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I giovani e l'arte: "Cosa desideriamo quando decidiamo di far visita a un museo o a una mostra?"

05-02-2021 / A parer mio

di Mariaclelia Arcudi (volontaria SCV - Area Giovani Comune di Ferrara)

I giovani e l'arte: "Cosa desideriamo quando decidiamo di far visita a un museo o a una mostra?"
Le risposte sono molteplici. Personalmente la maggior parte delle volte vado per ricevere nuove informazioni, anche una sola mi basta, ma che mi permetta di scoprire la donna o l'uomo dietro alle opere che osservo, la società cui appartengono, come hanno affrontato la realtà che hanno vissuto e capire se posso fare altrettanto.
Le altre volte semplicemente vado per divertimento e curiosità.

Mi chiedo se anche negli adolescenti e nei giovani possano nascere domande simili.

Mi è capitato di accompagnare alcuni ragazzi a vedere una mostra, ciò che ogni volta ha fatto la differenza è stato guardare le opere come il prodotto di una persona che aveva a cuore delle domande cui dare risposta, proprio come loro. Non parlo con sentimentalismo, ma di fatti concreti che vengono raccontati attraverso le opere d'arte.

È vero: non esistono risposte scientificamente esatte dietro all'analisi artistica, ma l'approccio che è richiesto per cercarle è esattamente razionale tanto quanto quello del più cinico matematico.

Tra le peculiarità dell'arte, che per fortuna non saremo mai capaci di elencare e risolvere, ce n'è una che mi ha insegnato lo scultore e professore (da un anno emerito) dell'Accademia di belle arti di Firenze, Adriano Bimbi, e cioè che un'opera d'arte, in rari momenti permette all'osservatore di percepire un punto preciso che oltrepassa il limite fisico imposto dall'opera d'arte stessa. Superare tale limite permette di raggiungere una consapevolezza che è sintesi dell'intento originario dell'artista, unito a un elemento indefinito che va persino oltre l'artefice. Quel passaggio dura pochi attimi e resta inafferrabile.
Ecco una ragione per cui può valere la pena passare del tempo con l'arte.

Ma se è tutto così inafferrabile, allora perché visitare un museo?
Perché addentrarsi in una galleria d'arte?
Perché guardare un'opera lirica o un balletto?

Senza alcuna pretesa di universalità, ogni "adulto" può darsi una legittima risposta, ma i giovani possono già avere necessità simili alla nostre?
Forse sì. Questo non lo so. Ma so che il loro sguardo, spesso molto più genuino di tanti altri, può riposizionarci e spazzare via qualche sovrastruttura.

Credo che per gli educatori, gli insegnanti e le guide turistiche il lavoro di consapevolezza delle proprie sovrastrutture sia un grande strumento per sperare di stupirsi quotidianamente davanti al lavoro di sempre: alzarsi ogni giorno e ripetersi le domande forse poste a se stessi alle prime esperienze, quei respiri profondi fatti nell'attesa di arrivare davanti al museo e attendere il gruppo da guidare o per un insegnante l'emozione delle prime campanelle da professore. Forse questa genuinità è ciò che ogni giorno aiuta a sconfiggere le facili critiche verso le nuove generazioni e aspettare invece, con disponibilità, di rivoluzionare costantemente i possibili approcci all'arte.

Ecco che il problema a mio avviso è, ancora una volta, comunicativo e ciò non vale solo per l'avvicinamento artistico dei più giovani, ma per ogni esperienza con l'alterità.

Quando si parla di adolescenti è inevitabile ricordare la scuola. Le riflessioni di Mauro Sandrini, professore delle scuole superiori e formatore sulla gestione della confusione in classe, sono illuminanti. Lo studioso afferma che i ragazzi hanno bisogno che la propria identità sia riconosciuta dalle figure adulte, e il primo passo sta nell'appello. Chiamare i ragazzi per nome e guardarli negli occhi genera in loro un senso di comprensione e conseguentemente di interesse verso l'insegnante e la lezione.
Infatti l'appello è spesso considerato come un fardello da sbrigare in fretta con la tipica domanda: «Chi è assente oggi?» guardando nello stesso tempo la schermata del computer per compilare il registro elettronico. Ecco che la prima occasione di relazione della giornata va persa.
Scrivo dell'appello in classe perché lo stesso approccio vale anche con le opere d'arte.

Durante una visita guidata le ragazze e i ragazzi davanti a un oggetto artistico si fanno un'idea di ciò che guardano, in genere i più spavaldi si lanciano in battute superficiali, mentre i più sensibili stentano a esprimere il proprio pensiero.
Nella mia piccola esperienza spesso le visite ai musei subiscono una sterzata positiva nel momento in cui si crea un contatto visivo con i ragazzi, coinvolgendo in particolare quelli più vivaci, quelli che sono abituati a essere solamente rimproverati.
In tali occasioni non cerco mai un approccio didascalico, ma personale e qualcosa si muove con stupore generale, e quasi di conseguenza anche gli altri compagni intervengono senza sfilacciarsi.

In una recentissima indagine condotta dall'Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara gli adolescenti dell'Emilia Romagna non provano attrazione verso le istituzioni culturali, questi dati non si discostano molto da quelli nazionali: il cinema resiste, mentre le mostre e il teatro sono i luoghi meno frequentati dai giovani nel tempo libero.

In epoca Covid e con i musei chiusi come funziona la fruizione giovanile? Ma soprattutto funziona?

In Onda è un canale digitale creato dalla Fondazione Torino Musei Digitali e che riunisce le collezioni della GAM, del MAO e di Palazzo Madama. Si tratta di una piattaforma online che mette a disposizione contenuti didattici e laboratori mediante video molto professionali, cui hanno collaborato anche studenti delle scuole primarie e secondarie e possono essere acquistati dagli utenti.
In questo modo il lavoro degli operatori culturali può continuare anche in un periodo così complesso e le famiglie da casa possono passare un momento della giornata diverso dal solito, in cui l'arte entra a far parte della vita di tutti i giorni sempre più concentrata tra le mura domestiche.
Questa è una soluzione davvero funzionale e sarebbe importante che tutti i musei italiani si attivassero con modalità simili.

Chiara Ferragni quest'estate è stata invitata dal Direttore degli Uffizi Eike Schmidt a visitare la Galleria.
In tale occasione ha scattato foto per un brand e lo stesso è avvenuto a Roma e a Lecce. Sappiamo tutti che si tratta di un'imprenditrice digitale, il suo obiettivo non è stato direttamente culturale, ma il peso che le sue azioni hanno avuto sui più giovani ha generato un effetto imitativo. Ad affermare questo è Lucrezia Ercoli, filosofa e Ideatrice e Direttrice artistica del festival Popsophia, che ha scritto il recente volume Chiara Ferragni. Filosofia di un influencer, (2020, Il nuovo Melangolo). «Parlare di influecer significa anche parlare delle trasformazioni identitarie che sono in atto nella nostra società» afferma Ercoli, ed effettivamente, con i suoi shooting agli Uffizi, le presenze giovanili sono aumentate grazie ai meccanismi di immedesimazione e rispecchiamento che legano la Ferragni ai suoi followers.

Anche se non è possibile la visita diretta possiamo sfogliare cataloghi di mostre già viste, cercare informazioni e nuovi metodi di fruizione sui siti internet o nelle pagine instragram istituzionali dei musei, effettuare visite virtuali che periodicamente vengono organizzate.
Durante il primo lockdown erano innumerevoli le iniziative di questo tipo.
Per quanto riguarda la scelta di sfogliare i libri o le pagine internet dei musei sarebbe bene restasse personale (nessuno può costringere un altro a farlo), ma gli adulti possono fare la differenza.

Se per primi fossero loro a iniziare a selezionare cosa guardare a casa e come utilizzare i mezzi tecnologici che possiedono ecco che si creerebbe un ambiente in cui far germogliare il seme dell'arte.
E non serve essere acculturati per farlo, basta essere curiosi e riflettere sul tempo che abbiamo a disposizione. L'arte non nasce pensata per un élite intellettuale, ma molto probabilmente per fare compagnia all'uomo, per dargli coraggio. Questo riguarda tutti noi, nessuno escluso.

[Grotta di Lascaux, Paleolitico superiore, (https://hannahsartclub.wordpress.com/2012/11/27/paint-like-a-cave-man-november-2012/)]

Forse se per televisione passassero molti più programmi artistici e culturali nelle fasce in prima serata e non a orari proibitivi, o la pubblicità generasse bisogni differenti e a scuola le ore di educazione artistica fossero associate a educazione visiva in cui imparare a leggere cosa ci circonda, e conoscere per riconoscere, forse i giovani imparerebbero a leggere meglio la realtà circostante e sarebbero più attratti dalle esposizioni d'arte.

Il filosofo scozzese David Hume nel saggio Of the standard of taste (1757) afferma che ognuno di noi è portato a dare un giudizio di gusto verso ciò che ritiene bello in base alla quantità di delicacy che possiede (la squisitezza del proprio gusto) secondo quattro parametri, di cui due innati, natura sana e natura dotata, e due che si possono allenare solo con lo studio e l'osservazione, natura educata e assenza di pregiudizio.

Allo stesso modo anche il critico d'arte Gillo Dorfles diceva che per capire l'arte contemporanea bisogna guardarla, perché solo allenando l'occhio si può provare a giudicarla nel senso letterale ed esteso del termine e cioè come ius+decs e cioè "colui che dice" e quindi opponendosi all'automatica accezione negativa che spesso si associa al termine.

Dario Andreotti (sui social @ddderio), in attesa di laurearsi alla magistrale di Storia dell'arte, sta caricando dei video straordinari sulla piattaforma social YouTube. Coi suoi montaggi ironici e curati riesce a divulgare ai suoi quattromila followers concetti storici e di critica d'arte mai banali o già sentiti, senza lasciar percepire l'importante preparazione culturale e tecnica che affronta.
Tutto è nato dall'esame di Arte e mediazione culturale e dal desiderio di adattare le sue conoscenze alle possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione, si è fatto così promotore di un aggiornato connubio tra cultura accademica e divulgazione social.

A suo parere, il ruolo dell'insegnante è fondamentale e delicatissimo nell'avvicinare i ragazzi all'arte.
Andreotti ritiene che a volte sia più efficace suscitare interesse per un argomento stimolando la curiosità degli studenti, piuttosto che spiegarlo totalmente, «soprattutto oggi in cui il contenuto dei messaggi va riducendosi sempre di più, è importante riuscire a condensare le informazioni in piccoli e scelti elementi che rimandano a altri molto più grandi».

Anche "ddderio" è a favore dell'umanizzazione degli artisti per cercare di togliere quell'alone di "vecchio" dalla mente degli studenti, perché: «Riportando aneddoti, situazioni particolari e appunto umane, si riesce a ricordare che l'arte è sempre stata contemporanea e allo stesso tempo una storia stra-ordinaria».

Sostiene inoltre che sarebbe interessante se gli imprenditori digitali facessero un po' più di beneficenza culturale attraverso i social.
Ci troviamo indubbiamente di fronte a un nuovo linguaggio, e nonostante i suoi rischi, va riconosciuto quanto riesca a raccogliere consensi in tutte le culture del mondo, e per questa ragione non andrebbe stigmatizzato, bensì accolto, conosciuto e ponderato.

Penso che se i giovani riuscissero a entrare in contatto con canali simili forse vedrebbero l'arte non come un fardello e studio obbligatorio, ma come un terreno da scavare nelle direzioni preferite per accorgersi di quanto tutto sia in divenire e sperimentale, e che è proprio l'arte la prima a ricordarcelo.

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L'OSSERVATORIO ADOLESCENTI

Si rivolge >> A operatori pubblici e del privato sociale, amministratori, inseganti e genitori.

Si occupa >> Della raccolta di dati europei, nazionali e locali sui comportamenti e gli stili di vita giovanili, svolgendo anche ricerche e indagini a campione su temi inerenti il pianeta adolescenza, contribuendo alla diffusione di informazioni scientifiche.

Si qualifica >> Per l'attivazione di un sistema di contabilità sociale che permette di programmare le politiche giovanili in maniera rispondente alle esigenze dei ragazzi e di valutarne l'efficacia con calibrati e validati strumenti di monitoraggio.

ASSESSORE Micol Guerrini
DIRIGENTE Lucia Bergamini
OSSERVATORIO ADOLESCENTI Sabina Tassinari, Maria Luisa Tarroni

CONTATTI - Osservatorio Adolescenti U.O. Nuove Generazioni

Casa Minerbi - Dal Sale, Via Giuoco del pallone 15, 44121 Ferrara
Tel. 0532 208047/ Fax 0532 200640
e-mail: s.tassinari@comune.fe.it

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