Qualità dell'acqua potabile: la ricerca di Greenpeace e la precisazione di Hera sulla presenza di inquinanti
24-01-2025 / A parer mio
Pubblichiamo in questa pagina i comunicati diffusi da <1> Greenpeace (22-1-2025) e <2> Hera (23-1-2025) sul tema della presenza di inquinanti PFAS nelle acque potabili.
<1> GREENPEACE PRESENTA LA PRIMA MAPPA DELLA CONTAMINAZIONE DA PFAS DELLE ACQUE POTABILI ITALIANE: «POSITIVO QUASI L'80% DEI CAMPIONI RACCOLTI, INQUINAMENTO DIFFUSO IN TUTTE LE REGIONI»
ROMA, 22.01.25 - I PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da Greenpeace Italia nell'ambito dell'indagine indipendente "Acque Senza Veleni". L'organizzazione ambientalista, che tra settembre e ottobre 2024 ha raccolto campioni in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome, ha presentato oggi a Roma la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia. Le molecole più diffuse sono risultate, nell'ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).
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L'analisi dei 260 campioni dimostra una diffusa presenza di questi composti pericolosi, con almeno tre campioni positivi per ogni Regione, eccezion fatta per la Valle d'Aosta in cui sono stati prelevati solo due campioni. Livelli elevati si registrano in Lombardia (ad esempio in quasi tutti i campioni prelevati a Milano) e in numerosi comuni del Piemonte (Torino, Novara, alcuni comuni dell'alessandrino, ma anche Bussoleno in Valle di Susa), del Veneto (anche in comuni fuori dall'area rossa già nota per essere tra le più contaminate d'Europa, come Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo), dell'Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), della Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), della Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), della Sardegna (Olbia, Sassari e Cagliari) e Perugia in Umbria.
Nonostante l'Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell'intero continente europeo (in parti del Veneto e del Piemonte) a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. A partire dall'inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall'EFSA) tant'è che recentemente l'Agenzia europea per l'ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi.
Secondo le evidenze raccolte da Greenpeace Italia con la campagna "Acque senza veleni", milioni di persone nel nostro Paese hanno ricevuto nelle loro case acqua contaminata da alcuni PFAS classificati come cancerogeni, la cui presenza è considerata inaccettabile in molte nazioni. Infatti, confrontando i risultati con i limiti vigenti in altri Paesi, dalla raccolta dati di Greenpeace è emerso, ad esempio, che il 41% dei campioni analizzati supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti.
Nell'ambito delle sue analisi indipendenti, Greenpeace Italia ha inoltre verificato la presenza nelle acque potabili italiane del TFA, la molecola del gruppo dei PFAS più diffusa sul pianeta, per cui nel nostro Paese non esistono dati pubblici. Il TFA è una sostanza persistente e indistruttibile ancora oggetto di approfondimenti scientifici che, per le sue stesse caratteristiche, non può essere rimossa mediante i più comuni trattamenti di potabilizzazione. Il comune di Castellazzo Bormida (AL) ha mostrato i valori più elevati (539,4 nanogrammi per litro), seguito da Ferrara (375,5 nanogrammi per litro) e Novara (372,6 nanogrammi per litro). Concentrazioni molto alte si registrano anche ad Alghero (SS), Cuneo, Sassari, Torino, Cagliari, Casale Monferrato (AL) e Nuoro. La Sardegna (77% dei campioni positivi), il Trentino Alto Adige (75% dei campioni positivi) e il Piemonte (69% dei campioni positivi) sono le Regioni in cui la contaminazione da TFA è risultata essere più diffusa.
«È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l'ambiente», afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l'uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti».
Da tempo Greenpeace Italia ha lanciato una petizione che chiede al nostro governo di mettere al bando l'uso e la produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali. La petizione, sottoscritta da oltre 136 mila persone, non ha trovato ancora alcun riscontro nell'azione legislativa: l'esecutivo italiano e i ministri competenti continuano a non intervenire sacrificando milioni di persone alla contaminazione da PFAS .
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Ufficio stampa Greenpeace Italia - ufficio.stampa.it@greenpeace.org
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<2> Comunicazione HERA del 23-1-2025 - La gestione virtuosa della filiera dell'acqua è per il Gruppo Hera una priorità. Nei territori serviti dalla multiutility, che gestisce quasi 400 impianti di potabilizzazione, vengono infatti effettuate più di 3.200 analisi al giorno per garantire alle comunità un servizio completo e sicuro.
Da anni la multiutility, sulla base di un Piano di Controllo dedicato, esegue attenti monitoraggi, tra cui quelli relativi alla ricerca dei PFAS nonostante la direttiva europea, per questo tipo di sostanze, preveda l'applicazione dei limiti di parametro solamente a partire dal 2026.
A questo proposito, dal 2020 al 2024, sono stati eseguiti dalla multiutility circa 600 controlli tra acque destinate alla potabilizzazione e acque potabilizzate distribuite nei territori serviti. Sulla base dei risultati ottenuti, si evidenzia che il valore di PFAS prescritto per le acque destinate al consumo umano non è mai stato superato e si attesta ampiamente sotto i limiti di legge.
Il laboratorio Hera dispone di strumentazioni di ultima generazione ad altissima sensibilità e la valutazione lungimirante di perseguire importanti investimenti su questo settore ha permesso di soddisfare con ampi margini i requisiti minimi normativi. Hera ha infatti adottato da tempo la metodologia di valutazione e gestione del rischio attraverso lo sviluppo dei Piani di Sicurezza dell'Acqua: tale approccio prevede, in ottica di prevenzione, l'individuazione di tutti i potenziali pericoli a cui è esposta l'acqua in tutte le fasi della filiera idrica, dall'approvvigionamento alla distribuzione in rete.
La multiutility è inoltre da tempo impegnata nella progettazione di tecnologie all'avanguardia per il presidio e l'eventuale rimozione dei PFAS. In particolare, si ricorda la convenzione tra Hera e CNR per l'utilizzo del grafene nella rimozione dei PFAS e delle miscele con altri inquinanti emergenti (pesticidi, farmaci, ecc.). I risultati ottenuti in laboratorio grazie a questa collaborazione hanno favorito la realizzazione di un impianto pilota installato presso il potabilizzatore di Pontelagoscuro a Ferrara. La multiutility, infatti, è alla continua ricerca di sistemi integrativi che possano rispondere efficacemente alle future nuove sfide richieste dal settore della potabilizzazione delle acque.
Ufficio Stampa Hera Spa