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Scuola, ACP: "Immorale il ritardo con cui si รจ intervenuto. Ecco cosa possiamo fare adesso"

"Le discoteche e altri servizi non essenziali non avrebbero mai dovuto aprire"

25-08-2020 / A parer mio

di Giacomo Toffol e Laura Brusadin - Associazione Culturale Pediatri

Manca ormai un solo mese al tradizionale inizio della scuola, ma le modalità con cui i bambini e ragazzi italiani, assenti da scuola ormai dall'inverno scorso, potranno affrontare il nuovo anno scolastico sono ancora avvolte da un fitto mistero. Né gli insegnanti né i genitori hanno ancora delle certezze su quando e soprattutto come si svolgeranno le prossime lezioni. In classe, da casa o in modalità mista? Nelle aule frequentate da sempre o in altre strutture? in classi numerose o in numero ridotto? a tempo pieno o con orari modificati? E con quali rischi per la salute dei bambini, degli insegnanti e delle loro famiglie?

L'analisi americana

Un articolo pubblicato recentemente sul New England Journal of Medicine sulla situazione negli Stati Uniti, ci dà lo spunto per una riflessione su questo tema, che forse non ha ancora ricevuto l'attenzione che merita da parte della politica e della società italiana. [1]

A seguito dell'epidemia di Covid-19, tutte le scuole italiane sono state chiuse l'8 marzo 2020, e da allora non hanno più riaperto. [2]

Tutti gli alunni e gli studenti italiani hanno potuto proseguire l'attività didattica solamente da remoto, con enormi difficoltà e disagi che hanno colpito duramente soprattutto i bambini più piccoli, quelli con bisogni speciali, quelli provenienti da famiglie a più basso livello socioeconomico. In pratica quelli che della scuola avrebbero avuto più bisogno. Nei mesi trascorsi da allora i dibattiti politici e sociali si sono incentrati soprattutto sui rischi sanitari e sui rischi economici dei vari strumenti messi in atto per contrastare l'economia: lockdown, distanziamento sociale, necessità di strumenti di protezione individuale, e le azioni politiche messe in atto sono riuscite discretamente bene a contenere la diffusione dell'epidemia in modo da permettere, all'inizio dell'estate, una ripresa quasi completa di tutte le attività economiche. Ora però, durante questa strana estate in cui il virus Sars-Cov-2 circola ancora nella nostra popolazione anche se con rischi di trasmissione interpersonale relativamente moderati, il tema della scuola si riaffaccia con tutto il suo peso e la sua urgenza.

Perché è necessario riaprire senza vincoli

Come affermano gli autori dello studio citato, che si occupano prevalentemente degli studenti più giovani, quelli delle scuole d'infanzia e delle scuole elementari, la riapertura in sicurezza a tempo pieno delle scuole dovrebbe essere considerata una priorità nazionale. Già durante il periodo scorso tutti gli alunni hanno perso la possibilità di avere un contatto e una relazione formativa con i loro insegnanti e con i loro pari, fondamentale per le loro necessità di sviluppo. È impossibile pensare di poter continuare così anche in futuro. È difficile accettare anche delle soluzioni parziali, quali quelle basate sull'alternanza tra scuola e casa o su misure di rigido distanziamento tra gli alunni e gli insegnanti.  Anche una ipotetica apertura parziale, con alternanza tra giornate in presenza e giornate a distanza porterebbe infatti pochi vantaggi per l'apprendimento, soprattutto nei bambini della scuola primaria. Molti bambini rimarrebbero esclusi dall'apprendimento nei giorni di scuola virtuale, sia per l'impossibilità tecnica ed economica di un adeguato accesso digitale sia per mancanza del supporto dei genitori. Una strategia di questo tipo inoltre non sarebbe in grado di consentire una adeguata assistenza all'infanzia e un adeguato inserimento lavorativo dei genitori per il lungo periodo in cui i bambini sarebbero lontani dalla scuola. È necessario quindi dare la priorità sia alla riapertura completa delle scuole sia a protocolli di sicurezza che tengano conto delle esigenze di sviluppo dei bambini, ai quali è impensabile imporre delle limitazioni nei rapporti sociali, e delle capacità pedagogiche e di supervisione degli insegnanti. Un insegnamento di buona qualità è necessariamente basato sull'interazione e sulla socializzazione, ed è inoltre impensabile che i docenti debbano, oltre a insegnare, anche controllare eventuali misure di distanziamento. È necessario quindi dare la priorità sia alla riapertura completa delle scuole sia a protocolli di sicurezza allineati alle esigenze di sviluppo dei bambini e alle capacità pedagogiche e di supervisione degli insegnanti.

Quanto si rischia? Prospettive cliniche ed epidemiologiche per l'autunno

Da un punto di vista clinico la maggior parte dei bambini e ragazzi di età inferiore a 18 anni positivi al Sars-Cov-2 hanno avuto delle forme di malattia lievi o asintomatiche, con conseguenze molto meno gravi degli adulti. Le evidenze presenti ad ora in letteratura suggeriscono che sia la suscettibilità all'infezione sia la contagiosità aumentano con l'età, e che i bambini di età inferiore a 10 anni sono molto meno suscettibili di quelli di età superiore. Gli studi finora pubblicati sembrano confermare che la contagiosità dei bambini fino a 10 anni di età è inoltre molto minore rispetto agli altri. Una dimostrazione di ciò si è avuta in Francia, Israele e Nuova Zelanda, paesi in cui dei focolai di Covid-19 comparsi nelle scuole superiori non si sono estesi alle vicine scuole elementari. Quando le scuole sono state riaperte in aprile in Olanda, le classi sono state dimezzate di numero ma non sono state introdotte misure di distanziamento tra gli studenti di età inferiore a 12 anni. La maggior parte dei bambini e degli educatori è rientrata in classe ma non vi è stato alcun incremento dei tassi di infezione. Il numero di casi ha continuato a diminuire in Danimarca, che ha riaperto le scuole elementari ad aprile e le scuole medie e superiori a maggio, anche se con rigide regole di distanziamento sociale. Le riaperture delle scuole, pur condizionate da restrizioni nelle attività e dimensioni delle classi, non hanno determinato un aumento del numero dei casi nemmeno in Finlandia, Belgio, Austria, Taiwan o Singapore. Unica eccezione a queste situazioni sembra essere rappresentata da Israele, dove il recente incremento dei casi potrebbe essere collegato alla riapertura senza precauzioni dei licei, classi comunque frequentate da ragazzi di età superiore ai 10-12 anni. È da segnalare che in tutte queste nazioni (tranne Israele) era già stato raggiunto un basso tasso di trasmissione comunitaria (<1 nuovo caso al giorno per 100.000 persone) e le autorità sono rimaste concentrate sul controllo accurato di questi tassi nella popolazione.

Indicazioni pratiche: come possiamo rimediare?

Il modo più sicuro per aprire completamente le scuole, secondo gli autori dell'articolo, è ridurre o mantenere bassa la trasmissione del virus all'interno della comunità mediante l'intensificazione dei test e della sorveglianza. Gli studenti di età superiore, gli adolescenti e gli adulti dovrebbero mantenere la distanza sociale gli uni dagli altri, e indossare le mascherine. Le scuole dovrebbero rimanere chiuse a tutti gli adulti non membri del personale e dovrebbero essere incentivati gli incontri digitali tra docenti. Mantenere e intensificare queste attenzioni anche in questo periodo estivo dovrebbe essere sufficiente anche in Italia per garantire la possibilità di una riapertura generalizzata in presenza, almeno delle scuole d'infanzia e delle scuole elementari.  Gli autori ricordano, e noi non possiamo non concordare, che le scuole primarie sono essenziali, come i negozi di generi alimentari, gli studi medici e i produttori di alimenti, e molto più dei negozi al dettaglio, dei cinema, dei bar e delle discoteche. Come tutti i lavoratori essenziali, gli insegnanti e tutto il personale scolastico andrebbero adeguatamente protetti e il loro stipendio dovrebbe essere incrementato. Gli altri adulti che lavorano nella scuola dovrebbero essere equipaggiati con DPI, essi e gli studenti dovrebbero essere sottoposti a test collettivi per identificare ogni possibile infezione. Anche le infrastrutture fisiche delle scuole probabilmente andrebbero adeguate. Edifici troppo affollati ad esempio possono rendere impossibile per gli adulti il distanziamento tra loro. Si tratta però di situazioni in molti casi evidenti già da tempo, indipendentemente dal Covid-19. Saranno quindi necessari investimenti essenziali per garantire un sistema scolastico equo ed efficace.

La questione morale della scuola

Se e come riaprire le scuole primarie, concludono gli autori dell'articolo, non è quindi solo una questione scientifica e tecnica, è una questione morale. Il nostro senso di responsabilità verso i bambini, almeno per proteggerli dalle vicissitudini della vita, comprese le scarse capacità decisionali degli adulti che hanno consentito a questa infezione di sfuggire al controllo, è il fulcro della nostra umanità. Per tutte queste ragioni, le decisioni sulle riaperture scolastiche rimangono complesse e contestate. Ma l'argomento fondamentale che i bambini, le famiglie, gli educatori e la società meritino di avere scuole primarie sicure e affidabili non dovrebbe essere messo in discussione. Se siamo tutti d'accordo su questo principio, allora sarà imperdonabile avere autorizzato la riapertura di servizi non essenziali per gli adulti questa estate, se ciò costringerà gli studenti a rimanere a casa anche part-time questo autunno. Ci auguriamo che questo non sia il caso dell'Italia.

[1] Levinson M, Cevik M, Lipsitch M. Reopening Primary Schools during the Pandemic. N Engl J Med. 2020 Jul 29

[2] Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, 8 marzo 2020 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/08/20A01522/sg