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27 Gennaio 2023 Giorno della Memoria: l'intervento del Sindaco di Ferrara Alan Fabbri.

27-01-2023 / Punti di vista

Ferrara 27 Gennaio 2023. "Ogni anno Ferrara dimostra con i fatti e con la forza di un programma straordinario di iniziative che il Giorno della memoria non è un appuntamento solo rituale, ma è un'occasione per riflettere su ciò che è stato, per approfondirne la conoscenza, per confrontarsi su un tema che non attiene solo al passato, ma è cuore del nostro futuro, perché - citando Anna Frank - se "quel che è accaduto non può essere cancellato, si può impedire che accada di nuovo".

Ricordiamo oggi oltre 150 ferraresi deportati a Fossoli. Solo cinque quelli che hanno fatto ritorno. Ricordiamo 625 ferraresi internati militari: 250 catturati nella ex Jugoslavia, 135 in Grecia, 28 in Albania, 171 nel Centro e Nord Italia, 15 in Francia, gli oltre 100 internati civili del nostro territorio: uomini e donne, oppositori del regime o semplicemente contrari alla guerra, e soprattutto i renitenti alla leva.

ll racconto di quanto i nostri conterranei hanno vissuto è drammaticamente evidente nelle parole di Filippo Mezzogori di Comacchio: "Si moriva di fame, eravamo tutti pelle e ossa...anche le pecore morivano di fame perché noi mangiavamo le radici delle erbe di cui loro si nutrivano...". "Ciò che ci faceva andare avanti era il nostro stare insieme, lo stare uniti...le cose che ho visto durante il mio periodo di internamento "urtano il sangue"...non si può credere, non si può raccontare...".

"I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male", diceva Benedetto XVI, che piangiamo in questo avvio del 2023. Sono simboli "dell'inferno che si apre sulla terra quando l'uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte".

Quella di oggi è così una data che ci aiuta a rinnovare le domande sulla banalità del male e a fissare nella memoria e nell'immaginario l'orrore che ha attraversato la storia.
Per farlo, di anno in anno, la nostra città ha messo in campo un programma di appuntamenti che anticipa il 27 gennaio, interessa l'intera giornata odierna, e continua anche dopo questa giornata, con il coinvolgimento di centinaia di studenti e chiamando testimoni diretti: è di martedì l'incontro con le sorelle Andra e Tatiana Bucci, superstiti dell'Olocausto, e autrici di memorie su quei mesi ad Auschwitz-Birkenau, oggi saranno consegnate le medaglie d'onore del Presidente della Repubblica agli Internati Militari Italiani e alle famiglie (circa 400 quelle assegnate dal 2006 a oggi) .

Tra le tante iniziative ancora previste cito anche la messa a suffragio di monsignor Ruggero Bovelli, sabato alle 18 nella chiesa di Santo Stefano, grande uomo di Chiesa che operò a lungo e, soprattutto, in quegli anni terribili, aiutando molti ebrei e scongiurando l'ultimo bombardamento sulla città.

Quest'anno inoltre, in maniera particolare, accogliendo una interessante proposta che ci è stata formulata dagli studenti, stiamo per intraprendere il percorso per arrivare alla posa delle pietre d'inciampo, blocchi quadrati di pietra (di 10 centimetri per 10 centimetri), ricoperti di ottone lucente posti davanti alle porte delle case nella quale ebbero ultima residenza i deportati nei campi di sterminio nazisti.

È la memoria che si fa presenza fisica, ricordando - oltre i numeri - i nomi, l'anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte. E mentre procediamo in questo percorso, utilizzando la nuova illuminazione del Castello coloriamo di luce blu il monumento simbolo della nostra città. Il blu del tallèd, l'indumento tradizionale ebraico.

Iniziative differenti per stimolare una riflessione continua e approfondita, per 'accendere' il ricordo. È questo un dovere fondamentale che tutti abbiamo e che dobbiamo trasmettere alle future generazioni.

Mi piace sottolineare che a Ferrara sono stati proprio i giovani a formulare una proposta di grande rilevanza per la nostra comunità, appunto quella delle pietre d'inciampo: il segno di una grande sensibilità e dell'efficacia del continuo impegno sulla memoria.

Un altro elemento che - in questo 2023 - registriamo con grande apprezzamento è la donazione di Franco Schöenheit - testimone diretto dell'orrore di Buchenwald, morto nel 2020 - alla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara: una straordinaria collezione di dischi in vinile, che racchiude ben 618 opere di Mozart. Un grazie, quindi, al figlio Gadi e alla madre Dory Bonfiglioli, che hanno scelto di affidare la collezione mozartiana alla nostra città, in un luogo, il teatro, che è uno dei templi della cultura di Ferrara, ricordando che proprio la cultura è la base su cui costruire i solidi anticorpi di una società che non si lascia corrompere dal male.

In un riassunto non certo esaustivo, sono tantissime le storie che vogliamo tornare a ricordare, di concittadine e concittadini vittime, sopravvissuti, testimoni con le proprie esistenze e col proprio impegno: Maria Zamorani - a cui è dedicata una targa della memoria proprio presso il viale centrale dell'ex Arcispedale Sant'Anna - pagò con la vita la scelta di aiutare gli altri, Enrica Calabresi, altra donna di scienza, entomologa di livello nazionale, fu tra le scienziate più autorevoli del XX secolo ma fu esclusa dalla carriera accademica per fare posto a chi divenne convinto assertore del razzismo. Fu trasferita all'ex convento di Santa Verdiana con la destinazione, già scritta, di Auschwitz e decise di togliersi la vita ingoiando veleno per topi.

Il mio pensiero e il mio simbolico abbraccio oggi va anche a Cesare Finzi, ferrarese e faentino di adozione, scrittore e prezioso riferimento di memoria viva, soprattutto presso gli studenti e le giovani generazioni. E come non citare Gino Ravenna, uno dei 29 campioni della Palestra Ginnastica Ferrara che rappresentò l'Italia nel concorso generale di ginnastica artistica a squadre di Londra 1908 e che, insieme a quasi tutta la sua famiglia, morì ad Auschwitz nel 1944.

Ricordiamo inoltre Silvio Magrini, a cui - con l'Istituto di storia contemporanea - dedichiamo annualmente una mostra in Comune, che ne racconta, tra documenti, lettere, testimonianze, la drammatica storia: dopo essere partito volontario per la prima guerra mondiale, con altri 14 ebrei ferraresi, poco più di 20 anni dopo fu travolto dalle leggi razziali e deportato ad Auschwitz, da cui non fece ritorno.

Quest'anno, ed è notizia di questi giorni, un ulteriore elemento arricchisce il ricordo. Ho infatti appreso dalle cronache locali che è stato proposto il riconoscimento a "Giusto fra le nazioni" per Raffaele Sciuto, notaio di Faenza che fra il novembre 1943 e il gennaio 1945 salvò dalla deportazione la famiglia De Benedetti, residente a Ferrara.

La risposta al male di anni bui del Novecento sta anche in casi eroici di persone che si distinsero per coraggio e umanità, mettendo in salvo le vite.

Oggi, nel fare memoria delle vittime, facciamo anche memoria di chi ha contrastato apertamente la barbarie, a costo della propria esistenza e di quella dei propri cari: sono stati lampi di luce nell'oscurità del secolo breve.

Studiamo le loro storie, le vicende umane, appassioniamoci al coraggio e alla forza trainante di gesti salvifici che in anni di inferno hanno rappresentato la vittoria terrena sulla morte: la memoria non è mai satura e genera infinita conoscenza, sempre nuova consapevolezza ed è il faro delle scelte dell'oggi.

Alan Fabbri
Sindaco di Ferrara

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