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Sulla strada, contro la violenza. Storie di persone alla ricerca di un futuro

10-06-2019 / A parer mio

di Alessandro Zangara

Sulla strada, quasi all'ombra del Castello Estense e nell'immediata periferia, ogni sera ci sono decine di persone, in particolare giovani donne, ma anche uomini e transessuali, che mettono in vendita il proprio corpo. Sono in larga parte di origini africane, ma anche italiane, romene, albanesi. Lo fanno per necessità, perchè non hanno alternative in attesa dei documenti di soggiorno, perchè qualcuno sfruttando la loro situazione di bisogno, di estrema difficoltà economica e sociale, le ha introdotte nel "giro", prima prestando denaro per il viaggio, poi promettendo un contratto di lavoro, nel tentativo criminale di sfruttarle con il cappio del debito. Lo fanno perchè nel paese di provenienza ci sono situazioni di guerra, c'è povertà, mancano prospettive per il futuro. Partono in cerca di risorse economiche da inviare a casa, per consentire a genitori e fratelli di vivere, o meglio, sopravvivere .

Le storie di queste persone, forti e fragili, spavalde e spaventate allo stesso tempo, sono molto diverse: le situazioni che portano sulle spalle le donne che provengono dal sud del mondo descrivono viaggi drammatici fra minacce, ripetute violenze, privazione di diritti, dignità e speranze tradite. Poi ci sono storie di mamme dell'Est Europa che lasciano i figli ai nonni e arrivano in Italia con i documenti in regola per trovare impiego come badante, parrucchiera, estetista, ma dopo alcuni tentativi falliti, scelgono temporaneamente la "strada", in attesa di ricostruirsi una vita migliore.

Sulla strada queste donne e uomini incontrano altre persone, in particolare uomini italiani e non solo, che cercano di soddisfare bisogni sessuali e lo fanno pagando. Anche loro hanno storie più o meno particolari o ricorrenti: sono giovani e adulti con o senza famiglia, sono studenti, lavoratori e disoccupati.

Sulla strada, in un contesto sul filo dell'illegalità, "domanda e offerta" di prestazioni sessuali si incontrano in una sorta di disgustoso balletto ad alto rischio per tutti, dove l'assenza di tutele, regole e di rispetto lasciano ancora spazio alla violenza e al pericolo costante di incontrare individui che pretendono di "fare sesso senza protezione, ignorando possibili contagi a mogli o fidanzate", che hanno "atteggiamenti razzisti" e "alzano le mani".

E' sempre in agguato il rischio di "fidarsi di un viso pulito e sorridente" e poi accorgersi di essersi appartate con il 'mostro' di turno che sotto l'effetto di alcol o sostanze stupefacenti minaccia e picchia, oppure incappare nel delinquente seriale che dopo aver "consumato" la prestazione poi deruba tutto l'incasso puntando un coltello alla gola.

E sulla strada, da diversi anni, c'è anche un gruppo di operatrici professioniste che cercano in ogni modo e con ogni mezzo di tutelare la vita di chi sulla strada rischia di perderla. Nei giri notturni dell'unità di strada Luna Blu, che trova sede operativa al Centro Donna Giustizia e sostegno grazie a contributi istituzionali (Comune, Regione e Ausl) nell'ambito del progetto "Oltre la strada", le operatrici distribuiscono profilattici, generi di conforto e per l'igiene personale, ma in particolare dialogano, ascoltano le necessità e offrono consulenze legali e sanitarie a coloro che fanno della strada il proprio luogo di lavoro e sostentamento.

Sulla strade donne e uomini, che vendono il proprio corpo ad altri esseri umani come loro, cercano tranquillità e sicurezza, cercano rispetto e comprensione. Chiedono che la violenza psicologica e fisica messa in atto nei loro confronti da persone spregevoli e talvolta malate, venga combattuta con il sostegno e le azioni forti ed efficaci delle istituzioni, con tempestivi interventi e leggi aggiornate e adeguate, e di tutti coloro - cittadini e operatori sociali, sanitari e della sicurezza - che fanno parte di una società che cerca ancora e senza pudore di definirsi civile.

Sulla strada ci sono donne e uomini che lavorano per 'scelta o costrizione' e chiedono sicurezza, tranquillità, mentre dentro di loro cova pesante come un macigno il desiderio di un lavoro che possa restituire loro dignità.