Perché impegnarsi per la differenziazione dei rifiuti
13-08-2013 / Punti di vista
di Rossella Zadro*
Chiedo ospitalità per fornire approfondimenti relativi alla modifica dell'autorizzazione (AIA) del termovalorizzatore di Hera e alla sua relazione con la raccolta differenziata, le regole vigenti, le novità che potrebbero esserci dentro il Piano rifiuti regionale che dovrebbe essere in dirittura di arrivo.
Le norme di riferimento sono il codice dell'ambiente, la legge regionale n° 23 del 23.12.2011 che istituisce il bacino unico regionale, le direttive europee che definiscono le priorità sul recupero e smaltimento dei rifiuti.
La modifica di AIA:
1. riconferma come quantità massima da termo valorizzare: 130.000 tonnellate di rifiuti
2. modifica i limiti alle emissioni, fissati ora sui flussi di massa annuali (ovvero il totale delle emissioni) e non solo sulle concentrazioni medie annuali per singoli inquinanti e che, rispetto a quelli autorizzati nel 2008, sono stati drasticamente ridotti in percentuali che oscillano tra il 36% ed il 99%.
3. prevede una accurata selezione della quantità e qualità del materiale da smaltire, per non provocare sforamenti nei flussi di massa ed un altrettanto accurato monitoraggio delle emissioni, con prescrizioni severe.
4. riconosce la priorità di smaltimento ai rifiuti urbani della provincia, in seconda battuta, se il Piano regionale dei rifiuti lo prevedrà, a quelli regionali, ed infine, in via complementare e minoritaria potranno essere conferiti i rifiuti speciali non pericolosi, nel pieno e vincolante rispetto del principio di prossimità (è stato tolto il limite di 30.000 tonnellate di rifiuti speciali contemplato nell'AIA precedente).
Tanto per cominciare, questa nuova autorizzazione mette una pietra tombale sulle possibilità di ampliamento di rifiuti da termo valorizzare (ricordo il tentativo di HERA di arrivare a 142.000 tonnellate e quello più recente di termo valorizzare 50.000 tonnellate di biomassa). La quantità massima rimane ferma a 130.000, come da vecchia AIA. Ciò è sancito nella nuova autorizzazione e nell'accordo integrativo a quello già esistente.
I nuovi limiti sui flussi di massa potrebbero anche non consentire di arrivare a 130.000. Sappiamo che le variabili che ne determinano i valori sono la quantità, la qualità dei rifiuti, il potere calorifico. Tutti valori che, come prevedono le prescrizioni, dovranno essere costantemente monitorati. L'obiettivo è stato quello di non apportare peggioramento alla qualità dell'aria, anzi di intervenire con riduzioni di emissioni ed immissioni.
Nella Regione Emilia Romagna e quindi a Ferrara vige l'assimilazione dei rifiuti, ovvero, nella produzione dei circa 700 kg pro capite/anno sono inclusi i rifiuti che arrivano dalle case (rifiuti urbani) e quelli delle attività produttive, merceologicamente simili agli urbani (rifiuti assimilati). Questo sistema ha permesso in tutti questi anni di avere un buon governo, controllato, dei rifiuti prodotti, senza aggravio burocratico ed economico per le imprese. Dei 700 kg, 380 circa sono rifiuti urbani e i rimanenti 320 assimilati. Di questi 700 kg oltre il 53% (nel territorio comunale di Ferrara) è differenziato e recuperato presso i consorzi, non termo valorizzato.
Sembra che le nuove regole che probabilmente formeranno il Piano Rifiuti Regionale, prevedranno la ‘deassimilazione'. Ciò comporterà che improvvisamente i rifiuti che oggi sono chiamati assimilati e che rientrano nella quantità degli urbani, diventeranno rifiuti speciali e come tali lasciati al libero mercato, che premierà la competitività.
Cambia un nome, non il rifiuto, e cala la quantità da gestire in privativa (ovvero sotto la giurisdizione del Comune) di almeno un 30%. Sono rifiuti prodotti sul nostro territorio che devono trovare una forma di raccolta e smaltimento, sempre nell'ambito di un piano integrato di gestione. Altrimenti rischiamo il caos e il degrado, come in tante altre aree meno virtuose del Paese. Con l'aumento della raccolta differenziata e con la probabile de assimilazione, più si abbassa la quantità di rifiuto urbano indifferenziato, minore diventa anche il rifiuto speciale da termo valorizzare, perché l'autorizzazione prevede che il rifiuto speciale debba essere conferito in quantità minore rispetto all'urbano. Allontanandosi progressivamente, a decrescere, dalla soglia delle 130.000 tonnellate. E nutro qualche dubbio sulla possibilità che provengano rifiuti urbani da altri luoghi della Regione, se non eccezionalmente, visto che non esiste solo il termovalorizzatore di Ferrara, ma ben altri sei o sette.
Questo potrebbe essere un motivo sufficiente per impegnarsi sulla raccolta differenziata, che va fatta, e bene, non solo in funzione dell'autorizzazione del termovalorizzatore, ma perché il recupero del materiale è importante per la salvaguardia delle risorse primarie, perché in base alla quantità di raccolta differenziata i consorzi ci restituiscono denari da reinvestire in servizi ambientali (ricordo che nel 2012 il Conai ci ha riconosciuto circa 1.300.000 euro), perché dai materiali da recuperare possono nascere imprese, perché i comportamenti sono importanti per il futuro.
Gran parte dell'economia futura, della ricerca ed innovazione e della possibilità di nuovi posti di lavoro per i nostri figli e le imprese passano proprio di qua. Ed allora i nostri rifiuti devono rimanere sul territorio. Ed insieme a loro oltre al termovalorizzatore, (che non dimentichiamo produce energia altrimenti prodotta con fonti inquinanti almeno tanto quanto i rifiuti e più costose), anche altri sistemi per rilavorarli. Il futuro va verso il recupero dei materiali.
Approfitto qui anche per ringraziare la Direzione Generale dell'Assessorato all'Ambiente della Regione e l'Atersir che ci stanno sostenendo nell'ormai imminente possibilità per Ferrara, che possiede il know-how, di divenire un centro di riferimento importante per la rilavorazione dei rifiuti in plastica, grazie appunto a ricerca, innovazione e nuove imprese.
*Assessore all'Ambiente
Comune di Ferrara