Venerdì 13 dicembre lo spettacolo teatrale Canto General per “Gli studi per la pace nel territorio di Ferrara”
11-12-2024 / A parer mio
Il Progetto Public Engagement 2024 "Gli studi per la pace nel territorio di Ferrara", del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara, si conclude venerdì 13 dicembre 2024, alle 21, al Centro Teatro Universitario di Ferrara (via Savonarola 19) con lo spettacolo "Canto General".
Lo spettacolo è liberamente tratto dall'omonima opera poetica di Pablo Neruda, ed è diretto da Michalis Traitsis con gli allievi del Centro Teatro Universitario di Ferrara, Michela Arcidiacono, Emanuele Contin, Giuseppe Cota, Domenico Di Sarno, Chiara Marzullo, Lorenzo Trevisani.
Ingresso libero su prenotazione: ctu@unife.it
LA SCHEDA
Il Canto General è ritenuto il lascito poetico più importante di Pablo Neruda e acclamato come il libro dell'epica moderna del continente latino-americano. Iniziato nel 1938, è stato ampliato più volte fino alla pubblicazione negli anni Cinquanta. La raccolta presenta quindici sezioni e sembra essere concepita come un grandioso affresco, con parole al posto di segni e colori.
Un murales scritto come una denuncia contro l'espropriazione dei popoli e delle loro culture e l'imposizione di una supposta supremazia europea e americana, come uno sguardo colto e appassionato sulle tradizioni e la storia dell'America Latina, come un canto di riscatto.
Nel 1971 Pablo Neruda incontra Mikis Theodorakis, esule a causa della dittatura in Grecia, e la nobile opera del poeta cileno ispira al musicista una potente composizione in cui si incrociano le sensibilità di due grandi artisti, che hanno alle spalle simili esperienze di vita, guerre, esilio, attenzione ai diritti calpestati degli ultimi.
Abbiamo cercato di accostarci ad una simile opera con timore, rispetto, umiltà, sapendo che è un'impresa ardua trovare una chiave per farla propria e interpretarla. Ma l'impatto emotivo e la risonanza che ha suscitato in ciascuno di noi ci ha incoraggiato a cimentarci con la sua amara e complessa bellezza.
Sicuramente ha agito da detonatore di una riflessione sul presente che attanaglia uomini e donne di ogni età. Un presente in cui gli spettri della guerra non sono solo memorie vissute o, nel caso dei giovani, racconti ascoltati e letti, ma immagini di atrocità e desolazioni, di abbandoni e miserie, di macerie in ogni luogo, di pianti e silenzi strazianti. Non si tratta di schierarsi da una parte o dall'altra ma di domandarsi come sia stato ancora possibile, come ideologie ed economie di guerra possano avere la meglio su tutto, come, almeno a un primo sguardo, il clamore dei proclami di guerra fino alla vittoria e all'estinzione dei presunti nemici sembri superare la voce di chi continua a lottare, sollecitando una soluzione non violenta dei conflitti.
La guerra è in primis morte ma non solo: è fame, separazioni, distruzioni, esilio, spaesamento, terrore. Soprattutto la sensazione che niente più sarà come prima e che il futuro sia un tunnel di incognite e di ombre.
D'altro canto, confrontarci con questo testo impegnativo è stata anche un'occasione per dare parole a indistinte paure, per lavorare insieme trovando punti comuni anche in opinioni e sguardi differenti, per rapportarci, nel lavoro di gruppo, a un Noi che ha sostenuto sforzi e fragilità, e ridato fiducia e speranza in ciò che ancora si può fare per cambiare.
(Comunicazione a cura di Centro Teatro Universitario di Ferrara e Balamòs Teatro aps)
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