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Testimonianze: i diritti di due popoli, una guerra infinita

24-07-2014 / A parer mio

di Redazione

Da alcuni giorni, troppi ormai, sono ripresi pesanti e drammatici combattimenti fra Israeliani e Palestinesi in particolare nella striscia di Gaza, al confine con Israele, e coinvolgono in particolare civili di Gaza City e Tel Aviv. Pubblichiamo le testimonianze di cittadini residenti in quei territori coinvolti in un conflitto che pare non avere mai fine, nonostante alcuni ripetuti tentativi di dialogo stimolati dalla comunità internazionale e da persone che in molte parti della terra sono scese in piazza per chiedere di porre fine a questa situazione insostenibile.

 

[PAGINA IN AGGIORNAMENTO - Siamo in attesa di altre testimonianze dai territori di Israele e Palestina e altri contributi]

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- Testimonianza di Tali Israeli, giovane traduttrice

Tel Aviv, 20 luglio 2014. 

Cosa sta accadendo a Tel Aviv e nelle zone di guerra
Accade che da due settimane Hamas lancia missili senza sosta in tutte le città israeliane.

Come state vivendo questi momenti, come si svolge la vita quotidiana?
Gli abitanti delle città vicino alla Striscia di Gaza devono essere costantemente vicini ai rifugi perchè hanno solo quindici secondi per mettersi al riparo. A Tel Aviv cerchiamo di continuare a vivere la nostra quotidianità per quanto sia possibile seguendo sempre le istruzioni della Protezione Civile. Non nascondo che la tensione e' tanta.

Cosa pensate di questo conflitto e delle sua basi storiche
Questo conflitto dimostra solo che Hamas ha continuato a rafforzarsi. Più di un anno fa c'è stata l'operazione Colonne di Nube Difensiva, anche lì era un continuo lancio di missili. E se questa volta questa organizzazione terroristica non verrà fermata, ci ritroveremo tra meno di un anno a essere di nuovo il loro bersaglio. Israele aveva autorizzato l'importazione di cemento a Gaza per la costruzione di case, scuole e ospedali, ma i terroristi di Hamas l'hanno usato per costruire i tunnel per fare attentati. Ai terroristi di Hamas non importa nulla della morte e della distruzione che hanno arrecato alla popolazione del posto. Noi non abbiamo cercato questa escalation. Hanno iniziato a lanciare razzi sulle nostre città a ritmo crescente. Il nostro Primo Ministro Benjamin Netaniahu ha invocato una de-escalation e l'hanno rifiutata. Abbiamo accettato una proposta di cessate il fuoco egiziana, sostenuta da Lega Araba e Onu, e l'hanno rifiutata. Abbiamo accettato una tregua umanitaria proposta dalle Nazioni Unite e l'hanno rifiutata. Lo scopo di questa operazione è quella di prevenire attacchi missilistici futuri... prevenire il prossimo rapimento e il prossimo attacco suicida e rimuovere la minaccia del terrorismo che tenta di colpire Israele.

Per il futuro cosa vi aspettate? Quali sono le vostre speranze?
Speriamo in una pace, ma con chi? Israele ha fatto scelte dolorosissime solo per sedersi al tavolo dei negoziati scarcerando terroristi. Penso che se i nostri interlocutori smettessero di acquistare armi e investissero invece nell'educazione dei propri figli, ai quali fin da piccoli viene insegnato il culto dell'odio, allora la convivenza diverrebbe realmente possibile e gli israeliani vogliono proprio questo.

Quali sentimenti prevalgono nel popolo: stanchezza, paura, disperazione, sicurezza, desiderio di dialogo, pace, convivenza fra i popoli di Israele e Palestina, odio, contrapposizione?
Mi trovo a rispondere a questa domanda in una serata tristissima per Israele: 13 soldati israeliani della Brigata Golani sono rimasti uccisi nei combattimenti con i terroristi di Hamas nella striscia di Gaza. Proviamo profondo dolore e le nostre condoglianze alle famiglie dei soldati caduti. Israele non ha scelto questa guerra, ci è stata imposta. Per noi non sono solo dei soldati, ma sono tutti i nostri figli, i nostri fratelli, i nostri mariti. Perchè siamo un popolo, un cuore. Sono tutti morti per proteggerci e per donarci quella Pace che tanto desideriamo.

 

- Testimonianza del presidente di Vento di Terra Ong Massimo Annibale Rossi (tratta dalla pagina ufficiale fb Vento di Terra ONG) - Distrutto il Centro per l'Infanzia "LA TERRA DEI BAMBINI"

Um al Nasser, Striscia di Gaza, 20 luglio 2014

La fanteria e i blindati israeliani hanno occupato il villaggio di Um Al Nasser nella notte del 17 luglio, obbligando l'intera comunità a lasciare le case. Una lunga fila di civili, in prevalenza a piedi, si è diretta sotto un intenso bombardamento verso il campo profughi di Jabalia. Sono ora ospitati principalmente nelle scuole dell'UNRWA: mancano medicinali, cibo, generi di prima necessità e acqua potabile. Questa mattina ci è stata confermata la notizia che l'esercito israeliano ha raso al suolo "La Terra dei Bambini", struttura finanziata dalla Cooperazione italiana e visitata lo scorso 16 gennaio dalla Presidente della Camera Laura Boldrini. Il centro per l'infanzia ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Oltre al Centro per l'infanzia, che rappresentava un modello di eccellenza in termini di architettura bio climatica e di metodologia educativa, è stata demolita la nuova mensa comunitaria, inaugurata solo due mesi fa, che forniva pasti ai bambini e alle famiglie povere del villaggio. Vento di Terra ONG gestisce il progetto dal suo avvio nel 2011, ed è testimone del fatto non sia mai stata utilizzata per scopi militari e non sia avvenuto alcun contatto tra lo staff e le milizie armate islamiste. La "Terra dei bambini" rappresentava un'oasi a difesa dei diritti dell'infanzia, che l'esercito israeliano, messo al corrente di tutte le fasi del progetto, ha deciso senza alcuna giustificazione di demolire. Un'esperienza unica, in un panorama caratterizzato da decenni di conflitto, occupazione e devastazione è stata messa cinicamente a tacere. Vento di Terra Ong richiede al Ministero degli Esteri Italiano e alla Unione Europea, alla Conferenza Episcopale Italiana, principali finanziatori del progetto, di realizzare gli opportuni passi verso il Governo Israeliano perché renda conto di un'azione gravissima che coinvolge, oltre la comunità locale, direttamente il Ministero stesso, l'Unione Europea e la Cooperazione Italiana, che il progetto hanno finanziato e sostenuto in questi anni. 

 

- da "REDATTORE SOCIALE"

Gaza, parla l'unica cooperante italiana rimasta: "Fermare tutto questo si può"
Meri Calvelli, dell'associazione Cooperazione e solidarietà di Padova, tiene un diario quotidiano di informazione e coordina gli aiuti. "Stiamo distribuendo materassi, cibo e farmaci agli sfollati, ma sotto le bombe è molto difficile. Massacro senza precedenti"

24 luglio 2014

"In questo momento i bombardamenti di terra, di mare, di cielo, sono molto forti, giorno e notte. Sono bombardamenti ininterrotti che stanno causando troppe vittime civili. Bisogna fermare tutto questo e si può fare solo se la comunità internazionale e gli Stati Uniti si decidono a farlo seriamente, dando uno stop duraturo a Israele". A raccontare quello che accade in queste ore a Gaza e Meri Calvelli, l'unica cooperante italiana rimasta nella Striscia. A Gaza Meri, cooperante di Acs (associazione Cooperazione e solidarietà di Padova) lavora da molti anni con ong che coprono i programmi di emergenza e sviluppo, finanziati sia dal ministero degli Esteri che dall'Unione europea, ma si è occupata anche di cooperazione decentrata, insieme a diverse associazioni. Aggiorna quotidianamente il suo diario da Gaza, offrendo una testimonianza diretta di quello che sta succedendo dopo l'inizio dell'operazione "Protective edge". Allo stesso tempo coordina insieme agli altri cooperanti che si trovano in West Bank gli aiuti, attività particolarmente difficile da portare avanti sotto i bombardamenti. Intanto nella striscia sale il bilancio delle vittime: 746 sono i morti (nell'80 per cento dei casi si tratta di civili) e oltre quattromila i feriti tra i palestinesi, 35 le vittime israeliane.

"Prima dell'inizio dei bombardamenti stavo lavorando a Gaza con il centro culturale - racconta Calvelli, coordinatrice del centro italiano di scambi culturali Vik - stavamo preparando uno scambio culturale con ragazzi da portare in Italia, nell'ambito di un progetto europeo di insegnamento di lingua italiana e araba con il Ciss. Erano lì a organizzare il viaggio verso Palermo di 15 i ragazzi. Poi è iniziata l'offensiva militare e ho deciso di rimanere. Come cooperanti italiani . abbiamo immediatamente lanciato una campagna di informazione sulla realtà di Gaza - aggiunge - per far capire che cosa stava succedendo, anche in base alle passate operazioni militari. Allo stesso tempo abbiamo concordato e iniziato una raccolta fondi , alla quale hanno risposto tanti in Italia, per acquistare medicine e presidi medici che sono state le prime richieste urgenti negli ospedali. I cooperanti rimasti in Cisgiordania, Gerusalemme e in zone limitrofe, stanno ancora comprando e raccogliendo i medicinali da portare dentro la Striscia attraverso il valico di Erez".

A Gaza oggi verranno distribuiti materassi per le famiglie sfollate, e negli ospedali arriveranno i primi farmaci comprati con la raccolta fondi promosso dalle ong italiane. "La cooperazione italiana da Gerusalemme, in diretta con le agenzie di aiuto umanitario ha mandato altrettanti medicinali e anche materiali di prima necessità per le persone che hanno perso casa - aggiunge -. Il Centro italiano di scambi culturali "Vik", insieme ai partner locali e ai giovani volontari, ha avviato la raccolta e la distribuzione di cibo, materassi e coperte, sin dai primi giorni delle operazioni militari.

La distribuzione degli aiuti è però a tutt'oggi molto difficile perché i bombardamenti sono continui anche nelle aree non soggette alle operazioni militari. Ormai le bombe vengono inviate senza sosta sulla popolazione civile, da cielo, da terra e da mare".

Nei suoi post Calvelli parla di un "massacro senza precedenti". "Si tratta ormai di bombardamenti ininterrotti - afferma - che devono finire perché stanno mettendo in ginocchio la popolazione e continuano a fare vittime. Fermare tutto questo si può. Ma la comunità internazionale e gli Stati Uniti devono decidersi a dare uno stop serio e duraturo a Israele -continua -. Ma purtroppo la sospensione dei diritti umani in questo paese è funzionale alle economie che ci guadagnano con la distruzione e la ricostruzione. Con la stessa logica che ha mosso gli Usa per i diritti dei civili in altri paesi, dove però hanno portato solo devastazione, oggi potrebbero fermare Israele, fermarlo nella sua colonizzazione e nel non rispetto dei diritti umani verso i palestinesi. Gaza vuole solo la fine dell'embargo e dello stadio di assedio". (ec)

 

from "The Lancet" - 23 luglio 2014 - "An open letter for the people in Gaza", Paola Manduca, Iain Chalmers, Derek Summerfield, Mads Gilbert, Swee Ang, on behalf of 24 signatories [Lettera aperta per la gente di Gaza - da "The Lancet", rivista scientifica di ambito medico pubblicata settimanalmente dal Lancet Publishing Group]

link http://www.thelancet.com/gaza-letter-2014 

 

- Traduzione in italiano lettera del chirurgo norvegese Mads Gilbert dallo Shifa hospital, Gaza (20lug2014).

Carissimi amici, la notte scorsa è stata estrema. L'"invasione di terra" di Gaza ha provocato decine e vagoni di mutilati, lacerati, insanguinati, tremanti, moribondi - tutti i tipi di palestinesi feriti, di tutte le età, tutti civili, tutti innocenti.

Gli eroi nelle ambulanze e in tutti gli ospedali di Gaza stanno lavorando in turni di 12-24 ore, grigi dalla fatica e dai disumani carichi di lavoro (senza paga tutti quelli dell'ospedale Shifa da 4 mesi), si prendono cura, fanno il triage delle emergenze, cercano di capire qualcosa nell'incomprensibile caos di corpi, organi , taglie, arti, esseri umani che camminano, che non camminano, che respirano, che non respirano, che sanguinano, che non sanguinano. Esseri umani!

Ora, ancora una volta trattati come animali dall'"esercito più morale del mondo" (sic!).
Il mio rispetto per i feriti è infinita, nella loro contenuta determinazione in preda a dolore, agonia e shock; la mia ammirazione per il personale e i volontari è infinita, la mia vicinanza al "sumud" [resilienza] palestinese mi dà forza, anche se a occhiate voglio solo urlare, tenere qualcuno stretto, piangere, sentire l'odore della pelle e dei capelli del bambino caldo, coperto di sangue, proteggerci in un abbraccio senza fine - ma non possiamo permettercelo, né possono loro.

Volti grigio cenere - Oh NO! non un altro carico ancora di decine di mutilati e insanguinati, abbiamo ancora laghi di sangue sul pavimento nell'Emergency Room, mucchi di bende insanguinate gocciolanti da spazzare via - oh - addetti alle pulizie, ovunque, in fretta spalano sangue e tessuti di scarto , capelli, vestiti, cannule - gli avanzi della morte - tutto portato via ... per essere pronti ancora una volta, per ripetere tutto da capo. Più di 100 casi arrivati allo Shifa Hospital nelle ultime 24 ore, gia' tanto per un grande ospedale ben attrezzato con tutto, ma qui - quasi nulla: elettricità, acqua, materiale monouso, medicine o tavoli, strumenti, monitor - tutto arrugginito e come se preso da musei di vecchi ospedali. Ma non si lamentano questi eroi. Vanno avanti cosi' come guerrieri, a testa bassa, immensamente resoluti.

E mentre vi scrivo queste parole, da solo, su un letto, le mie lacrime scorrono, lacrime calde ma inutili, di dolore e di pena, di rabbia e di paura. Questo non sta accadendo!

Ed ecco, proprio ora, l'orchestra della macchina da guerra israeliana inizia la sua macabra sinfonia di nuovo, proprio ora: salve di artiglieria dalle navi della marina appena giù sulla spiaggia, gli F16 che ruggiscono, i droni nauseanti (in arabo 'Zennanis', che mugolano), e gli Apache che creano scompiglio. Tutto fatto e pagato dagli Stati Uniti.

Obama - ce l'hai un cuore? Ti invito - passa una notte - solo una notte - con noi nello Shifa Hospital. Travestito da addetto alle pulizie, magari. Sono convinto al 100% che cambierebbe la storia. Nessuno con un cuore E potere potrebbe mai allontanarsi da una notte nello Shifa senza essere determinato a porre fine al massacro del popolo palestinese.

Ma i senza cuore e i senza pietà hanno fatto i loro calcoli e pianificato un altro assalto "dahyia" [la dottrina elaborata dal generale israeliano Gadi Eizenkot dell'infliggere la massima sofferenza alla popolazione civile come metodo di deterrenza] a Gaza. I fiumi di sangue potranno continuare a scorrere la notte a venire. Posso sentire che hanno sintonizzato i loro strumenti di morte.

Per favore. Fate quello che potete. Questo, questo non può continuare.

Gilbert Mads - da Gaza, Palestina Occupata

Mads Gilbert MD PhD - Professor and Clinical Head
Clinic of Emergency Medicine - University Hospital of North Norway - N-9038 Tromsø, Norway

 

- L'emergenza umanitaria a Gaza. Oxfam: "l'intera popolazione è praticamente senz'acqua" (31 luglio 2014)

  • giovedì 31 luglio 2014 L'emergenza umanitaria a Gaza. Oxfam: "l'intera popolazione è praticamente senz'acqua, 243 i bambini uccisi, 270 mila i minori vittime di trauma. 240 mila i civili scappati dalle circa 750 abitazioni distrutte". La testimonianza degli operatori di Oxfam scampati ai bombardamenti nella Striscia.

    La guerra nelle immagini da Gaza:
    Roma. Ventitreesimo giorno di bombardamenti su Gaza. Mentre continuano gli attacchi israeliani e il lancio di razzi da parte di Hamas (495 razzi intercettati dall'Iron Dome, e 96 quelli caduti in spazi aperti senza causare danni), l'emergenza umanitaria nella Striscia ha raggiunto proporzioni drammatiche. Secondo quanto riferito dai 34 operatori di Oxfam a lavoro a Gaza, l'intera popolazione, circa 1,8 milioni di persone, ha gravissime difficoltà di accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari, soprattutto a causa della quasi totale mancanza di elettricità per la popolazione. Cresce anche il numero degli sfollati: sono 240 mila le persone che nella Striscia hanno dovuto abbandonare le proprie case. Mentre quelle completamente distrutte o gravemente danneggiate adesso sono circa 750.

    Intanto i civili non hanno più da diverse settimane un posto sicuro dove rifugiarsi e l'atroce conteggio dei bambini rimasti uccisi è arrivato a 243, mentre sono ormai 270 mila quelli che avendo subito un grave trauma hanno bisogno di assistenza psicologica. Anche le scuole della Striscia non sono più in grado di garantire la sicurezza dei civili, sono 133 quelle distrutte o gravemente danneggiate, mentre diversi operatori di Oxfam, che stanno lavorando in circostanze incredibilmente difficili e pericolose per fornire acqua e cibo a migliaia di famiglie, sono stati costretti negli ultimi giorni ad abbandonare le proprie abitazioni assieme ai propri cari.

    Così Itaf, operatrice di Oxfam, descrive quei momenti: "Quando i bombardamenti si sono intensificati, sono stata costretta ad abbandonare la mia casa con mio marito e mio figlio di due anni. Centinaia di persone stavano correndo per la strada... Ci siamo trovati intrappolati tra due blindati che hanno cominciato a spararci contro. Mio fratello è rimasto ferito così siamo dovuti tornare indietro. Ho visto una scena che non scorderò mai... Una bambina sotto le macerie di casa propria, ancora viva, che chiamava i suoi genitori. Non ho potuto fermarmi per aiutarla; ho immaginato che mio figlio fosse al suo posto. Fortunatamente in seguito ho sentito che è stata salvata e ora si trova in ospedale".

    Intanto si fanno sempre più gravi anche le condizioni degli ospedali che stanno cercando di far fronte a continuo afflusso di feriti, oltre 7 mila ad oggi: 9 dei maggiori ospedali della Striscia sono rimasti colpiti dagli attacchi, mentre 3 di loro sono al momento chiusi e si contano 23 strutture sanitarie colpite. Sempre più drammatico poi il numero dei morti: dall'inizio del conflitto oltre 1.260 palestinesi hanno perso la vita, mentre fra gli israeliani si contano 56 vittime del conflitto, compresi 3 civili, e oltre 160 feriti.

    "Oxfam sta intervenendo in una situazione sempre più drammatica, in cui i bisogni dei civili crescono di ora in ora ed è davvero difficile far fronte a tutte le emergenze. - spiega il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone - Al momento stiamo soccorrendo in totale circa 80.000 persone: fornendo acqua potabile a più di 58.000 persone che hanno abbandonato le loro case e hanno trovato rifugio dalle bombe in scuole, ospedali e altri edifici; portando a circa 5.000 persone assistenza sanitaria di emergenza e distribuendo buoni d'acquisto a circa 16 mila persone, per aiutarli a comprare generi di prima necessità. Abbiamo anche fornito pacchi alimentari ad oltre 1000 persone, ma sono 200 mila quelle che al momento hanno bisogno di assistenza alimentare. Il cessate il fuoco deve essere raggiunto senza ulteriori rinvii". Fonte: Oxfam Italia

 

- Dal sito della Regione Autonoma della Sardegna - "Politica: Bombardamenti, ecco la mappa fino a dicembre - A Capo Frasca voleranno anche gli aerei dell'Iaf, l'aeronautica militare israeliana" articolo tratto dall'Unione Sarda del 23 luglio 2014

http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=259784&v=2&c=1489&t=1

 

 

- Articolo "Resistenze nascoste in Palestina" di Giulia Valentini - 28 luglio 2014 - dal sito www.comune-info.net

Anche se media e libri di storia fanno di tutto per negarlo e nasconderlo, quella in Palestina resta prima di tutto una straordinaria storia di resistenza pacifica. Dalle ribellioni contro le politiche coloniali britanniche degli anni '20, come il grande sciopero del 1936 durato sei mesi, fino alle forme attuali di resistenza quotidiana, in primis andare a scuola e non smettere di lavorare durante l'occupazione sempre più violenta. Uno dei passaggi di questa non-storia è la Giornata della Terra, quando il 30 marzo del 1976 migliaia di palestinesi cittadini d'Israele si riunirono per protestare contro la decisione del governo di espropriare 60.000 dunam (60 chilometri quadri) di terre palestinesi nella Galilea: naturalmente la polizia israeliana reagì con violenza, causando la morte di sei palestinesi e ferendone centinaia. Non si tratta di spiegare ai palestinesi come dovrebbero resistere di fronte a uno degli eserciti più potenti del mondo, ma di riconoscere nella ribellione quotidiana di migliaia di persone comuni storie di speranza e dignità. Del resto, cosa sono le proteste di ogni giorno, le dimostrazioni di massa, i rifiuti di pagare tasse, i boicottaggi economici, gli scioperi dei lavoratori, le aperture di scuole comunitarie illegali, le azioni di distruzione di documenti d'identità emessi dalle autorità israeliane, gli scioperi della fame nelle prigioni israeliane, le proteste contro il Muro? (continua - clicca su link per leggere tutto l'articolo)

link: http://comune-info.net/2014/07/resistenza-nonviolenta-palestina/

 

- Palestina & Israele - raccolta di saggi, documentazione, link a siti internet sulla tragica questione che coinvolge il popolo palestinese e israeliano - a cura del giornalista Paolo Barnard

http://www.paolobarnard.info/palestina.php

 

- "La guerra dei popoli testardi. Il conflitto israelo-palestinese visto da Idan" di Laura Capitanio - intervista pubblicata su www.occhiaperti.net il 6 agosto 2014

link: http://www.occhiaperti.net/314/la-guerra-dei-popoli-testardi

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[aggiornamento del 13 agosto 2014] IN MEMORIA DI SIMONE CAMILLI, GIORNALISTA E REPORTER ITALIANO, MORTO A GAZA IL 13 AGOSTO 2014 A SEGUITO DELL'ESPLOSIONE DI UNA GRANATA ISRAELIANA

VIDEO "About Gaza" del 2011 http://vimeo.com/26909387

 

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