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CULTURA - Da venerdì 15 a domenica 17 marzo "Amore" di Pippo Delbono. Dal 12 al 14 aprile Neri Marcorè con "La Buona Novella"

“Assassinio nella cattedrale” conquista il Teatro comunale di Ferrara

09-03-2024 / Giorno per giorno

"Assassinio nella cattedraleè il titolo della rappresentazione con protagonisti Moni Ovadia e Marianella Bargilli in cartellone al Teatro Comunale di Ferrara (corso Martiri della libertà 5, Ferrara) venerdì 8 marzo 2024 (alle 15 per le scuole e alle 20:30 per tutti), sabato 9 marzo 2024 (ore 20:30) e domenica 10 marzo 2024 (ore 16). 

Sabato 9 marzo pomeriggio molto seguito anche l'incontro con la compagnia al Ridotto del Teatro, che si può rivedere anche sul canale del Teatro Comunale di Ferrara su YouTube al link www.youtube.com/watch?v=i4ZaIlOm9dg&t=99s.

LA SCHEDA - Il capolavoro di Thomas Stearns Eliot, "Assassinio nella cattedrale" (Murder in the Cathedral), rappresenta una testimonianza senza tempo sul rapporto fra opposti, nel cuore della civiltà occidentale: potere temporale e potere spirituale, ragione e fede, individuo e Stato. Libertà e costrizione. Lo spettacolo va in scena al Teatro Comunale di Ferrara da venerdì 8 a domenica 10 marzo (ore 20,30, domenica alle 16), con la regia di Guglielmo Ferro. Assieme ai protagonisti Moni Ovadia, direttore generale dell'Abbado, e Marianella Bargilli, sul palco ci saranno Agostino Zumbo e (in ordine di apparizione) Viola Lucio, Pietro Barbaro, Francesco M. Attardi, Daniele Gonciaruk, Plinio Milazzo, Mario Opinato, Emanuela Trovato. Le scene sono di Salvo Manciagli, le luci di Santi Rapisarda, le musiche di Massimiliano Pace, i costumi della Sartoria Pipi Palermo per una produzione Centro Teatrale Bresciano, Progetto Teatrando. 

LA STORIA - Cattedrale di Canterbury, 2 dicembre 1170. Sono gli ultimi giorni dell'Arcivescovo Thomas Becket, di ritorno dalla sua permanenza in Francia durata sette anni. La monarchia, sempre più potente e pericolosa, è divenuta una reale minaccia, tanto che Becket stesso esprime con rassegnazione, ai suoi sacerdoti, la consapevolezza di andare incontro al martirio. Alcuni giorni dopo, infatti, quattro cavalieri inviati da Edoardo II lo accuseranno di tradimento e porranno fine ai suoi giorni.

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Nella vicenda così complessa (e di difficilissima analisi storica) fra Edoardo II e colui che sarà - alla fine di un percorso politico e personale complicato e sofferto - Arcivescovo di Canterbury la rappresentazione allude al dramma e alle conseguenze rovinose delle scelte che oggi si compiono davanti ai nostri occhi.

Di più: la messa in scena vuole mettere in relazione lo iato fra la micro e la macro Storia; fra la grande vicenda dell'Umanità e la vicenda privata, piccola - a volte inutile, quasi sempre insignificante - di ciascuno.

Persino nella nebulosità dei sicari, materialmente difficili da ricondurre con certezza alla responsabilità di Edoardo quale mandante certo, viene rappresentanta l'ambiguità del Potere e del suo Sistema nel rapporto con gli individui: manipolatorio, ricattatorio, inafferrabile.

In questa ambiguità di fondo, sembrano rispecchiarsi tutte quelle precedenti e quelle a seguire: dalla "conferenza di Wansee" all'"Irangate". Una costante dell'infingimento, della manipolazione - appunto - del Sistema, che indirizza i destini di interi popoli senza apparentemente esercitare coercizione, ma, anzi, promuovendo libertà e democrazia.

Non a caso, rappresentato nel '35 proprio nei luoghi della vicenda reale, il dramma sembra raccontare più l'ascesa e il pericolo del nazismo, che le vicende dei Plantageneti. Oggi - spiegano le note della produzione - questo allestimento, questa versione del dramma, mira appunto a questa "trasversalità" storica; a questa "atemporalità", orientata a togliere la matrice specifica a questo conflitto, restituendola a una dimensione più generalmente estesa.

Una rotta precisa, un percorso fatto di convincimenti profondi. Una scelta confermata anche dalla presenza di un maestro del teatro civile quale è Moni Ovadia. Artista, attore, "cantore dell'impegno", che - anche - nella sua appartenenza alla cultura "yiddish", suggerisce una polifonia di linguaggi e istanze antropologiche, oltre che storiche, civili e sociali. 

"Assassinio nella Cattedrale" (Murder in the Cathedral) di Thomas Stearns Eliot
regia Guglielmo Ferro
con Moni Ovadia, Marianella Bargilli, Agostino Zumbo, Viola Lucio, Pietro Barbaro, Francesco M. Attardi, Daniele Gonciaruk, Plinio Milazzo, Mario Opinato, Emanuela Trovato
costumi Sartoria Pipi Palermo
scene Salvo Manciagli
luci Santi Rapisarda
musiche Massimiliano Pace
produzione Centro Teatrale Bresciano, Progetto Teatrando

PROSSIMI APPUNTAMENTI DI PROSA Venerdì 15, sabato 16 marzo alle 20,30 e domenica 17 marzo alle 16, Pippo Delbono e la sua compagnia portano in scena "Amore". Dal 12 al 14 aprile Neri Marcorè sarà all'Abbado con "La Buona Novella" di Fabrizio De André, drammaturgia e regia di Giorgio Gallione. 

BIGLIETTI Da 8 a 32 euro. La biglietteria in corso Martiri della Libertà 21 è aperta lunedì, martedì, mercoledì, venerdì e sabato (ore 10-13 e 16-19), giovedì mattina (ore 10-13) e domenica (ore 10-13 e 15-17), e nei giorni di programmazione fino all'inizio dello spettacolo.
Per informazioni e vendite: biglietteria@teatrocomunaleferrara.it, 0532.202675. Biglietti acquistabili sia sul sito del Teatro sia su Vivaticket.

Nelle foto - scaricabili in fondo alla pagina - due scene di "Assassionio nella cattedrale" con Moni Ovadia e di "Amore" con Pippo Delbono (foto Luigi Cerati)

Immagini scaricabili:

Una scena di "Assassinio nella Cattedrale" con Moni Ovadia andato in scena al Teatro comunale di Ferrara Composizione per "Assassinio nella Cattedrale" con Moni Ovadia e Antonella Bargigli Una scena di "Amore" con Pippo Delbono ©luigi cerati Una scena di "Amore" con Pippo Delbono ©luigi cerati