La segnalazione: "Fuori scena" di Giacomo Battara
14-04-2006 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Scriveva Giorgio Bassani ne Il giardino dei Finzi-Contini che ciò che importa nella vita non è il possesso, ma la memoria. E la memoria personale, privata, viscerale, in quest'opera prima di Giacomo Battara è soffusa dietro espedienti letterari di grande efficacia, fino a far assumere ai ricordi la valenza di un'autentica memoria collettiva, riferita ad una generazione in costante attesa di una verità. O forse più che di una verità si trattava di un sogno: la libertà, l'amore, i sentimenti fraterni tra i componenti di un consorzio di giovani in jeans e sacco a pelo, connotavano un tempo non solo una generazione in attesa di eventi radicali, ma anche un mondo continuamente in evoluzione, pur con precisi punti fissi cui attenersi. Nel tentativo di una valutazione retrospettiva, pare di cogliere nelle pagine del romanzo la sottile intenzione di presentare quella generazione come una sorta di Comèdie humaine dove i personaggi, nella rappresentazione di se stessi, si muovono e partecipano alle situazioni restando oggi giustappunto fuori scena, per giudicare il significato di quel sogno al quale un tempo hanno preso parte. Ma nel gettare lontano il ricordo, nel recupero di cose e di fatti, svelano di nuovo l'innocenza benedetta di chi si è formato all'ombra del sogno, un'innocenza appena guastata dall'età, dagli acciacchi, dal lento fiaccarsi di carne e muscoli su cui un tempo avevano riposto erroneamente le loro eterne sicurezze. In Giacomo Battara, autore di questo ficcante romanzo caratterizzato da un assetto narrativo compiuto - come compiuto è l'intero giro della ruota del Prater di Vienna, metafora volutamente inserita nel testo per significare la probabile ciclicità dell'esistenza - il sogno mantiene ancora valore peculiare, e la riflessione attenta su quel sogno diviene inevitabilmente recherche. Quale risultato si ottiene, nel condurre in maniera così attenta la propria recherche? Quale vantaggio? Delusione o comprensione della vita? È nelle ultime pagine del romanzo, come vuole la più acclamata tradizione letteraria, che si avrà una risposta. E non sarà una scoperta eclatante, di quelle che cambiano l'esistenza e muovono le persone a stravolgere le loro consuetudini, ma maturata a poco a poco nella tranquilla solitudine di un pomeriggio al bar, seduto ad un tavolo a fumare e a sorseggiare un caffè, fra la gente che insegue frenetica il bisogno di essere in scena, invariabilmente. Non si dirà altro, qui, sulla scoperta del protagonista del romanzo. Ma per condurre il lettore per mano, sarà utile ricordare gli arcinoti versi di Costantinos Kavafis, intramontabili: E se non puoi la vita che desideri / cerca almeno questo per quanto sta in te. / Non sciuparla / nel troppo commercio con la gente / con troppe parole in un viavai frenetico. / Non sciuparla portandola in giro / in balìa del quotidiano / gioco balordo / degli incontri e degli inviti / fino a farne una stucchevole estranea. Sono gli ingredienti della recherche.
Giacomo Battara "Fuori Scena" Bologna, Minerva Edizioni, 2005