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Fellini 'visto' da Antonioni

02-11-2012 / A parer mio

di M.Cristina Nascosi Sandri

Diciannove anni fa, il 31 ottobre, moriva Federico Fellini, un altro dei grandi registi italiani - emiliano-romagnolo, per giunta - come il ‘nostro' Michelangelo Antonioni.
Giulietta Masina, sua compagna di una vita, sua musa, quella con cui aveva passato tutta la sua carriera, nel bene e nel male, l'indimenticabile Gelsomina, protagonista di uno dei suoi indiscussi capolavori, La strada, del 1954, lo seguì, pochi mesi dopo, nel marzo 1994.
Classe 1920, Fellini è stato notevole anche per i suoi scritti e per i suoi disegni - era spesso autore delle stories-board delle sue pellicole - ma il suo eclettismo si era espanso ben oltre, per non parlare della sua stupefacente e creativa visionarietà che lo spinse ad autodefinirsi, con assoluta onestà auto-ironica, un bugiardo con cognizione di causa.
Quindici anni fa Bologna gli dedicò un convegno pieno di eccellenti testimonianze, le più varie e le più ricche, poi pubblicate in un volume èdito dall'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
Da esso piace extrapolare alcune note da due fogli di appunti che Antonioni aveva steso su di lui, ritrovati, per caso, da Carlo di Carlo e consegnati poi a Tullio Kezich, amico, primo biografo della famiglia Fellini, grande critico cinematografico, che le volle proporre tra le ultime pagine pubblicate del testo.
" (... ) Di Federico si può dire quasi tutto, nel bene e nel male, dico quasi perché anche chi avanza riserve sul suo cinema non ne disconosce mai l'alto livello artistico: Considerato a ragione uno dei pochi grandi del cinema, non ho ancora capito se lui ritenga di meritare tanta stima, oppure sia assalito ogni tanto da dubbi, in altre parole se i suoi film lo convincano fino in fondo o anche lui nel suo intimo avanzi qualche riserva su di essi come capita a me con i miei. Probabilmente no, ma la questione non è così semplice. Charlie Chaplin, una volta, parlando con un amico si lasciò sfuggire una frase: " Speriamo che non mi scoprano" e, in effetti Chaplin, tanto esaltato per i suoi contenuti progressisti, non si è mai sognato, altra sua confessione, di porsi tali problematiche. Io credo che Federico sia cosciente del suo valore, anche s e essendo un autore che lavora molto spesso estemporaneamente, seguendo di momento in momento la sua stupefacente carica inventiva, il risultato deve procurargli non poche sorprese. (...) Sono sicuro che Federico guarda la copia campione dei suoi film in prima proiezione con occhio vergine e stupito. Non credo che sia sbagliato dire che questa è la sua forza".