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Fondazione Ermitage Italia, alcune precisazioni

17-05-2013 / Punti di vista

di Tiziano Tagliani*

Ritengo che sulla questione della Fondazione Ermitage Italia siano opportune, e forse doverose, alcune precisazioni.
Il fatto che si sia costretti a constatare l'impossibilità di continuare a Ferrara l'attività della Fondazione è fonte di profondo rammarico, e infatti tanto il Comune quanto la Provincia sono impegnati nel tentativo - che ci auguriamo sia ormai prossimo ad una felice conclusione - di garantire la continuità delle attività della Fondazione presso un'altra sede, con la quale la nostra città manterrà rapporti intensi di collaborazione. Perché il rammarico? Perché il lavoro svolto dalla Fondazione Ermitage Italia ha sin'ora rappresentato un esempio di eccellenza di cosa possa intendersi per valorizzazione di patrimonio culturale che non appartiene ad un Museo, a una città o a un gruppo di qualificati appassionati d'arte, ma rappresenta piuttosto il fondamento su cui si basa la nozione più autentica del significato di cultura: patrimonio di tutti.
In questo senso, l'attività essenziale della Fondazione - cioè l'attività di ricerca - si è sin ora caratterizzata per due aspetti che - a mio parere - qualificano meglio di qualunque altra definizione la ricchezza, e vorrei dire la speranza, del nostro futuro: il livello assolutamente elevato della competenza e della autorevolezza scientifica, e contemporaneamente, il coinvolgimento continuo e programmatico di giovani studiosi provenienti da tanti Paesi diversi, accomunati dall'amore per l'arte.
Solo le straordinarie difficoltà della finanza pubblica e il venire meno di partnership significative, unite alla inderogabile necessità di destinare le residue fonti di finanziamento al recupero materiale del nostro patrimonio artistico danneggiato dal sisma, giustificano la dolorosa sospensione dell'attività di ricerca sui tesori del Museo di San Pietroburgo.
Vorrei però rivolgere un pensiero di gratitudine e di considerazione ad una persona che ho sino ad oggi considerato - e spero proprio di poter continuare a considerare - come una vera e propria ricchezza della nostra città. Questa persona è Francesca Cappelletti, che è stata recentemente oggetto - a mezzo stampa - di allusioni che ritengo quantomeno ingenerose e frettolose, dettate forse dalla incapacità di resistere alla tentazione di lanciare a qualunque costo una battuta corrosiva.
Francesca Cappelletti insegna Storia dell'Arte all'Università di Ferrara ed è la condirettrice scientifica di Hermitage Italia. E' grazie all'impegno di persone come lei - che uniscono in un raro connubio passione e autorevolezza scientifica - che è stato possibile realizzare, solo per citare un titolo, opere come "La pittura Italiana del Seicento all'Ermitage. Ricerche e Riflessioni", curato da Francesca insieme ad Irina Artemieva, che - a detta delle autorità in materia - costituisce una pietra miliare nell'ambito della valorizzazione di ciò che significa la cultura italiana rappresentata al Museo Ermitage.
Ma più ancora delle pubblicazioni, mi piace ricordare lo sguardo dei giovani borsisti che Francesca ha accompagnato in questi anni. Chi avesse trovato il tempo e la voglia di frequentare presso Palazzina Giglioli le presentazioni delle ricerche coordinate dalla professoressa Cappelletti, avrebbe letto negli occhi di quei ragazzi la soddisfazione, l'orgoglio, l'entusiasmo di chi ritiene - a giusta ragione - di aver contribuito a salvaguardare e valorizzare un pezzo importante del patrimonio culturale di tutti.
Grazie a loro, grazie a Francesca.

* Sindaco di Ferrara