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CASE POPOLARI A FERRARA, IL SINDACO FABBRI: "AVANTI CON LA NOSTRA LINEA CHE RESTITUISCE DIRITTI AGLI ITALIANI. RESISTEREMO IN GIUDIZIO

07-07-2021 / Punti di vista

CASE POPOLARI A FERRARA, IL SINDACO FABBRI: "AVANTI CON LA NOSTRA LINEA CHE RESTITUISCE DIRITTI AGLI ITALIANI. RESISTEREMO IN GIUDIZIO. STUPITO CHE I SINDACATI GIOISCANO DAVANTI A FAMIGLIE BISOGNOSE MESSE A RISCHIO"

"Prendiamo atto della sentenza, ma andiamo avanti e resisteremo in giudizio fino all'ultimo grado. Grazie al nostro regolamento e al parametro della residenzialità storica abbiamo già assegnato quasi 80 appartamenti a famiglie ferraresi bisognose e non abbiamo intenzione di fermarci. Si tratta di ristabilire un principio di equità sociale tra italiani e stranieri che prima mancava a Ferrara, come ancora manca in tante altre città. Non c'è nessuna discriminazione, anzi a parità di diritti, con il nostro regolamento ad essere valorizzata è la presenza sul territorio dei residenti storici e degli stranieri per bene, che si sono integrati in città". Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, interviene sulla sentenza del tribunale di Ferrara relativa all'assegnazione degli alloggi popolari e al Nuovo Regolamento in base al quale si è formata la 32esima graduatoria.

"Gli attacchi fatti attraverso azioni giudiziali non mi spaventano - aggiunge Fabbri-. Sono sempre stato un pioniere della politica e sul tema delle case popolari ho applicato il principio di residenzialità già anni fa, a Bondeno, quando ero sindaco. Poi, alla guida del gruppo consiliare della Lega in Regione siamo riusciti a far introdurre la norma, votata poi dall'assemblea, dei tre anni di residenza su territorio regionale come requisito minimo per l'accesso alle graduatorie per la casa popolare. Sono abituato ad essere inseguito all'indomani delle scelte che faccio".

Sulle assegnazioni, poi "nessun passo indietro - specifica il sindaco -. Abbiamo dato risposte a famiglie che avevano bisogno e ne siamo fieri. I numeri parlano chiaro In base alla 32esima graduatoria, formata con il parametro della residenzialità, abbiamo già assegnato 82 appartamenti dei quali 79 a famiglie italiane in stato di necessità. Di queste 36 sono formate da persone anziane con reddito minimo, 25 famiglie hanno all'interno disabili e 24 sono nuclei composti da un genitore separato o divorziato con figli minori. S tratta evidentemente di cittadini che hanno diritto alla casa popolare e che senza il criterio di residenzialità non avrebbero avuto accesso". E sottolinea: "Non capiremo mai come i sindacati, che si proclamano a difesa dei diritti dei cittadini, possano esultare per una sentenza che mette in dubbio la possibilità di poter accedere ad una casa popolare per tante famiglie bisognose, che per anni si sono viste scavalcare nei loro diritti solo per il fatto di non essere famiglie immigrate".

In relazione ai parametri oggetto della sentenza il sindaco specifica: "E' importante anche ricordare che il regolamento per l'assegnazione che abbiamo formulato è stato votato dal consiglio comunale di Ferrara e si basa su fonti superiori, come sono quelle regionali, che espressamente introducono e prevedono l'utilizzo da parte dei Comuni dei due parametri di residenzialità storica e di impossidenza".

In particolare il criterio di residenzialità storica nel territorio è adottato dalla stessa Regione per definire la possibilità per un richiedente di accedere alla casa popolare (fin dal 2015 e poi con delibera 154/2018) mentre il criterio di impossidenza di beni immobili all'estero ovunque ubicati è stato introdotto nel 2018 con delibera assembleare della regione Emilia Romagna, nell'atto unico sull'edilizia residenziale pubblica, lasciando ai Comuni una importante discrezionalità sull'applicazione e sul metodo di controllo.

"Secondo la logica, quindi anche la Regione dovrebbe essere chiamata in causa su questo tema visto che ha sostenuto la bontà dei due principi e che nessuna norma ha, invece, mai stabilito in che modo debbano essere applicati - prosegue il sindaco -. Molti altri Comuni della regione li utilizzano, tra cui Ravenna, Parma, Piacenza. Solo Ferrara, però, è oggetto di questo attacco giudiziario da parte di chi che vorrebbe fermare le assegnazioni alle tante famiglie ferraresi, che da anni sono in attesa di una casa e, che grazie al nostro regolamento, hanno per la prima volta la possibilità di veder rispettato un loro diritto".

A Ferrara, stando ai primi elementi della sentenza, viene contestata la mancanza di un tetto massimo di punti nel conteggio degli anni sul territorio. Ma Ravenna, che un tetto lo ha fissato, assegna il triplo del punteggio per ogni anno di residenza rispetto a Ferrara, con risultati, in certi casi, molto simili. "Si tratta semplicemente di due modi diversi di interpretare la stessa indicazione normativa, che lo ripetiamo, lascia ai Comuni l'onere dell'applicazione senza indicare tetti massimi o limiti di sorta - conclude Fabbri -. Ci prepariamo a dare battaglia quindi, e nel frattempo daremo seguito alla sentenza cercando la soluzione migliore per tutti che non infici il lavoro fatto fino ad ora e che non vada a ledere i diritti degli assegnatari".