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MOSTRA FOTOGRAFICA - Inaugurazione giovedì 30 giugno alle 18 a Palazzo Turchi di Bagno

"Sahrawi: La dignità di un popolo" raccontata con immagini e parole

21-06-2016 / Giorno per giorno

(Comunicato a cura degli organizzatori)

 

Il 30 giugno, alle 18, sarà inaugurata a Ferrara a Palazzo Turchi di Bagno, in corso Ercole I d'Este, 32 la mostra "Sahrawi. La dignità di un popolo".

Ospitata in un palazzo rinascimentale, sito di fronte al prestigioso Palazzo dei Diamanti, che dagli anni Sessanta è sede dell'Orto botanico dell'Università di Ferrara e da alcuni anni del Sistema Museale di Ateneo, è stata organizzata dal Centro per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale di Ateneo, dal Sistema Museale di Ateneo, dal Comune di Albinea (RE) e dall'Università degli Studi di Tifariti (R.A.S.D.) con il contributo della Regione Emilia Romagna e il patrocinio del Comune di Ferrara, che da anni lavorano insieme ad un progetto regionale di cooperazione internazionale a sostegno delle attività del laboratorio di produzione farmaci "M. Embarek Fakal-la", nei campi di rifugiati sahrawi in Algeria.

La mostra, che vuole raccontare la storia del popolo sahrawi e i risultati salienti del progetto, vede un'alternanza di testi e immagini. 

Le fotografie, scattate Stefano Montesi, fotoreporter professionista impegnato nel promuovere la conoscenza di culture diverse e popoli lontani, raccontano il popolo sahrawi e la sua dignità: da un lato il popolo, la sua lotta, la sua cultura e le sue tradizioni, dall'altra la difficile quotidianità dei campi di rifugiati sahrawi dei profughi e le inevitabili conseguenze della guerra.

La mostra è accompagnata da testi che sinteticamente vogliono mettere a disposizione dei visitatori alcune basiliari informazioni sul Sahara occidentale e sul popolo sahrawi e diffondere i risultati di un progetto di cooperazione decentrata che nel corso degli anni ha sviluppato le sue attività e ha coinvolto una sempre più ricca rete dei partner pubblici e privati.

Oltre al Comune di Albinea (RE) e al Centro per la Cooperazione allo Sviluppo dell'Ateneo ferrarese, rispettivamente proponente e co-proponente del progetto sono coinvolti l'Associazione Jaima Sahrawi, l'Ausl e l'Associazione Farmacisti Volontari di Reggio Emilia, Comunicare spa di Reggio Emilia, l'Associazione Informatici senza frontiere, la Parafarmacia S. Paolo di Parma, FNP-CISL e ISCOS Emilia Romagna. Hanno dato il loro concreto contributo al potenziamento del progetto le Farmacie comunali Riunite di Reggio Emilia; FNP/Cisl e ANTEAS, l'Associazione Oltre confine Onlus, il Centro Missionario Diocesano, le Farmacie Comunali di Ferrara, l'Associazione Italiana Celiaci dell'Emilia-Romagna. Indispensabile il sostegno al progetto dei partner locali a partire dal Ministero della Salute Pubblica della RASD per passare all'Università di Tifariti e alla Rappresentanza del Fronte Polisario in Italia.

 

Inaugurazione: Giovedì 30 giugno 2016 alle ore 18.00

La mostra resterà aperta gratuitamente al pubblico fino al 22 luglio 2016.

Orari di apertura: lunedì, giovedì, domenica ore 10.00 - 18.00; venerdì ore 9.00 - 17.00

 

LE SCHEDE:

I SAHRAWI E IL SAHARA OCCIDENTALE

Il Sahara occidentale, conosciuto come ex Sahara spagnolo, è l'ultima colonia africana. Si tratta di un territorio di circa 266.000 Kmq, che confina a nord con il Marocco, a sud con la Mauritania, a est con l'Algeria e a ovest con l'oceano Atlantico. E' il Congresso di Berlino che nel 1884 assegna la regione atlantica del Sahara alla Spagna, che poi diverrà la colonia del Sahara spagnolo.

Nel 1965 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite invita la Spagna a decolonizzare il Sahara e a "procedere all'organizzazione di un referendum, da realizzarsi sotto gli auspici delle Nazioni Unite, al fine di permettere alla popolazione autoctona del territorio di esercitare liberamente il suo diritto all'autodeterminazione".

Il 14 novembre 1975, la firma degli Accordi di Madrid tra i governi spagnolo, marocchino e mauritano, cambia il corso della storia del Sahara occidentale. In base agli accordi, la Spagna deve abbandonare il Sahara occidentale, che subito dopo è occupato militarmente da due dei Paesi confinanti: il Marocco da nord e la Mauritania da sud. Alla popolazione civile sahrawi, fatta oggetto di bombardamenti, anche con bombe al napalm e al fosforo, non rimane che fuggire verso la frontiera algerina, sotto la protezione del Fronte Polisario, che il 27 febbraio 1976, proclama la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD), membro dell'Unità africana e riconosciuta da più di ottanta Paesi nel mondo. Da quel momento la popolazione sahrawi vive divisa, in parte nei campi di rifugiati in Algeria e in parte nel Sahara occidentale occupato dal Marocco, dopo che la Mauritania nel 1979 si ritira dal conflitto.

Nel 1991, dopo quindici anni di guerriglia, Marocco e Fronte Polisario sottoscrivono, sotto l'egida delle Nazioni Unite, un accordo per lo svolgimento di un referendum di autodeterminazione, che lascia al popolo sahrawi la possibilità di scegliere tra indipendenza e annessione al Marocco. Nel mese di settembre dello stesso anno, dopo la proclamazione del cessate il fuoco, le Nazioni Unite inviano una missione, la MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum in Sahara Occidentale), con l'incarico di organizzare il referendum, previsto inizialmente nel mese di gennaio 1992. Dal 2001 le Nazioni Unite continuano ad avanzare nuove proposte, ma senza arrivare ad alcun risultato concreto.

Dal 1975, la popolazione sahrawi che vive nel Sahara occidentale occupato dal Marocco subisce una violenta repressione da parte dello Stato marocchino, che mantiene i Sahrawi sotto un'insopportabile pressione quotidiana con arresti, torture, processi farsa, sparizioni forzate, che fanno parte di una vera e propria strategia del terrore finalizzata a eliminare il sentimento nazionalista dal Sahara occidentale. Tutto ciò avviene nell'assoluto silenzio. Poche sono, infatti, ancora oggi le informazioni e le analisi indipendenti sulle condizioni e sui bisogni del popolo sahrawi che vive nei territori occupati, le poche disponibili sono diffuse attraverso reti clandestine, e oggi, grazie alle nuove tecnologie, attraverso i telefoni cellulari e la rete internet.

Dal 1991 il popolo sahrawi continua a combattere la propria lotta a livello diplomatico, in vista di un referendum che però non arriva per ragioni soprattutto economiche. L'occupazione illegale del Sahara occidentale, infatti, consente al Marocco di sfruttare illegalmente le risorse naturali del Sahara occidentale, principalmente fosfati e pesca.

 

PROGETTO FARMACIA

Il progetto farmacia, avviato nel 2002, grazie al finanziamento della Regione Emilia Romagna, ha garantito l'invio di materie prime per la produzione di farmaci essenziali utili a garantire una maggiore copertura del fabbisogno e il conseguente miglioramento dello stato di salute della popolazione rifugiata. I risultati ottenuti dal progetto sono fino ad oggi realmente soddisfacenti: la produzione di medicinali essenziali è aumentata notevolmente, sia a livello qualitativo che a livello quantitativo. Tra le diverse attività sostenute dal progetto, che vede protagonista l'Università degli Studi di Ferrara, quella di sviluppo della medicina tradizionale e di ricerca sulle piante medicinali e di interesse alimentare del Sahara occidentale, allo scopo di favorire l'accesso a nuove conoscenze e a nuovi trattamenti da produrre localmente.

 

 

 

Immagini scaricabili:

sahrawi.jpg