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Gli studenti ricordano il 17 novembre

15-11-2012 / A parer mio

di Rete studenti europei

Siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Viviamo oggi in una profonda crisi sociale, cultural ed economica. La crisi finanziaria del 2008 e le sue conseguenze stanno portano alla luce le contraddizioni dell'attuale sistema economico basato su una logica sconsiderata che minaccia l'ambiente, che non è più sostenibile e che non può descrivere il nostro futuro. Viviamo in una condizione di crescita continua del tasso di disoccupazione, tagli agli investimenti e alle spese sociali, tagli alla scuola, all'università e al sistema di ricerca pubblici. 
Le politiche di austerity, portate avanti dai Governi Europei, non hanno combattuto la crisi. Stanno al contrario peggiorando la condizione economica e sociale di tutta l'Europa. Le cause della crisi non sono state affrontate. Il mondo finanziario, il modello di crescita economica e le crescenti ingiustizie non hanno subito cambiamenti. Il vincolo imposto alle spese pubbliche sta peggiorando la situazione dei quei settori che oggi hanno bisogno di maggiori investimenti: dal welfare alla scuola e al sistema universitario. Le persone con maggiori difficoltà economiche sono le più colpite.
I tagli ai finanziamenti della scuola e dell'università pubbliche rischiano di colpire i sistemi di istruzione in molti Paesi. La scuola e l'università sono viste unicamente come un costo che può essere tagliato o ridotto in modo consistente. Il mondo finanziario non ha pagato in alcun modo per la crisi del 2008 mentre grandi sacrifici sono stati imposti ai sistemi scolastici e di alta formazione. I Governi Europei sostengono che non ci siano soldi per le spese sociali, ma non è affatto vero. Il progetto Erasmus è un chiaro esempio di questa realtà. Da un lato il Fondo Sociale Europeo avrebbe bisogno di soli 90 milioni di euro per garantire la copertura totale delle borse di studio per il 2012. Dall'altro il cosiddetto Fondo Salva Stati, lo European Stability Mechanism Fund, avrà a disposizione centinaia di miliardi di euro.
Inoltre, nel 2008, quando le banche si sono trovate in grandi difficoltà, gli Stati non hanno esitato a dare miliardi di euro, senza chiedere alcun cambiamento nelle regole della finanza. Le conseguenze sono state tremende per i bilanci statali e hanno guidato ad un elevato incremento del debito pubblico (circa 20 punti percentuali in più rispetto al PIL). Il progetto Erasmus dovrebbe essere ampliato per dare un maggior numero di borse alle persone che hanno maggiori difficoltà economiche, ma invece rischiamo di assistere al fallimento del progetto stesso. Questa non è l'Europa che vogliamo. Vogliamo un reale cambiamento nelle politiche di investimento a livello Europeo, partendo dalla scuola, dall'università e dal welfare per costruire, tutti insieme, un futuro per tutti i popoli Europei e per offrire un reale modello alternativo di progresso.
Il ruolo della scuola è e deve essere visto come un punto centrale in questo momento storico. La scuola deve diventare il luogo di una reale crescita ed educazione, aperto a tutti. Per questo è importante investire nell'educazione, creando un sistema di diritto allo studio a livello nazionale ed Europeo, garantendo edifici scolastici sicuri, con riforme condivise sulla didattica, sull'innovazione dei programmi e sulle attrezzature delle nostre scuole.
Vogliamo una scuola che non sia sottomessa alle logiche delle aziende ma che possa far crescere dei veri cittadini, consapevoli e capaci di scegliere liberamente del proprio futuro, senza essere vincolati alla loro condizione economica o sociale. La scuola è il primo fondamentale elemento da cui ripartire per costruire una vera democrazie e ritornare ad investire nella Conoscenza.
Il diritto ad accedere ai più alti gradi dell'educazione è un fondamentale diritto umano su cui si deve basare un nuovo concetto di sviluppo. La possibilità di accedere all'università non dovrebbe essere basata sul reddito, ma dovrebbe garantire ad ogni studente di formarsi e dimostrare le proprie capacità a prescindere dalla condizione economica di provenienza. Il finanziamento del sistema universitario da parte dello Stato è fondamentale. L'università è un bene pubblico e come tale dovrebbe essere sostenuto e promosso dallo Stato. La continua crescita delle tasse universitarie e la volontà di imporre sistemi di indebitamento per gli studenti - i cosiddetti prestiti d'onore - per poter accedere all'università sono le politiche più sbagliate e ingiuste che si possano fare nell'attuale situazione. Gli Stati dovrebbero incoraggiare la crescita del numero degli studenti e offrire loro una prospettiva, non impedire l'ingresso o ipotecare il futuro con ulteriori debiti bancari.
Vogliamo un cambiamento reale nel finanziamento dell'educazione pubblica, che possa garantire a tutti i giovani l'accesso alla Conoscenza senza indebitare il futuro e senza essere costretti a pagare tasse universitarie esorbitanti.
Vogliamo un reale cambiamento, vogliamo un'Europa che guardi al future, che sia realmente democratic e con un sistema decisionale democratic, basato sulla società civile e non sul profitto. L'Europa non dovrebbe rinforzare l'iniquità con le misure di austerità, ma dovrebbe lavorare per un sistema finanziario giusto e comune, che può includere un comune sistema di tassazione, solidarietà negli investimenti ed Eurobonds condivisi da tutti gli Stati. L'Europa dovrebbe offrire una prospettiva alle giovani generazioni e aprire a un nuovo modello di società partendo dalla valorizzazione della conoscenza in tutti i suoi aspetti. Il guadagno dell'avere l'Europa non dovrebbe essere un beneficio di pochi ma dovrebbe essere indirizzato alla spesa pubblica e nel creare un piano di investimenti a lungo termine nel futuro di tutta l'Europa.
Vogliamo un reale cambiamento, vogliamo un'Europa che guardi al futuro, realmente democratica, capace di dare una prospettiva alle giovani generazioni e disegnare un nuovo modello di società che parta dalla Conoscenza e la valorizzi in tutti i suoi aspetti.
Come studenti siamo da sempre protagonisti dei grandi momenti di cambiamento. Nel 1939 una grande manifestazione studentesca a Praga venne repressa nel sangue dall'esercito nazista. Da allora il 17 novembre è stato segnato dalla mobilitazione degli studenti per il cambiamento. Nel 1973 la rivolta del Politecnico di Atene vide migliaia di studenti protestare per la democrazia contro il regime militare greco. Nel 1989 le proteste studentesche del 17 novembre nella Repubblica Ceca e nella Slovacchia diedero vita alle proteste da cui nacque la Rivoluzione di Velluto che portò alla caduta del regime comunista in quei Paesi.
Come studenti siamo da sempre protagonisti dei grandi momenti di cambiamento. Oggi vogliamo ancora una volta denunciare l'esigenza di un cambiamento radicale che è tanto maggiore quanto è profonda la crisi nella quale viviamo.
Per questo saremo di nuovo nelle strade il 17 novembre, ma saremo insieme ai sindacati europei il 14 novembre che è un appuntamento europeo per manifestare e mostrare che i popoli europei non vogliono pagare una crisi di cui non sono responsabili.
Saremo tutti insieme nelle manifestazioni per essere certi che quest'anno possa essere un passo nel cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
Per questo saremo in tutte le piazze europee e mondiali, perché come studenti abbiamo la responsabilità di essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, partendo dalle nostre scuole, dalle nostre università e da tutti i luoghi della Conoscenza.

Questo 17 novembre saremo in tutte le piazze Europee e mondiali per dimostrare
che siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo!

Unione degli Studenti Universitari, Rete degli Studenti Medi insieme alle organizzazioni studentesche europee

www.17novembre.it