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La segnalazione: Un fiore per ogni stagione di E. Battaglioli

23-10-2006 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Il poeta vanta un nome d'ispirazione mitologica: Eridano, antica denominazione del fiume Po, evocazione di tempi in cui gli uomini e le donne dei primordi traevano dall'insediamento sulle rive di un corso d'acqua il sostentamento per condurre al meglio l'esistenza.
Questa condizione antica ci perviene non tanto attraverso la persona di Eridano Battaglioli, garbatissimo fotografo e titolare di un negozio accogliente dove è piacevole conversare e fare tardi agli appuntamenti, ma attraverso il lirismo di chi si accosta alla poesia con animo autentico, accarezzato dai versi dei grandi e umilmente sperimentando sul pubblico di amici e conoscenti l'efficacia dei propri versi. Ne escono belle e genuine evocazioni, dove si risentono le ascendenze dei poeti che tutti abbiamo letto quando il nostro animo più reclamava la consolazione della parola, rinforzando in noi il gusto dell'esercizio poetico diventato per l'occasione salvifico. Questo sembra di recepire nella poesia di Eridano Battaglioli, ed in particolare nell'ultima silloge che ci consegna, dove trasferisce candide emozioni aggiungendo a corredo del testo immagini fotografiche da lui stesso realizzate. L'unione fra pagina scritta e fotografia conferisce alla produzione di Eridano Battaglioli il valore di un grande sentire espresso con linguaggi espressivi non proprio simili ma, nel suo caso, complementari. È come se la parola impressa sulla carta patinata di Un fiore per ogni stagione, richiedesse un suo corrispondente visivo, da ricercarsi nella parte centrale del volume, nelle ventidue fotografie a colori in cui l'autore coglie le essenze di una natura poeticamente idilliaca, ma soprattutto reale, bella, come sempre bella e reale è la natura per chi la osserva con animo attento. Ebbene, la prima sorpresa è che quelle fotografie recano un nome cui corrisponde un soggetto, talvolta un sentenza (La natura è vita, p. 31), altre un giudizio di ordine estetico (Candidi petali, p. 45), altre ancora, ed è questo il registro che più ci interessa, una valenza squisitamente poetica, come in Poesia in fiore e Autunno rosato, rispettivamente a p. 50 e 51.
Che dire allora dell'unità espressiva dei linguaggi di Eridano Battaglioli? Anzitutto che si compendiano in un gioco di richiami lirici di immediata efficacia, ben bilanciati nella stessa scelta dei titoli di cui sono dotati i suoi versi. Si legga la semplice e pur pregnante La fumana (p. 21), ricca di suggestioni personali che si fanno oggettive quando Eridano descrive luoghi ben noti ai ferraresi, ammantati da una fitta coltre di nebbia (fumana) che toglie brillantezza alla città. O alle morali poesie di chi rifiuta la guerra, sempre, come strumento di infelicità per i più deboli ma raramente per i potenti: Una tempesta / di fuoco / sta bruciando / una nazione, / sotto gli occhi / disperati / di povera gente. / La guerra, / che i cronisti / raccontano, / sembra vicina, / le bombe / intelligenti / ora cadono / sugli innocenti./ (p. 27).
Il lettore tuttavia non si faccia ingannare dalla lodevole semplicità del comporre che pare essere la peculiarità di Eridano Battaglioli. In realtà la semplicità è supportata da rigore stilistico, con la ripetizione costante della formula metrica adottata, quindici versi disposti con punteggiatura calibrata, gli incipit volutamente non aggettivati per introdurre subito il lettore in argomento. Quando in un poeta si parla di immediatezza dello scrivere, di candore, d'innocenza, occorre talvolta approfondirne non le tematiche ma l'ossatura stilistica. E spesso si scopre che i versi ungarettiani Vado alla ricerca di un paese innocente, sottendono ad un bisogno comune di dire le cose secondo il nostro personale registro interiore, quello della poesia, che è una condizione dell'anima. Eridano Battaglioli ben dimostra di saperlo.

E. BATTAGLIOLI, Un fiore per ogni stagione, Fiesso Umbertiano, Tipolitografia Nike Kai Dike, 2006