Un piano di sviluppo per l'Europa
26-03-2013 / Punti di vista
di Rossella Zadro *
[Intervento dell'assessore comunale Rossella Zadro al convegno promosso dal Comitato Ferrara per la Federazione Europea dal titolo "Un piano di sviluppo per l'Europa" - martedì 26 marzo alle 16.30, nella sala Arengo della residenza municipale (piazza Municipio 2 - FE)]
L'incontro di oggi aprirà una serie di iniziative che il neo COMITATO FERRARA PER LA FEDERAZIONE EUROPEA intende portare avanti per confermare ancora una volta come Ferrara viva la sua forte impronta federalista europea ed esprima un ruolo attivo in questa sfida per il futuro.
Un Comitato per l'Europa nato sotto la spinta non solo di amministratori locali ma anche di cittadini, forze politiche, intellettuali, che credono in una federazione europea forte, politica, solidale.
Vogliamo un comitato che miri essenzialmente a promuovere iniziative per la fondazione di una vera "Europa Federata", oggi più che mai necessaria, mettendo insieme cittadini, rappresentanti delle forze politiche, della società civile e della realtà economica e culturale del territorio per stimolare ampia partecipazione sui temi di un'Europa così come ipotizzata da Altiero Spinelli.
Facciamo questo perché pensiamo che la comunicazione, informazione precisa e puntuale possono essere gli strumenti giusti ed efficaci per arrivare alle persone PER creare il consenso intorno allo stare in Europa. Dobbiamo tutti essere attivi per veicolare un'immagine coerente dell'Europa e delle opportunità di starci. Un largo movimento di opinione che faccia emergere con chiarezza lo stretto legame che esiste tra la realizzazione di una vera unione federale, il rilancio dello sviluppo, e la possibilità di recuperare il controllo democratico delle decisioni europee a livello sovranazionale.
L'Europa deve essere squadra, opportunità, sviluppo, norme più innovative. Per i paesi che ne hanno capito le regole in tempo è stata una grande opportunità (paesi del nord), noi facciamo fatica. Dobbiamo imparare a stare dentro ma anche a determinarne le scelte.
Crediamo che un futuro prospero per l'Italia possa realizzarsi solo all'interno della cornice europea e che ogni pulsione antieuropeista faccia male al paese e alle nostre stesse radici storiche, culturali e religiose. E la gente lo deve sapere.
Cionondimeno, non possiamo far finta di non accorgerci che l'Unione europea è ancora purtroppo percepita da larga parte degli italiani solo come una tecnocrazia inflessibile, che assume le vesti di un guardiano severo dei nostri conti pubblici e ci impone sacrifici.
Tale percezione non è del tutto priva di basi oggettive, poiché, almeno fino a pochi mesi fa, l'obiettivo di costruire un'Unione europea unita, solidale e democratica, capace di assicurare una crescita economica sostenuta, sostenibile e inclusiva, promuovere la competitività e potenziare l'occupazione, è stato posto in secondo piano rispetto a una logica monetarista, tesa esclusivamente a ripristinare la stabilità dei mercati finanziari sulla base di ricette di politica economica improntate al rigore e all'austerità di bilancio.
Di fronte a questa realtà, essere europeisti non significa, per noi, aderire acriticamente a tutti gli indirizzi che hanno sinora governato i processi decisionali dell'Unione.
Siamo convinti che nel corso della crisi economico-finanziaria siano emerse tutte le fragilità della costruzione europea:
a) sul piano politico, perché l'Unione ha reagito in ritardo e in modo ondivago al contagio che aveva colpito paesi come la Grecia, mostrandosi, agli occhi del mondo e dei mercati, come un insieme di Stati nazione privi di un vincolo solidaristico e di una solida architettura istituzionale e finanziaria;
b) sul piano economico, perché l'UE, nel tentativo di superare le turbolenze sui mercati e le tensioni sui debiti sovrani, ha imposto ai paesi membri più fragili, tra cui l'Italia, l'adozione di manovre di consolidamento dei conti pubblici drastiche e accelerate, che in prima battuta hanno inibito il potenziale di crescita del prodotto e amplificato tendenze recessive già in atto. Manovre che sono state invocate senza tenere adeguatamente conto del fatto, evidenziato da recenti e qualificati studi di politica economica, che soprattutto per le economie in recessione e che registrano, come l'Italia, elevati oneri sul debito pubblico, sono di gran lunga preferibili aggiustamenti dei conti morbidi e graduali, rispetto a risanamenti aggressivi concentrati nel breve periodo, poiché in questi casi la chiave del successo del risanamento è favorire la crescita del prodotto, che è il comune denominatore dei parametri di finanza pubblica.
All'avvio di una più intensa e comune disciplina di bilancio - deve corrispondere, simmetricamente, l'impegno di tutti gli Stati membri a proseguire sul sentiero dell'unificazione delle politiche e di una maggiore solidarietà.
Possiamo cedere ulteriori spazi di sovranità se non all'interno di un progetto politico complessivo e condiviso di superamento delle logiche intergovernative e di rilancio dell'Unione europea su basi federali, volto a conferire una piena legittimazione democratica alle sue Istituzioni e a dotarle di nuovi strumenti operativi per l'attuazione delle politiche di bilancio, monetarie, fiscali, per la condivisione dei rischi, per la difesa comune, la coesione sociale e la sostenibilità ambientale.
Occorre fin d'ora impostare le basi di un lavoro costituente della nuova Europa, che dovrà essere portato a compimento nella prossima legislatura, per far si che il nobile obiettivo dell'Unione di diventare un'economia intelligente, sostenibile e solidale, indicato nella Strategia Europa 2020, non rimanga scritto solo sulla carta.
Il prossimo Programma Quadro 2014 - 2020 definisce le linee da seguire ed i finanziamenti per lo sviluppo sostenibile. Dentro trovano casa:
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ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione
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migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione
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promuovere la competitività delle piccole medie imprese, il settore agricolo, l'acquacoltura
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sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2
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tutelare l'ambiente e l'uso efficiente delle risorse
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promuovere mobilità sostenibile e infrastrutture
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promuovere occupazione e la mobilità dei lavoratori
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promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà
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investire nelle competenze
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promuovere una PA efficiente
Questi dovrebbero essere i temi che ci accomunano, oltre ad una politica industriale che, ahimè a livello locale manca e che rischia di far precipitare il paese in un baratro.
* - assessore alle Relazioni internazionali del Comune di Ferrara, vice presidente Comitato Ferrara per la Federazione Europea