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La segnalazione: Il Gatto Nero. Milano 1946-1955 di Maria Censi

20-11-2006 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Da pochi giorni la bella mostra curata da Maria Censi e allestita al Museo Parmeggiani di Renazzo dal titolo Il Gatto nero è stata trasferita a Milano. Resta il piacere di un doveroso finissage su questa rubrica. Sarebbe stato auspicabile trattenere quelle opere ancora un po', per soddisfare il proposito di ritornare al museo una volta di più. Ma tant'è. Se non è più possibile dal 19 novembre calarsi nel clima della ricostruzione morale del nostro Paese, quando le macerie furono rimosse dalle strade e dalla mente di ognuno grazie all'impegno e all'entusiasmo di uomini capaci, rimane il bel catalogo, dal quale apprendiamo che tra gli uomini capaci vi furono anche gli artisti squattrinati che dal 1946 si raccolsero attorno alle bottiglie di vino nell'osteria milanese del Gatto nero con nobili intenzioni, convinti che l'arte fosse un modo per promuovere l'elevazione spirituale degli italiani, dopo anni di privazioni e di miseria originate dalla guerra. Maria Censi documenta quell'entusiasmo dotando la sua esplorazione di tutti gli elementi necessari a renderla esaustiva. Ne è nato un libro dove si leggono le vicende di un eclettico pittore come Walter Pozzi, e di altri che rispondevano al nome di Umberto Ravazzi, Mauro Togliani, Gianni Frassati e Sandro Parmeggiani, solo per citarne alcuni. Questi diedero vita al gruppo del Gatto nero mossi dalla comune persuasione che tornare a dipingere significasse tornare a vivere, ribadisce l'autrice del volume. Proprio Sandro Parmeggiani, cui è intitolato il museo di Renazzo, occupò all'interno della sciroccata associazione, il ruolo di vice-presidente, chiamando ad esporre nel locale milanese, dove l'odore del vino si spandeva, autori come Carlo Carrà, Alfredo Mantica, Francesco Scaini, Giuseppe Migneco, e Dino Buzzati, in veste di pittore e non di narratore. Affezionati e simpatizzanti del gruppo furono anche personalità del Cinema e dello spettacolo, e un attore presto celebre come Walter Chiari si fece addirittura banditore d'asta nell'ambito di una vendita di quadri all'interno della mitica osteria.
Maria Censi dà conto inoltre di un'illuminante idea che balenò nella mente del Pozzi, quando pensò ad un'iniziativa per la rinascita della ritrattistica in Italia. Rischiavano di passare inosservate queste notizie se Marta Censi non avesse previsto per il catalogo una sfiziosissima parte ben argomentata, dove si illustra come l'iniziativa di Pozzi avesse chiamato a raccolta gli artisti del Gatto nero(estendendo l'invito ad altri) per ritrarre dal vero una delle donne più note e più belle dell'epoca, che rispondeva all'ideale estetico della donna italiana. Una curiosa fotografia inserita nel catalogo ritrae Gina Lollobrigida in posa davanti agli ammirati artisti che ne dipingono le grazie. Premesso che la critica all'epoca spese parole di elogio per il ritratto di Silvio Consadori, di Mario Togliani, di Umberto Ravazzi, di Walter Pozzi e Sandro Parmeggiani, a cinquant'anni esatti da quella rassegna, con i ritratti in bianco e nero davanti agli occhi grazie al libro di Maria Censi, si può esprimere un giudizio di merito anche su Marcello Dudovich per la sua Lollo veritiera, e su Contardo Barbieri, per l'espressione severa ma realistica della celebre attrice. Ma è indubbiamente Mario Togliani a primeggiare con la postura "regale" dell'attrice che non a caso nel 1962 interpretò Paolina Bonaparte nel film Venere imperiale, diretto da Jean Delannoy.
Un tributo significativo, questo di Maria Censi, indispensabile per connotare un periodo storico e culturale in cui le nuove arti visive, pur non potendo eguagliare le tradizionali arti figurative, servirono ad orientare il Paese uscito dal disastro bellico verso la speranza della ricostruzione. Gli effetti benefici del cosiddetto boom economico, erano ormai alle porte.

M. CENSI, Il Gatto Nero. Milano 1946-1955, Cento, SIACA, 2006