguarda, collaboro con diverse persone con esperienze in aziende e in Banca d'Italia. Con loro sto per pubblicare un libro (edito da Hoepli) in cui spieghiamo che si può ridurre le tasse da subito di 150 miliardi, un 9% circa del PIL senza uscire dall'euro e senza violare i trattati EU. Lo Stato deve emettere dei certificati fiscali che valgono in pratica come moneta, perchè possono essere utilizzati per pagare le tasse, I dettagli non sono complicati, ma in sostanza è un modo per lo Stato per creare moneta aggirando legalmente i divieti che sono stati messi nei trattati.

 

Scendiamo a livello locale, più vicino alla quotidianità dei cittadini: ci sono esempi di azioni che possono correggere gli effetti delle politiche economiche nazionali e sovranazionali? Sindaci e presidenti di Regione potrebbero pianificare interventi autonomi efficaci ai propri territori?

Un cosa che possono fare da subito è imitare il famoso sistema svizzero di moneta locale per imprese che esiste da 40 anni e che muove 2 miliardi di franchi l'anno che si chiama WIR, un sistema indipendente di valuta complementare in Svizzera, che serve le piccole e medie imprese. In pratica esiste solo come sistema contabile, è un software per creare una moneta parallela tra aziende, un circuito commerciale di credito reciproco tra imprese, sponsorizzato a livello istituzionale locale. C'è un intero movimento che lavora in Europa su queste cose, un punto di partenza a mio avviso sarebbe di invitare a Ferrara Bernard Liater, che è un personaggio di enorme competenza, uno degli architetti originari della struttura dell'Euro, un banchiere centrale e anche un ex-gestore di cambi che sa tutto sulla moneta e si dedica a tempo pieno su come aiutare le amministrazioni locali a implementare valute locali complementari.

 

Quali sono oggi gli ostacoli maggiori per elaborare e realizzare concretamente politiche economiche eque in favore della collettività, dei cittadini?

Sicuramente ha un ruolo limitante enorme la disinformazione che purtroppo è ancora prevalente sui temi economici, sia in termini di semplice ignoranza che di offuscamento, omissioni e distorsioni dei fatti, come quelli che ho citato ad esempio riguardo al deficit e agli interessi. Un discorso a parte sarebbe opportuno farlo sulla preparazione economica dei nostri governati: c'è tanto da fare dal punto di vista 'culturale' e io sono sto cercando di promuovere conoscenza grazie anche al lavori di gruppi di cittadini come quello di Ferrara che da un po' di tempo organizza incontri su questi temi.

 

* - Giovanni Zibordi si occupa di mercati finanziari e gestisce uno dei siti finanziari più noti in Italia [www.cobraf.com]. Laureato in economia a Modena, ha al suo attivo tre anni di dottorato in economia a Roma, un Mba a Ucla; ha lavorato come consulente manageriale e ha vissuto per motivi professionali a Los Angeles e New York per sette anni.

 

(A cura della Redazione)