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Ricordando Giorgio Bassani, a vent'anni dalla scomparsa

10-04-2020 / A parer mio

di Maria Cristina Nascosi Sandri

Domenica prossima, 12 aprile 2020, saranno vent'anni dacché Giorgio Bassani, il Cantore di Ferrara e della Bassa Padana, ci ha lasciati. Lo ricordiamo con "L'airone", un auto-biopic - almeno parziale - che può esser considerato il suo testamento spirituale, dedicato anche al Po e al suo Delta, fonte di vita, eterno fiume di cui tanto affabulò Riccardo Bacchelli nella sua mitica saga narrativa, quella de "Il Mulino del Po".

"...Tese l'orecchio. Silenzio. Soltanto gridi
lontani di uccelli invisibili, alti nel cielo.
Ugualmente invisibile, forse alla catena,
un cane guaiva poco distante.
Portò gli occhi in giro, sull'immenso
paesaggio che lo circondava.
Vedeva, là, ai limiti del piatto territorio
di acque e di isolotti attraverso
il quale era venuto...
A destra, dalla parte del Po Grande e dalla
sua foce la buia massa compatta del bosco
della Mesola; a sinistra, le vuote distese
della Valle Nuova e delle altre valli..."

Da: L'Airone di Giorgio Bassani

 

Ecco, descritto in poche essenziali righe, un territorio, Luogo dell'Anima per eccellenza, quello delle proprie radici, 'fatto' con parole semplici, essenziali, quelle, quasi, del sermo familiaris, ma non è dialetto, stavolta: è la lingua poetica in prosa, lo stile indiretto libero espresso nel suo wiz laicamente ebraico, dal nostro grande Giorgio Bassani.

"Ma lui, lui stesso, vestito da caccia, col berretto di pelo in testa, ma lui chi era, veramente?

In uno spazio de-scrittivo così breve, ha 'detto' così tanto, parlando del suo Delta, quello del suo grande Fiume Po, della sua Acqua che riesce a regalare ragioni di vita, di passato senza il quale non c'è futuro, e poi atmosfere che divengon ricordi, immagini, proiezioni di noi stessi, quando la natura, non leopardianamente matrigna, è tua, come tue son le cellule del tuo corpo. 'lui stesso', insomma....

Solo Bassani, in quel capolavoro che è L'airone e che, come detto, può esser definito il suo testamento spirituale, avrebbe potuto esprimere l'essenza di una terra che era già 'patrimonio dell'umanità' al suo nascere, agli 'albori delle sue lontane origini', ancora un 'lui stesso'....

Per lui, di cui in questi giorni così 'grevi' per tutti, ricorre il ventesimo anniversario dalla scomparsa, avvenuta, quasi in contemporanea a quella del cugino Gianfranco Rossi, amico, sodale, correligionario, scrittore sensibile e profondo 'lui stesso', ad aprile 2000, il Delta come le Mura Rinascimentali della Città di Ferrara ed il suo splendido Ghetto - al tempo in cui fu Presidente di Italia Nostra, li salvò dalla rovina - rappresentarono il futuro dell'Arte e della Cultura incommensurabile ed imprescindibile della Capitale Estense.

A conclusione di questo breve ricordo piace riportare due brevi quanto pregnanti liriche - e non poteva esser che così, trattandosi dell'ars poetica di Giorgio Bassani - tratte dalla multi raccolta In rima e senza: la prima che allude all'amore per la sua terra che, però, fa da singolare péndant con l'altra pure brevissima, un eros-thanatos in piena regola...
Da leggere e rileggere, per non dimenticare di ricordare...

 

SERA SUL PO       
Sei solo, ormai: in un fumo amaro sopra funeste
solitudini d'acque arrossa languido il fuoco
di nostalgici incendi le solenni foreste.

COMMIATO 
Scordarmi qui, disteso coi più vecchi, assopito
nel campo tutto arreso a uno sguardo infinito.

 

Immagini scaricabili:

bassani l'airone