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4 Novembre, discorso del Sindaco di Ferrara Alan Fabbri in diretta WEB

04-11-2020 / Punti di vista

4 NOVEMBRE, DISCORSO SINDACO FERRARA IN DIRETTA WEB

Ferrara, 4 nov - Per la giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, che si celebra oggi, il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, alla luce delle limitazioni anti-Covid, terrà il proprio discorso in una diretta web, dalla propria pagina Facebook.

Il primo cittadino si collegherà al termine della cerimonia di deposizione della corona alla Torre della Vittoria, in programma alle 10,30.

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Discorso Sindaco Alan Fabbri per la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate - 4 novembre 2020

 

Autorità militari, civili e religiose, Associazioni combattenti e d'armi, rappresentanti della scuola, studenti e insegnanti. Carissimi concittadini e concittadine,

"La pace non trovò né oppressi né stranieri", dice la Canzone del Piave, che fu anche, per un breve periodo, inno d'Italia. Inno di un Paese vincitore che, alle 12 del 4 novembre 1918, annunciava che "l'Esercito austro-ungarico è annientato", per bocca del generale Armando Diaz. Fu una vittoria che costò un immane tributo di sangue, anche nel nostro territorio.
Ricordiamo oggi, in particolare, i 5.389 soldati ferraresi caduti, fra cui diversi 17enni chiamati alle armi dopo la rotta di Caporetto, i 557 prigionieri di Mauthausen e i 47 di Milovice.

La memoria è oggi un tributo di riconoscenza che dobbiamo a questi ragazzi, a tanti padri di famiglia caduti, a chi ha lasciato le proprie case e a tante donne ferraresi che furono chiamate a occuparsi di famiglia e figli, a badare al lavoro, a responsabilità immani, sotto la costante minaccia di rischi derivanti dal conflitto.

Ferrara, zona di retrovia al di là del Po, durante la prima guerra mondiale ebbe un ruolo di grande rilievo, soprattutto nell'ambito della sanità e anche per le attività di guerra legate all'aeroscalo della Regia Marina, con sede nella nostra città, che dal gennaio del 1918 diventò la base principale dei dirigibili da bombardamento del Regio Esercito e della Regia Marina continuando a svolgere questo ruolo fino al termine delle ostilità.

Un particolare contributo il nostro territorio lo diede nella medicina militare. A Villa del Seminario, che oggi ospita la Città del ragazzo, venne fondato dal neurologo Gaetano Boschi il primo ospedale militare per malati di nevrosi di guerra. Il professor Boschi diede un importante contributo allo sviluppo della neuropsichiatria applicata. All'ospedale di guerra vi furono ricoverati, fra gli altri, gli artisti Giorgio De Chirico e Carlo Carrà.

Come la storia rivela, quindi, la nostra città ha partecipato con forze, ingegno e lavoro a un processo nazionale che condusse l'Italia vittoriosa fuori dalla guerra. Quest'anno abbiamo approfondito la partecipazione al conflitto dei cittadini ferraresi di religione ebraica. La loro partecipazione, infatti, e quella delle altre comunità, sancì l'appartenenza alla compagine nazionale e completò il processo di integrazione iniziato cinquant'anni prima con la chiusura dei ghetti.

A tal fine abbiamo realizzato un allestimento nel salone d'onore del Municipio, preludio di una mostra incentrata su questo specifico tema, che purtroppo le disposizioni anti-Covid ci impongono di rimandare al 2021. Confidiamo quindi di realizzare il prossimo anno, grazie al fondamentale apporto dell'Istituto di storia contemporanea, un evento, con esposizione di testimonianze storiche, dal titolo: "Gli ebrei ferraresi nella Prima Guerra Mondiale. L'ufficiale Silvio Magrini". Magrini fu esponente di spicco della città, per anni presidente della Comunità ebraica, purtroppo deportato ad Auschwitz, da cui non fece ritorno.

Le sue parole, riportate nel testamento del 1915, esprimono il grande desiderio di diversi ebrei, per la prima volta cittadini italiani, di difendere il Paese: "Ho il sacro dovere di partecipare alla lotta per quegli ideali che già diedero la libertà agli ebrei italiani", scriveva. A Ferrara, come lui, furono in 15 della locale comunità ad arruolarsi volontari, spinti dalle medesime motivazioni. Poi il 1938, le leggi razziali, il dolore, l'amarezza, l'orrore. Magrini questo scrive nel 1942, un anno prima di essere deportato ad Auschwitz: "Dopo una vita di dedizione al bene della patria e del social convivere proditoriamente colle leggi razziali fui bandito e ferito nei più cari sentimenti ed ideali: ma è di tutte le migliori religioni che ‘più forte dell'odio non c'è che l'amore".

Queste parole sono un sigillo indelebile che segnano la nostra storia e che devono essere impresse nella viva memoria di ogni generazione. E anche questo 4 novembre, che si tiene in forma - diciamo così - ridotta, ci insegna a conservare il valore del ricordo, della memoria, dei drammi del passato e dei gesti che fecero grandi persone e comunità, come il gesto di quei 15 ebrei ferraresi che scelsero di difendere, con tanti connazionali, la loro patria.

Se vogliamo andare al fondo del significato di questa festa, oggi necessariamente spogliata di un momento di pubblica partecipazione, dobbiamo proprio ripercorrere il contributo che in questi decenni le Forze armate hanno dato alle comunità, con gesti concreti, con interventi, azioni, professionalità, supporto a cittadini e sistema sanitario. Per un beffardo ripresentarsi di circostanze storiche, la fine del conflitto mondiale, nel 1918, coincise con il dilagare di una virulenta forma di influenza, poi chiamata la Spagnola, che nel nostro Paese, e non solo, portò centinaia di migliaia di morti.
Anche le Forze Armate allora fronteggiarono questo nemico terribile e subdolo che costò la vita a circa 50mila soldati al fronte e altri 20mila nel fronte interno. Oggi, a oltre un secolo di distanza, pur in forma diversa, è ancora un virus a minacciare il globo. E le Forze Armate confermano il loro fondamentale contributo.

Qualche numero, a livello nazionale, rende l'idea di quanto i militari abbiano fatto e stiano facendo: sono 453 i medici e 868 gli infermieri delle Forze armate impiegati nell'emergenza sanitaria in tutto il territorio nazionale in concorso al Servizio Sanitario. A questo si aggiungono: 200 drive through - composti da un medico militare e due infermieri - per effettuare i tamponi in località indicate dalle Regioni e dai servizi sanitari locali, il trasporto di materiale sanitario per migliaia di tonnellate via terra, acqua e aria. Le Forze Armate hanno messo a disposizione ospedali, ospedali da campo, navi militari, dotazioni fondamentali assegnate alla protezione civile.
Il personale di Strade sicure sta dando il proprio contributo per le verifiche relative all'aderenza alle disposizioni anti-Covid.

I militari ci sono oggi per contrastare la pandemia e potenziare i servizi di sostegno al sistema sanitario, c'erano ieri per il sisma, quando hanno messo in campo forze, azioni, interventi preziosi a supporto delle nostre popolazioni, c'erano per altre calamità che hanno colpito il Paese e sempre ci sono stati nei momenti di necessità, bisogno, aiuto, difficoltà. Per questo, ancor più in questo anno complesso, vogliamo esprimere il nostro sentimento di riconoscenza verso donne e uomini impegnati e al lavoro per le nostre comunità. Questo secolo, e più, di storia ci insegna che abbiamo affrontato difficoltà terribili, pandemie, calamità, dittature, terrorismo.
Alcune ferite si sono rimarginate del tutto, altre non ancora, ma non dobbiamo mai perdere lo spirito di unità e collaborazione che in molti momenti decisivi della nostra storia ha fatto la differenza, consentendo di reagire anche alle situazioni peggiori mettendo in campo la nostra capacità di rimboccarci le maniche, la solidarietà nazionale, il nostro saper fare e quel desiderio di riscatto che sono patrimonio della nostra terra e insegnamento dei nostri Padri.

Grazie. Viva Ferrara e viva l'Italia.
Alan Fabbri (Sindaco di Ferrara)

 

(Comunicazione Sindaco)