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Un sostegno per le vittime di maltrattamenti

16-06-2015 / A parer mio

di Elena Buccoliero *

I bambini e la mamma, maltrattati per anni. Lo zio aveva rischiato la vita per aiutarli.

Le vittime ricevono un aiuto dalla Fondazione e.r. per le vittime dei reati

 

È stato deciso a fine aprile scorso dalla Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati un aiuto per S.N. e H.I., segnalati dal Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani. I ferraresi ricorderanno la loro storia, emersa dolorosamente e in parte quando Alì Nazakat, pachistano, armato di martello e coltello, tentò di uccidere il cognato H.I. vicino alla scuola frequentata dai bambini. È lui la vittima di questo gravissimo episodio, insieme alla cognata S.N. e ai bambini che, per anni, hanno sopportato ogni genere di violenza. Ricostruiamo brevemente la loro storia.

Alì Nazakat si sposa nel paese d'origine con la donna che la famiglia ha scelto per lui e alcuni anni dopo si fa raggiungere da lei e dai loro primi tre figli a Ferrara, dove lui già vive e lavora. Sono anni di violenze fisiche e sessuali, costrizioni, segregazioni. La signora Nazakat non può uscire di casa senza di lui, né imparare l'italiano. L'uomo le ha anche requisito i documenti. Le violenze proseguono durante la gravidanza del quarto bambino, concepito in Italia. Nel giugno 2013, picchiata per l'ennesima volta, temendo per la propria incolumità la donna si allontana da casa incinta del quarto figlio, mentre i tre fratelli rimangono provvisoriamente presso il padre. Chiede aiuto al Centro Donna Giustizia, sporge denuncia e viene ospitata dalla sorella, anch'essa residente a Ferrara insieme al marito, H.I., e ai loro bambini.

Con l'aiuto delle Forze dell'Ordine, S. cerca di ricontattare il coniuge per prendere con sé i bambini, ma inutilmente. Saprà poi che il padre li ha portati in Pakistan senza avvisarla e passerà quasi un anno prima che, sostenuta dal Centro Donna Giustizia e dal Servizio Sociale, lei riesca a recarsi nel paese d'origine per riavere i bambini con sé.

Prima di allora succede di peggio. Il 4.10.13 Alì Nazakat, che ha giurato vendetta alla sorella della moglie e ai suoi familiari colpevoli di averla accolta, si apposta vicino alla scuola dove il cognato, H.I., accompagna la figlia e lo colpisce prima con martellate al cranio, poi con coltellate all'addome. L'uomo sopravvive solo grazie all'immediatezza dei soccorsi.

Alì Nazakat viene arrestato sul fatto, processato per direttissima per tentato omicidio premeditato e condannato a 12 anni di reclusione con successiva espulsione. Prima ancora che il giudice civile determini il risarcimento è inoltre condannato, in sede penale, a versare una provvisionale che la vittima non vedrà mai.

È iniziato nell'aprile scorso il secondo processo a carico del signor Nazakat, quello per maltrattamenti in famiglia, lesioni gravi, violenza sessuale e sottrazione di minori dove le persone offese sono la signora Nazakat e i quattro bambini. E mentre la giustizia prosegue il suo corso le persone offese portano con sé i loro drammi, le ferite nel corpo e nella mente che influenzeranno per sempre la loro vita. Per questo la Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati, nata nell'ottobre 2004 proprio per dare soccorso alle vittime di gravi reati, ha ritenuto di accogliere la richiesta del Sindaco Tagliani e di mettere a disposizione una somma destinata a risarcire in parte il signor H.I. rispetto alle spese sanitarie e alla pausa forzata nel lavoro, e ad aiutare la signora Nazakat nel reperimento di un alloggio più idoneo per sé e per i bambini.

 

* direttrice Fondazione emiliano romagnola per le vitime dei reati

c/o Settore Politiche per la sicurezza e la polizia locale
Regione Emilia-Romagna