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La ferrovia per la crescita economica e sociale: più sviluppo, meno impatto ambientale

23-01-2024 / A parer mio

Venerdì 26 gennaio 2024 alle 15,30 nella Sala dell'Arengo di Palazzo Municipale a Ferrara si terrà l'incontro "La Ferrovia per lo sviluppo di Ferrara" aperto alla cittadinanza - patrocinato dal Comune di Ferrara - che si propone di fare un'analisi approfondita sulle dinamiche e le prospettive future della viabilità di un nodo essenziale negli scambi commerciali quale è il territorio che si snoda tra Ferrara, Ravenna e Forlì e sulle migliori soluzioni per una progettazione sostenibile ed efficiente.

L'evento, promosso da RETE CIVICA - Progetto Emilia-Romagna, vedrà intervenire, dopo i saluti del Presidente di Rete Civica, Alecs Bianchi, Marco Mastacchi - Consigliere Regionale di Rete Civica, Eugenio Fusignani, Vicesindaco di Ravenna, Veronica Verlicchi, La Pigna Ravenna, Andrea Barbieri, ingegnere B.engineering, Marilena Martinucci, geologa ambientale e Stefano Zecchi, sustainability & innovation manager, moderatore Riccardo Forni coordinatore ferrarese della Rete.

Così commenta Marco Mastacchi: "questa è solo una prima iniziativa per affrontare il tema dei trasporti fra i tre capoluoghi di provincia. Oggi parliamo di trasporto su ferro, ma di non minore importanza è il tema dei collegamenti viari. Organizzeremo a breve sull'argomento attività simili a questa, affrontando la questione della Ravegnana, del completamento del collegamento di Ferrara a Ravenna e della Cispadana, interventi indispensabili per togliere dall'isolamento questi territori lontani dalle grandi infrastrutture viarie della nostra Regione."

Rete Civica Emilia Romagna, Ferrara Civica, le realtà civiche ferraresi e il gruppo consiliare La Pigna del Comune di Ravenna, che fanno parte del progetto, propongono a Governo e Regione Emilia-Romagna di potenziare la rete ferroviaria del territorio con il raddoppio della Linea Ravenna-Ferrara-Mantova-Milano per offrire alle imprese e alla società civile possibilità di sviluppo in linea con gli obiettivi ambientali che si è posta l'Italia e la Regione Emilia-Romagna in un quadro normativo europeo.

L'appuntamento di Ferrara serve anche per informare l'opinione pubblica delle criticità e incalzare alla progettazione Governo, Regione Emilia Romagna, istituzioni pubbliche e private e il sistema economico-finanziario-sociale dei portatori d'interesse.

L'entroterra delle province di Ferrara e Ravenna complice l'isolamento geografico e pur con alte competenze nei settori agricoli, industriali, portuali come il petrolchimico, la frutticoltura e  trasformazione agricola e le grandi opere d'infrastrutture, non hanno mai conosciuto i volani fondamentali di sviluppo del resto della regione: l'alta qualità dei distretti modenesi conosciuti nel mondo, dalla "motorvalley" ai distretti ceramico e biomedicale, o l'industria agroalimentare che a Parma, Piacenza e Reggio Emilia offre lavoro a migliaia di emiliani, oppure il ruolo direzionale di Bologna dei settori politico-amministrativo-sanitario e industrial-meccanico.

Ferrara, in particolare, forte dei valori e degli indici di sviluppo degli anni '50-'60 che la vedevano seconda città della regione dopo Bologna, poteva affinare i suoi valori e imitare i nascenti modelli virtuosi della Via Emilia; per vari motivi non ha potuto (o voluto) seguire la strada delle realtà circostanti.

Un'infrastruttura, però, era stata ricostruita dopo le vicende belliche, ed era efficiente, quando, negli anni del boom economico, i trasporti iniziavano a divenire il volano per il traffico delle merci e delle persone: la nostra rete ferroviaria.

All'inizio degli anni '50, infatti, oltre alla tratta per Bologna e Venezia, esistevano ed erano funzionanti anche altre diramazioni che, sia pure con un solo binario, univano Ferrara con altri comuni della provincia: Copparo, Codigoro, Comacchio, Cento; o la collegavano con altre importanti realtà della regione come la linea per Modena, e permettevano di attraversare la Romagna fino a Ravenna, o di collegare Ferrara con Bologna passando per importanti centri come Portomaggiore, Molinella e Budrio.

Per scelte politiche miopi, che si rivelarono poi pessime per la nostra economia, furono dismesse alla fine degli anni '50 proprio quelle linee che avrebbero potuto essere fondamentali per i nostri prodotti e per le nostre industrie oltre che per i passeggeri.

Nonostante Copparo avesse già l'industria meccanica della Berco in piena espansione ed un ospedale di zona di rilevanza, ebbe, infatti, la ferrovia chiusa e smantellata fra il 1956 e il 1958, lasciando le comunicazioni ad una asfittica strada provinciale che già cinquanta anni fa mostrava di non reggere il traffico.

Destino uguale conobbero i binari che collegavano Ferrara con l'altro fondamentale asse padano, quello del Centese e Modenese: tutto smontato e rimosso nello stesso periodo, anche qui producendo una strozzatura che negli anni si è fatta intollerabile.

Infine, la tratta per Comacchio, di cui oggi qualcuno in ambito politico ha legittima e forte nostalgia, ma che dovrebbe essere totalmente riprogettata, visto che, sempre nello stesso periodo, traversine e binari furono divelti e sepolti.

Mentre altri andavano nel "Blu dipinto di blu", Ferrara restava con il reuccio Claudio Villa a fischiettare "Binario triste e solitario".

Quello che resta del sistema ferroviario del Sud-Est padano è indegno di una Regione, l'Emilia-Romagna che si dice europea: sensi unici alternati per pendolari e studenti assonnati di Lavezzola (Ravenna), in una tratta devastata dall'alluvione nella bassa bolognese-ravennate, con una monorotaia per littorine che può condurci al massimo a Codigoro, e una, non più efficiente, per poter ammirare le bellezze artistiche di Sermide o Suzzara.

Questo è stato. Ripartire è sempre possibile, ma chi ha amministrato il territorio con una visione del futuro con mentalità ristretta e non all'altezza delle sfide, dovrebbe quanto meno dare spiegazioni per quel passato destinato purtroppo a non tornare, e, offrire, per il futuro uno schema che possa essere adeguato alle aspirazioni e alla necessità di un territorio che ha solo bisogno di essere collegato, in modo civile, con il resto della regione, del bel Paese, dell'Europa e con il porto di Ravenna al mondo. 

L'incontro è aperto alla cittadinanza.

Informazione a cura degli organizzatori. Ricerca storica Andrea Rossi. 

Per comunicazioni: letizia.rostagno@regione.emilia-romagna.it  

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