SCOMPARSA GIAN PIETRO TESTA, L'OMAGGIO PITTORICO AL GRANDE GIORNALISTA, NELLE GALLERIE CIVICHE UNA SUA OPERA
09-01-2023 / Punti di vista

SCOMPARSA GIAN PIETRO TESTA, L'OMAGGIO PITTORICO AL GRANDE GIORNALISTA, NELLE GALLERIE CIVICHE UNA SUA OPERA: "UN'ARTE DRAMMATICAMENTE POETICA"
Ferrara, 9 gen - Gian Pietro Testa era un grande giornalista, scrittore, poeta. E coltivava la passione della pittura. Conservano traccia della sua opera anche le collezioni civiche. Nel giorno seguente alla scomparsa dell'autore si ricorda, nello specifico, anche la sua attività pittorica, attraverso un dipinto custodito dalle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara. Si chiama "Metamorfosi 1. Albero mostro", è del 1991 ed è stato realizzato con tecnica mista su tavola di legno massiccio, donato dall'autore al termine di una personale alla sala Orsatti al Centro Civico di Pontelagoscuro, in quell'anno, e qui esposto nuovamente alla mostra "Fetonte e dintorni". Il dipinto rappresenta infatti l'ironica metamorfosi di un fratello di Fetonte, trasformato in albero. L'opera è a sviluppo verticale, di 1 metro e 63 centimetri di altezza per quasi 60 centimetri di larghezza. "Testa, come pittore, realizzò qualche esposizione e partecipò a collettive - ricorda lo storico dell'arte Lucio Scardino -. Fu allievo del pittore Edgardo Rossaro, di grande qualità, nel 1950 e amico personale anche di un altro artista ferrarese (e scrittore), Paolo Baratella, di cui abbiamo presentato l'autobiografia il 31 maggio 2022, alla biblioteca Ariostea".
"Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere personalmente Gian Pietro Testa, e di apprezzare l'uomo e la sua opera - dice l'assessore Marco Gulinelli -. L'arte era per lui un mondo a cui affidava la propria ispirazione e attraverso l'arte sembrava esorcizzare i drammi di cui aveva scritto e la violenza che aveva visto con i suoi occhi. Dipingeva, allo stesso tempo, con grazia e brutalità. La sua era un'opera che, mi piace definire, drammaticamente poetica"
"Piangiamo un uomo di cultura, autore di inchieste storiche, un cronista sapiente e coraggioso che ha dedicato la propria vita alle arti della scrittura e della pittura e che ha servito e onorato Ferrara, col suo impegno, col suo lavoro, con la sua passione. Da editore ho avuto il piacere di pubblicare tre suoi libri: 'Il linciaggio', un romanzo storico ambientato nella Ferrara del dopoguerra, 'L'ultima notte di Savonarola', un suo testo teatrale messo in scena alla sala polivalente da Renato Carpentieri, e 'Obiettivo Ferrara', con foto di Luca Gavagna in bianco e nero che documentavano la Ferrara sotto i profili economico, politico, sociale". E su Facebook a ricordare quello che definisce "più di un fratello" è anche lo stesso Baratella: "sembrava che i nostri pensieri fossero gemelli, ogni giorno a Milano confrontavamo le nostri opinioni sulla politica, sull'arte e sulla attualità e su ogni cosa che ci veniva in mente per farci sghignazzare sulla vita alla quale davamo un valore relativo". "Il personaggio principale del mio primo romanzo si chiama Fraschenor che è in fin dei conti Gian Pietro Testa personaggio di un suo romanzo, in un intreccio fantastico". "Piango il mio più caro amico col quale ho condiviso ogni cosa a Ferrara e in quella casa di corso Monforte a Milano dove visse mia figlia Silvia piccolina per lungo tempo, quando io ero a Berlino. Saluto Enrico, suo figlio, abbracciandolo forte, facendoci le condoglianze reciproche e tutti gli amici comuni di Ferrara e Milano. Grazie fratello per tutto quello che mi hai dato".
(Ferrara Rinasce)
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