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In merito alla vertenza in atto nel Carcere di Ferrara

12-04-2016 / Punti di vista

di Marcello Marighelli *

Il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Ferrara esprime solidarietà alla Comandante della Polizia penitenziaria della Casa Circondariale, oggetto di giudizi espressi pubblicamente da esponenti delle organizzazioni sindacali Sappe e Osapp, con toni polemici e nella sostanza non condivisibili.
La situazione di non piena attuazione dell'Ordinamento Penitenziario e le condizioni di non rispetto della dignità dei detenuti nelle carceri italiane era stata denunciata dai più alti livelli istituzionali ancor prima della sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, conosciuta come sentenza Torreggiani, che aveva censurato il sistema penitenziario del nostro Paese per trattamento disumano e degradante.
Da quelle autorevoli denunce e dalle prescrizioni della Corte Europea l'Amministrazione penitenziaria ha sviluppato una azione molto significativa per la piena applicazione nelle carceri dell'ordinamento penitenziario, per ridurre l'affollamento e garantire ai detenuti il rispetto della loro dignità.
Certamente le soluzioni adottate non sono state sufficientemente sostenute da investimenti in personale, mezzi e formazione professionale, ma questo, se può motivare rivendicazioni sindacali tese ad ottenere più risorse, non può mettere in discussione la svolta della politica penitenziaria degli ultimi anni.
Nella vertenza ferrarese la richiesta di rimuovere una Comandante, da pochi mesi impegnata nel difficile compito di attuare i nuovi indirizzi di "umanizzazione della pena" in una realtà molto complessa, può apparire come la ricerca di un capro espiatorio e perciò preoccupa anche perché avviene in un contesto ove è comparsa una espressione come "pugno duro" .
Nella attuale situazione del carcere di Ferrara, caratterizzata da una popolazione detenuta diminuita nel numero, ma più problematica per gravità dei reati commessi, per condizione di emarginazione sociale e di salute fisica e psichica, se si vuole fare un passo oltre la polemica in atto si colga la verità di quanto affermato da un sindacalista della polizia penitenziaria che "il personale compie enormi sacrifici per effettuare al meglio il proprio lavoro", affinché lo Stato dia maggior riconoscimento all'impegno del Corpo di Polizia Penitenziaria, senza dimenticare il personale educativo, i medici e gli infermieri, gli insegnanti ed i volontari.
Spero che la situazione di tensione possa essere superata aprendo un confronto costruttivo che veda l'apporto di tutti coloro che lavorano perché il carcere diventi sempre più uno spazio di educazione alla legalità.

 

* Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Ferrara