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Lettere dalla Norvegia: io, Giulia, alla ricerca di una vita migliore. L'ho trovata (per ora!)

19-09-2021 / A parer mio

Trondheim, 16 settembre 2021 - Ben ritrovati. Ci eravamo lasciati più o meno due anni fa con una mia ‘lettera dalla Norvegia' nella quale raccontavo la mia esperienza da neo immigrata in questo remoto e ancora un po' sconosciuto paese.

Per chi non avesse letto la "puntata precedente" mi presento: sono Giulia Cellini, ferrarese, ho 29 anni e sono un'infermiera che a maggio 2019 ha deciso di trasferirsi nel grande nord (Europa) per lavorare. Non starò qua a elencare nuovamente le motivazioni che mi hanno portato fin qui: per chi si è lasciato sfuggire la prima parte c'è la possibilità di leggerla in coda alla pagina.

Oggi sono qui per raccontarvi e fare un po' il punto della situazione a distanza di oltre 24 mesi su come procede questa esperienza.

Mentre scrivo sono su un aereo partito dall'Italia nel viaggio di ritorno verso quella che ormai è casa mia, Trondheim in Norvegia, (foto 8) dopo una permanenza di 10 giorni nella casa ferrarese d'origine, dove ho avuto modo di stare con la mia famiglia e gli amici più stretti, godermi il caldo (e l'umidità della pianura padana) prima di affrontare il lungo e freddo inverno che mi aspetta.

Durante i miei rientri in Italia mi viene chiesto spesso se ho voglia di tornare in Norvegia e la mia risposta è sempre "si" con il sorriso in faccia. Come tutte le persone che decidono di trasferirsi all'estero, mi sono fatta una vita in Norvegia, i miei amici, il mio lavoro e la mia routine che anche dopo soli 10 giorni mi manca. Eh si, quella "noiosa" routine da cui sono scappata quando abitavo in Italia, ora é tanto ricercata quando ci sto alcuni periodi lontana. Mi sono chiesta tante volte "cosa è cambiato?", quando le motivazioni del "perché sono partita" sono cambiate e sono diventate le risposte al "perché vuoi rimanere?".

Negli ultimi tre mesi ho avuto modo di pensare, tanto. Dovete sapere che ho vissuto una sorta di vita da eremita, passando l'estate nel nord della Norvegia, oltre il circolo polare artico. Volevo affrontare un'esperienza lavorativa (sempre come infermiera) in un luogo così remoto, quindi da fine maggio a inizio settembre sono partita e ho guidato fino al Vesterålen (leggetelo Vesterolen).

(Vedi foto 1,2,3,4)

Tanto per farvi un esempio, l'ospedale più vicino era ad un'ora e mezza di distanza di macchina dal mio paese. Insomma, la gente attorno a me era poca e le attività extra-lavorative erano altrettanto carenti e solitarie, motivo per cui il tempo per pensare è stato tanto.
In uno dei miei tanti tour sulle montagne (principale attività del norvegese medio) mi sono quindi chiesta "cosa mi porta ad essere ancora qua?".

La risposta non é nel cibo! Non ci perderò neanche troppe righe a spiegare che il cibo norvegese non è minimamente paragonabile al nostro. Partiamo dalla colazione media: brødskiver (pane a fette) imburrato e decorato a seconda dei gusti con, uova, salmone, vari tipi di maionese condite nelle più svariate forme, (foto 7) marmellata, prosciutto, formaggio, sardine, sgombro al pomodoro, cetrioli e infinite altre varianti. Accompagnato da una tazzona di caffè americano, per i più golosi con l'aggiunta di panna.

Scordatevi quindi il classico pasta e cappuccio ; il gusto dolce va per la maggiore a pranzo, consideratelo più come un grosso spuntino che un pasto vero e proprio, dal momento che dovrete arrivare affamati per il middag, servito all'incirca alle 16/17 del pomeriggio. É il pasto principale della giornata in cui si consuma cibo caldo, carne o pesce, verdure bollite, e non devono mai mancare le patate lesse in una dieta norvegese. Il consumo di pane è riservato alla colazione e spuntino serale. Per la sera si ripete, in firma ridotta, quello che è il cibo mangiato a colazione. Giusto per non andare a letto appesantiti. Vi sembra noioso? Non ditelo a me! Ragion per cui non ci penso minimamente a cambiare la mia routine culinaria italiana che porto con orgoglio. La cucina norvegese si basa quindi su alimenti molto grassi, grosso consumo di latticini, pesci quali salmone e merluzzo vanno per la maggiore, patate, uova e avena. Non per niente il norvegese medio ha una stazza molto robusta. La legge del più forte ha fatto si che per combattere il freddo si dovesse essere dotati di un buon equipaggiamento strutturale e qui introduco il secondo punto: no, non rimango in Norvegia per il clima.

 

A differenza di chi decide di trasferirsi alle Canarie, motivo per cui può essere la scelta principale, le giornate norvegesi sono per lo più piovose, ovviamente il discorso cambia un po' da zona a zona ma tutto sommato se venite in vacanza qua, almeno una giornata di pioggia state sicuri che la trovate. Il cambiamento climatico si percepisce molto anche al nord, gli inverni sono diventati meno rigidi, ma pur sempre nevosi e d'estate di sfiorano anche i 30 gradi (a Trondheim), condizione purtroppo anomala a cui i norvegesi non sono per niente abituati.

  

(Foto 5-6) 
Un clima freddo e ostile per almeno 5 mesi all'anno, porta a chiudersi in casa a prendersi cura del proprio nido quasi fosse un figlio, avrete sentito nominare molte volte l'interior scandinavo, ebbene qua al nord si prendono cura della casa in maniera quasi morbosa, per ricreare un ambiente piacevole e rinnovarlo molto più frequentemente di quanto siamo abituati a fare. Ad ogni angolo ci sono negozi di arredamento e oggettistica per la casa con il cambio di suppellettili ad ogni stagione. Insomma, la casa deve essere il più accogliente possibile!
Sono talmente abituati a essere rinchiusi nelle loro quattro mura che quasi si dimenticano che fuori esistono anche altri esseri umani. La mia vuole essere una battuta! Però non aspettatevi che un norvegese venga ad attaccarvi bottone mentre siete sull'autobus o mentre vi state allenando in palestra. Il loro concetto di socialità é ben differente dal nostro.

I norvegesi sono riservati, gentili, tranquilli, un po' forse con la testa tra le nuvole persi nei loro problemi, pazienti, prendono la vita con filosofia ed estrema leggerezza, ma non superficialità. Una leggerezza dovuta alla mancanza di stress, al prendersi il tempo per fare le proprie cose con i propri tempi senza seguire delle scadenze (non parlo di ambienti lavorativi). Difficilmente, ritrovandovi con la macchina in panne ferma al semaforo, sentirete qualcuno suonarvi il clacson, si, lo so che state pensando alla scena del film di Checco Zalone, ma é proprio così! Chiamatela civiltà o pazienza o usate l'aggettivo che più vi aggrada, ma questo senso di tranquillità accompagna tutta la Norvegia.

A tutto ciò, da buona latina che sono, ci vedo il lato negativo della difficoltà di fare nuove amicizie. Rompere il ghiaccio é davvero molto difficile, non si tratta di essere stranieri o di non interagire per colpa della lingua (vi ricordo che la maggior parte della popolazione é praticamente bilingue con l'inglese), entrare nella loro cerchia è un'impresa che richiede il giusto tempo. Una volta poi entrati nella loro orbita vi terranno ben stretti, sono molto fedeli e buoni amici. Spesso è l'ambiente di lavoro quello che ti permette di creare legami, e, triste ma vero, tante persone fanno uso dei social network o applicazioni d'incontri per conoscersi.

Non pensate ora alla Norvegia come il luogo dove nessuno si incontra e parla, i luoghi di svago ci sono, ristoranti, pub, discoteche, le palestra sono sempre super affollate, il sabato sera la città si riempie di studenti che fanno festa. Credetemi se vi dico che per come siamo abituati noi, tutto questo non basta. La cultura dell'aperitivo (Amen!) qua non esiste, l'utilizzo della cena come momento conviviale é meno vissuta che in Italia, più composta e sterile. Le risate sono meno rumorose (a meno che non siano ubriachi), i discorsi meno concitati e passionali e il gesticolio delle mani inesistente. A questo punto vi starete davvero chiedendo cosa sto qui a fare se non mi fanno neanche uno Spritz decente!

Rimango un po' per tutti i motivi elencati sopra, perché la medaglia ha sempre due facce. Mi spiego meglio, ma prima di farlo ci tengo a precisare che queste sono esclusivamente le mie opinioni, condivisibili o meno, quindi per favore prendetele e rispettatele senza esprimere giudizi, dal momento che molto probabilmente una qualsiasi altra persona ha un vissuto diverso dal mio e di conseguenza potrebbe sviluppare opinioni differenti.

Per lo stesso motivo per cui il norvegese é riservato e un po' con la testa fra le nuvole, perso tra i suoi problemi, non fa per niente caso alle persone che ha davanti, a meno che non ci debba interagire. Che tu sia magra, grassa, alta, bassa, vestita estiva con meno 15 gradi, in un ristorante vestita da palestra ecc., non sentirai mai un'altra persona dietro alle spalle giudicarti. Non ti sentirai mai osservata, o giudicata per il semplice motivo che a nessuno interessa di te. Il parlare degli altri, denigrare il prossimo é visto in maniera molto negativa, in un gruppo rischi di essere anche ripreso. Andare dalla caposala per lamentarsi di un collega? Scordatevelo! Verrete ripresi in primis voi dalla caposala per aver parlato male. Questa è un difetto che io sento molto quando torno a casa, ma non esclusivamente nei miei confronti, questa tendenza a voler esprimere sempre la propria opinione (spesso denigratoria e non richiesta) nei confronti di qualcuno.
Dei norvegesi mi piace il non voler prevaricare sugli altri, non c'è un opinione giusta o sbagliata, ci sono opinioni diverse che uno può sposare o meno senza però dover sminuire il pensiero altrui. C'è il rispetto per l'altra persona e per lo Stato. Lo Stato dice, il norvegese esegue. La parola chiave è "rispetto".

Mi piace questo senso di libertà che la Norvegia da, mi piace il fatto del non dovermi preoccupare di come sono vestita o truccata, mi piace essere trattata alla pari in una relazione, che le persona non si soffermino ai particolari dell'aspetto fisico. Non nego che all'inizio non sia stato frustrante, mi capitava magari di uscire, vestirmi carina, avere dei bei capelli e poi nessuno faceva un complimento o un qualsiasi riferimento. Poi col tempo ci fai l'abitudine e si, capisci che magari tante cose che in Italia fai solo per l'apparire, per la paura del giudizio degli altri, qua magari le lasci un po' più andare.

Rimango perché quei massimo 30 gradi d'estate non sono poi così male, preferisco indossare una giacchetta in più piuttosto che ritrovarmi condizionatore dipendente, e così d'inverno, indossando la giusta biancheria termica il problema del freddo è risolto, non per niente esiste il detto norvegese "non esiste cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti". Non credo neanche che mi stancherò mai di vedere l'aurora boreale: immaginatevi questi raggi verdi che pian piano scendono dal cielo fino a creare una tenda che sembra mossa dal vento, si crea una danza di diverse sfumature di verde, fino ad arrivare a quella più chiara, quasi bianca. Wow ragazzi! Ho i brividi mentre sto scrivendo!

(Foto 13-14)

[Ph. Øyvind Blomstereng]

Non credo neanche mi stancherò mai di avventurarmi sulle montagne e scoprire dei paesaggi, che neanche le foto rendono, dietro le cime. Vi consiglio altamente di andare a visitare le isole Lofoten e, se siete un po' allenati, darvi al trekking. I paesaggi che avrete occasione di vedere sono unici al mondo!

Qui ho la possibilità di affiancare lavoro a vere e proprie vacanze, come ho fatto quest'estate appunto, metà giornata la passavo in turno in casa di riposo e l'altra mezza, tempo permettendo, andavo a visitare posti.

(Foto 9-10-11-12)

E infine, vi lancio una provocazione: immaginate un mondo dove c'è disponibilità lavorativa, dove se ti stanchi del tuo posto di lavoro puoi sentirti libero di cercarne un altro, tanto sai che troverai. Un posto dove non hai paura di aprire un mutuo per comprarti la casa o la macchina, perché il posto fisso (magari anche pubblico) è facile da trovare e garantito. Un paese dove già a 25 anni puoi pensare di mettere su famiglia, perché non hai paura del futuro e sai che le agevolazioni dallo stato, qualora nascano dei figli, ci sono sia dal punto di vista economico che di permessi ai genitori. Un paese che tutela la salute mentale dei cittadini, che promuove le attività extra lavorative per prevenire ed evitare lo stress e che ti permette di prendere giorni di malattia senza che tu ti debba sentire in colpa. Un paese dove lo Stato rispetta i lavoratori e i loro diritti.
Lascio tirare le conclusioni a voi, io le mie le ho già valutate e l'essere ancora qua lo dimostra.
Voglio vivere in Norvegia tutta la vita? Non lo so!

Forse una mattina mi sveglierò e deciderò che ne avrò abbastanza di gironzolare per le montagne e non uscire per aperitivo una volta a settimana. Non escludo mai niente dalla vita, una vita che ha imparato a sorprendermi e a regalarmi forti emozioni che in gran parte devo a questo paese.

P.S.: Non mi sono dimenticata della "cultura culinaria norvegese": ci fosse solo per quella, sarei già scappata da un pezzo! Ma qui c'è ben altro...

GIULIA CELLINI

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Cronacacomune del 26 agosto 2019 - La testimonianza di Giulia Cellini, ventiseienne ferrarese, laureata in scienze infermieristiche, uno dei tanti giovani che hanno deciso di prendere il treno, l'aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto per cercare di costruirsi una vita migliore in un altro paese.

Le "vere" ragioni che mi hanno portato fin qui, a Trondheim in Norvegia? Le delusioni, il lavoro, la serenità, lo stile di vita. Scrivo in totale tranquillità, senza nessun tipo di distrazione cosicchè questo momento mi possa essere anche utile per riordinare i pensieri.
All'origine di tutto c'è una delusione d'amore e del mio vivere nella ‘routine' della mia città, nei miei luoghi dove sono cresciuta e vissuta con la mia famiglia, le amicizie. Il 'cuore spezzato' ha dato l'avvio che ha innescato in me molti ragionamenti e il desiderio di mettermi in gioco, mettermi alla prova e vedere se fossi riuscita a fare qualcosa di grande. Lo dovevo a me stessa! Ragion per cui non ho detto niente a nessuno se non a giochi già conclusi, ovvero un mese prima di partire. Ho voluto mantenere il silenzio per il semplice motivo che alla fine avrei potuto dire di aver fatto tutto con le mie forze: ricerca di lavoro dall'Italia, corso di lingua, organizzazione del viaggio e di tutto il resto.

Il mio percorso (la ricerca del lavoro) è iniziato a novembre 2018, sono partita a maggio 2019 e ho iniziato a lavorare a fine giugno, le cose si sono evolute molto in fretta, non avrei mai pensato che sarebbe successo così velocemente! Qui in Norvegia hanno molto bisogno di personale sanitario, soprattutto nelle case famiglia, quindi mi sono ritrovata ad essere "super richiesta"; tant'è che qualsiasi agenzia per cui decida di lavorare mi paga alloggio e voli da e per l'Italia qualora io decida di tornare o la mia famiglia voglia venirmi a fare visita. Il tutto purchè gli infermieri si mettano a loro disposizione. Ti chiederai, "dove sta la fregatura?". Non c'è nessuna fregatura, Benvenuto in Norvegia! Ritmi di lavoro super tranquilli, zero stress (non esiste nella mentalità norvegese il ritmo frenetico), tutto il materiale a disposizione (niente corse da un reparto all'altro per cercare un rotolo i garza) e stipendi in linea con il grado di responsabilità che abbiamo. Ferie ogni tre mesi e, come dicevo sopra, spese d'alloggio pagate.
La cosa che mi ha stupito di più sono i ritmi di lavoro: ero abituata ai nostri, dove inizi a correre alle 7 di mattina e ti fermi alle 14, senza a volte neanche avere il tempo di fare pipi. Qui, nonostante ci sia carenza di personale, la fretta non esiste, hai anche diritto mezzora di pausa (pagata ovviamente) dove puoi fare quelle che vuoi, fumare, mangiare, andare a farti la spesa, purchè tu rimanga dentro i 30 minuti. Vige la regola dello "slappe av, ingen stress" (riposati, nessuno stress) ed è una cosa che ripetono in continuazione. Andare a lavorare alla fine diventa quasi un piacere, ed è così che dovrebbe essere no?

Una breve parentesi su economia e stipendi: parlo ovviamente solo per il mio settore, anche su questo lato non mi posso lamentare, ma alla fine delle corsa è risaputo che l'economia norvegese è molto forte, il tenore di vita è molto alto, ma lo stipendio che percepisci ti permette di affrontarlo al meglio e anche di metterti da parte qualcosa. Stipendi alti però significa una tassazione degna di nota, ho avuto un piccolo infarto quando ho visto la mia busta paga, ma mi hanno spiegato che a fine anno lo Stato ri-calcola il tutto e se sei in debito ti restituisce quello che ti deve.
Insomma, qui la gente lavora per vivere, non vive per lavorare, come purtroppo sta succedendo nel nostro paese: in Norvegia tutto funziona, dai servizi, al rispetto che le persone hanno per la propria patria. E sai cos'è la cosa bella? Che nella popolazione norvegese la stragrande maggioranza sono immigrati (basta leggere su wikipedia che la percentuale non si discosta molto da quella italiana). Pensa solo che dove lavoro, su ogni turno che faccio lavorano circa 7 persone, 5 di sicuro non hanno sangue norvegese. Dico questo perché, dopo quattro mesi che vivo qui, sono arrivata alla conclusione che se un paese non funziona, non è di certo colpa dell'immigrato che sale sull'autobus senza pagare il biglietto, ma la colpa è di chi glielo permette! Ragion per cui tutta questa politica anti immigrazione che ahimè si diffonde è spesso senza ragione e un reale fondamento. Si pensi prima a mettere a disposizione dei cittadini, bianchi o neri che siano, i servizi necessari e utili e i diritti fondamentali (istruzione, salute , lavoro) affinchè tutto questo malcontento venga meno e proviamo ad adottare una politica che aiuti l'immigrato ad integrarsi nella società, non a viverne ai margini.
Più rimango qui in Norvegia e più mi arrabbio col sistema italiano: avremmo anche noi la capacità di fare grandi cose, impegnare grandi cervelli e tante risorse a nostra disposizione (pensa solo al turismo) e non riusciamo a ricavarne una "cippa lippa"! Quando mi chiedono "hvor kommer du fra?" (da dove vieni?) io rispondo con orgoglio di essere italiana, e loro mi guardano ad occhi sbarrati e la domanda seguente è: "perché hai deciso di venire qui?" con conseguente risata. I norvegesi pensano che noi ce la caviamo bene come loro, sono talmente abituati a vivere nella bambagia che non seguono molto ciò che fuori dalla nazione. Per fortuna non sono a conoscenza delle nostre vicende politiche degli ultimi decenni

Ci apprezzano semplicemente per le meraviglie che abbiamo, dal Colosseo alla pizza, dalla costiera amalfitana al vino della toscana, per fortuna qua il circo politico non arriva, altrimenti sai che risate! Anzi no scusa, i norvegesi almeno che non siano sotto l'effetto dell'alcool non ridono. Però storcerebbero il naso e deciderebbero di cambiare meta per le loro vacanze. Perché per loro l'Italia non è nient'altro che una meta turistica, l'ennesimo modo per ostentare la loro ricchezza "jeg var i Italia: Roma, Venezia, Firenze, Napoli ecc. aahh en kjempefint land." (sono stato in Italia: Roma, Venezia, Firenze, Napoli ecc. aaahhh un paese bellissimo). Che ne sanno delle mani sporche di impasto da pizza, della mamma che dice di raccogliere i panni stesi fuori perchè sta venendo a piovere, degli amici che giocano a carte al bar, del calore umano che è solo e tipicamente italiano....
Spero di aver risposto almeno in maniera adeguata a quello che era l'origine della lettera, il fulcro della questione, "perché sei andata via? le vere ragioni...", anche se a questo punto ci starebbe anche anche la domanda "perché non torni?". nonostante la vena malinconica che mi sale a pensare all'Italia, l'attuale benessere e la stabilità economica per ora hanno la meglio su di me, più altre ragioni elencate sopra.
Ho certamente dato una svolta alla mia vita e di questo devo rendere conto solo a me stessa.

GIULIA CELLINI

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