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Buon compleanno, maestro Antonioni

01-10-2019 / A parer mio

di Maria Cristina Nascosi Sandri

Anni fa Enrico Ghezzi l'aveva ricordato per un'intera notte su Rai Tre, aprendo con il suo primo lungometraggio, "Cronaca di un amore" del 1951, testo anticipatore di un'epoca della cinematografia italiana e mondiale, con le sue tematiche e la sua cifra stilistica tutte personali e nuove: si allude al genio ed all'opera di Michelangelo Antonioni, che il 29 settembre avrebbe compiuto 107 anni.
Di questi almeno sessanta il grande 'regisséur' li aveva rivolti al Cinema con la C maiuscola e all'Immagine, allo Sguardo e al potere che essi hanno sempre esercitato su di lui e sugli altri - come ebbe modo di dichiarare più volte, una delle più 'commoventi' quella in occasione della mostra "Le montagne incantate", per cui la sua città gli aveva 'offerto'  circa 25 anni fa  gli spazi che successivamente sarebbero dovuti divenire, in qualche modo, 'gli spazi permanenti del Museo Antonioni'.
Quelle "montagne incantate" - titolo che Michelangelo aveva mutuato da Thomas Mann - esprimevano un concetto che sta fra conscio e inconscio, tra narrazione e visione, una dialettica persistente ed incessante tra occhio e cervello, un "eyes wide shut" di Kubrickiana memoria, alla luce di un'esperienza unica e insostituibile come la Sua, quella di un Maestro mai stanco di narrare per immagini, complice fedele la sua creatività geniale ad oggi ancora cosi unica, materia sospesa tra il corpo e la sua sensualità, tra l'anima e la sua spiritualità, sempre 'vecchia' e sempre 'nuova'.
Anche nel suo "Il filo pericoloso delle cose", uno dei tre episodi del film collettaneo a sei mani "Al di là delle nuvole" del 1995, la sua penultima opera, il genio del grande Ferrarese ebbe modo di esprimersi, in maniera propria e universale eppure, ancora una volta, nuova, e ci sembra giusto concordare con quanto scrisse, tra l'altro, il suo biografo e sodale per eccellenza, Carlo di Carlo:
«Piuttosto che una storia, mi pare che il film breve di Michelangelo Antonioni si proponga come un'avventura mentale - secondo una sua felice espressione - dove è inutile cercare un racconto vero e proprio, ma occorre piuttosto lasciarsi trasportare dalle atmosfere, dalle suggestioni, dalle provocazioni, dalle sensazioni che stanno sotto a ciò che accade... Provocazioni, suggestioni e sensazioni al centro delle quali c'è sempre la Donna, quell'universo dalle mille rifrazioni che Michelangelo Antonioni ha esplorato con rigore e con coerenza in tutta la sua opera».

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Michelangelo Antonioni