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Visconti, Tomasi, Bassani e Fellini 50 anni dopo

28-10-2013 / A parer mio

di Maria Cristina Nascosi Sandri

Cinquantacinque anni fa, nel 1958, usciva postumo Il Gattopardo, opera scritta negli anni precedenti da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. 

Lui era scomparso, infatti, un anno prima, senza sapere di aver realizzato un lavoro a se stante, senza precedenti né conseguenti nella storia letteraria persino della Sicilia, tanto particolare, tanto isolana, legata al fato del suo essere solitaria e sensuale: amore e morte si intrecciano perfettamente anche nel capolavoro di Tomasi e fu per un fortunato caso - un caso divenuto destino - che Giorgio Bassani, lo disvelò al pubblico mentre era editor alla Feltrinelli e lo fece dare alle stampe.
Quel caso, forse, oltre al primo diniego di altre due importanti case editrici nazionali, nella figura di Elio Vittorini, un altro grande siciliano che non aveva voluto accettare la grandezza di un suo conterraneo, mettendolo subito in disparte, divenne, non per nulla, destino: molto probabilmente Giorgio Bassani, scrittore, certo, aduso al linguaggio letterario e critico, ben conosceva la doppia grafia del linguaggio cinematografico - quella che gli fece prendere le distanze da De Sica a causa della sceneggiatura non sua del "Giardino" - e la ‘riconobbe' subito nel libro di Tomasi.
Ed allora ecco, a soli 5 anni di distanza, nel 1963, un altro caso-destino: un altro grande intellettuale, il regista Luchino Visconti, ne trae un capolavoro che si può ‘vedere e leggere' così come si può ‘leggere e vedere' il libro da cui è tratto.
E 50 anni son passati da quel miracolo di trascrizione cinematografica puntuale e pulsante che in questi giorni torna nelle sale su tutto il territorio nazionale, grazie ad un accordo tra la Cineteca di Bologna e Circuito Cinema.
A circolare sarà l'edizione restaurata in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, restauro di cui la Cineteca Nazionale è partner insieme alla Film Foundation di Martin Scorsese, Cineteca di Bologna, Pathé, Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e Twentieth Century Fox. L'impegno della Cineteca Nazionale per il film, sul piano tecnico e su quello finanziario, è cominciato nel 1992, con il coinvolgimento di Peppino Rotunno alla supervisione, ed è proseguito fino alla copia attualmente distribuita.
La Cineteca Nazionale, inoltre, ha collaborato con materiali fotografici provenienti dal proprio archivio al documentario I due Gattopardi, realizzato da Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice (già autori del volume Operazione Gattopardo): una breve introduzione al film che tratteggia un essenziale ed utile confronto con il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e include alcune scene tagliate dallo stesso Visconti pochi mesi dopo la prima distribuzione.

Il costumista Piero Tosi, autore dei costumi de Il Gattopardo, tra poche settimane riceverà, dopo tanti anni, l'Oscar alla carriera.
E per dirla con Scorsese: "...In definitiva, Il Gattopardo è un grande inno sinfonico alla Sicilia, al suo popolo, ai suoi profumi e al suo paesaggio, alla sua bellezza e alla sua violenza. Il film di Visconti è una delle più grandi esperienze visive della storia del cinema".
Ma 50 son anche gli anni di "8 ½", un altro capolavoro della nostra cinematografia, opera visionaria, del subconscio più indagato e nella maniera più intelligente, secondo i critici più accreditati, di Federico Fellini, di cui a giorni cadrà il 20° anniversario dalla scomparsa.
Era stato ricoverato negli ultimi mesi prima di morire a Ferrara, all'ospedale per la riabilitazione San Giorgio, e pure in quei giorni non smise mai di scrivere poesie, appunti, di disegnare, di continuare a sognare per raccontare, ancora una volta, con le sue deliziose bugie, di un mondo meraviglioso che non fu mai, se non nel suo più che unico immaginario, così reale, per lui.
Per conoscere e ricordare un po' meglio un Fellini alle prime armi al Marc'Aurelio, ma già tanto grande nella sua ironica arguzia, vale la pena rivedere "Che strano chiamarsi Federico", il bel docu-fiction che Ettore Scola, suo allievo e sodale, gli ha dedicato quest'anno, presentandolo alla 70.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

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