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Diritto alla scienza: riflessioni per una corretta informazione

16-11-2022 / A parer mio

"Cosi san tutt3. Diritto alla scienza, istruzioni per l'uso", questo il titolo del libro presentato e discusso del martedì 15 novembre 2022, nella sala dell'Oratorio di San Crispino, secondo appuntamento del ciclo di conferenze "La Società della Ragione".

Il volume curato da Giulia Perrone e Marco Perduca, tratta una tematica alquanto delicata e molto importante del diritto alla scienza, la trasparenza e soprattutto la chiarezza di notizie, di dati e di contenuti provenienti dal mondo scientifico, non solo inteso in senso medico e farmaceutico, ma di tutte quelle "news" sviluppate, amplificate e diffuse su dati che devono, indiscutibilmente, essere comprovati. La divulgazione scientifica deve rendere la cittadinanza consapevole attraverso un esercizio (quello dell'informazione) ispirato ai principi di democrazia, eticità e correttezza.

Come sostenuto in apertura di dibattito da Ilaria Baraldi, consigliere comunale e moderatrice dell'incontro, "questo libro risalta il progresso scientifico nell'ottica dei diritti umani, per il benessere individuale e della comunità tutta. La scienza, infatti, riguarda tutti e tutte, e l'informazione deve raggiungere tutti nella pluralità dei casi, in qualsiasi grado di istruzione e in qualsiasi identità di genere. Ecco perché, specifico, il titolo prevede il plurale con la schwa: l'intento è quello di rendere simbolico un messaggio importante, quello dell'inclusività, attraverso l'universalità del linguaggio".

Fa seguito Marco Perduca, già senatore della Repubblica Italiana (2008-2013) e fondatore di Science for Democracy nel 2018: "l'invito al diritto e al dovere della scienza, infatti, è determinato e composto dalla libertà di ricerca - indipendentemente dal luogo, dall'oggetto e dalla finalità della ricerca stessa - dalla condivisione del risultato e dal diritto di godere del progresso scientifico avvenuto e delle sue varie applicazioni. Partendo dall'ultimo assunto, capiremmo l'importanza della politica intesa come opinione pubblica e l'importanza del metodo scientifico inteso come confronto tra più persone competenti che non lavorano per affermare una propria supremazia ma una condivisione di metodologie ed evidenze secondo cui, quelle sottoposte a verifica, determinano la direzione di ricerca. Questo è il metodo scientifico che conduce a risultati incontrovertibili".

"Ecco perché - aggiunge Gaia Tafoni, ricercatrice delle politiche pubbliche per Science for democracy - è possibile, attraverso un fruttuoso connubio scienza-legge-norma avere un risultato di qualità anche in termini sociopolitici. Il diritto alla scienza non è da intendersi come obbligo, ma come ‘pacchetto' di diversi diritti di cui poter beneficiare: in primis quello di godere dei risultati del progresso scientifico, poi l'accesso ai dati ("open access"), poi la partecipazione all'iter di progresso (come consultazione e allargamento di processo ai comitati scientifici), e, non per ultimo, il diritto all'innovazione. Le politiche di un Paese libero e aperto devono riflettersi nella scelta di una possibile migliore evidenza scientifica, proprio per aderire con successo alla riuscita di una buona norma, in equilibrio tra senso di progresso e restrizione, intesa come precauzione".

La scienza coincide per costruzione e per metodo con la creazione di una comunità democratica e in un mondo dove le spinte solipsistiche dei social e dei cookies sono pressanti, la scienza e il suo esercizio sono il vero tema politico: come la letteratura, l'architettura, le arti più in generale, e di per certo, l'economia, la scienza è un altro modo per descrivere lo spazio- tempo corrente.
Alcuni di questi modi sopra citati sono linguaggi, e come conclude Baraldi: "la scienza non esula. E' un linguaggio, e come tale va allenato e perfezionato. Per accedere al diritto alla scienza bisogna parteciparvi attraverso il dovere alla scienza che è un esercizio, costante, di rifiuto dell'autorità, della verità assoluta, del precostituito, dell'accontentarsi della frase ‘è andata sempre così'. I diritti, come un muscolo volontario, vanno sapientemente allenati, altrimenti atrofizzano, perdendo di senso".

[Articolo di Elena Zattoni - Master Design della Comunicazione Unife]

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