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La segnalazione: André Derain a cura di Isabelle Monod-Fontaine

09-10-2006 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

«Valeva la pena mettersi in fila, per vedere Derain!». Così sabato 23 settembre si esprimeva un'attempata signora, uscendo dalle sale espositive di Palazzo dei Diamanti, mentre le fasi dell'inaugurazione volgevano al termine. La fermezza di Andrea Buzzoni nel voler portare a Ferrara ben ottantanove opere di un pittore "difficile" come Derain, ancora una volta ha vinto. E non solo perché questa esposizione preannuncia la prossima, che darà modo ai ferraresi di ammirare da febbraio 2007 opere di Klimt, di Munch, di Gauguin; ma perché Derain, ospite a Palazzo dei Diamanti dal 24 settembre al 7 gennaio, smetterà di essere difficile diventerà caro ai ferraresi quanto lo sono già diventati i precedenti Sisley, Reynolds, Degas, Rauschenberg e altri.
Non è piaggeria. Né quella dell'anziana signora, né quella di chi scrive. È un modo istintivo di significare a Ferrara e ai suoi animatori più capaci la generale soddisfazione per la riuscita di un evento culturale che, non essendo fine a sé stesso, lascia un catalogo d'eccellenza a chi vuole goderne. Visitare le sale e ripercorrerle idealmente attraverso il catalogo delizia lo spirito. Per quanto abusata, l'espressione troverà certamente approvazione in chi sfoglierà le pagine del catalogo della mostra nel comodo salotto di casa o nel silenzio di un biblioteca pubblica, dove il corposo volume sarà nel frattempo pervenuto.
E sfogliamolo, allora, questo catalogo che reca in copertina l'ormai diffusissima Donna in camicia del 1906, proveniente dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen. Ma non si parte da questo quadro. Si parte come si conviene da un bel saggio in cui la curatrice fa emergere tutta la sua perizia, scrivendo della formazione artistica di Derain e permettendoci di gettare lo sguardo sulla possente fisionomia del pittore, ritratto da Balthus nel 1936, ma frequentemente fotografato anche nel suo atelier o durante il periodo del servizio militare. S'indagano così compiutamente i diversi periodi della produzione artistica di Derain, documentati nella parte centrale del volume attraverso la stessa successione delle opere esposte in mostra, dotate nel catalogo di ampie schede descrittive di Isabelle Monod-Fontaine. Comparando le opere originali sulle quali ci si è soffermati in mostra con le opere schedate sul volume, si scoprono consonanze di natura "psicologica": visitando Derain, il livello di percezione visiva non sempre si associa alla nostra capacità di preferire un'opera al posto di un'altra. Concetto banalissimo: è evidente che tutto dipende dal gusto personale. Ma si vuole ribadire qui che non è possibile interiorizzare Derain con i soliti strumenti dettati dall'immediatezza, dalle pure evocazioni che una tela, una tavola, un disegno, riescono a far nascere in noi quando ci posizioniamo in mezzo alla sala guardandoci attorno. La parte descrittiva della scheda redatta dalla curatrice in questo caso aiuta ed orienta. Ma è inutile teorizzare senza il ricorso ad un esempio tangibile. E solo a titolo di esempio si può dire che persa fra grandi tele ne troviamo una di piccole dimensioni (scheda del catalogo n. 65), conosciuta come Ritratto di Madame Francis Carco, dove le ombreggiature, i contorni definiti, i tratti del volto, rimandano ad un genere noto, già visto. L'opera è stata prestata dal Kunsthaus di Zurigo, dove è pervenuta grazie agli eredi di Alfred Rütschi. Osservando la tela si percepisce il senso dell'antico, pur essendo stata dipinta tra il 1922 e il 1923. E insieme al senso dell'antico quello di un ideale ponte con l'arte moderna. Davvero tutto questo si avverte, e davvero non sappiamo perché. A spiegarlo sono le acute riflessioni contenute nella scheda del catalogo, dalla quale si apprende, se proprio non lo si indovina, che la tela richiama nella tecnica di esecuzione e nel soggetto i ben celebri ritratti di al-Fayyum del I-III secolo dopo Cristo. Spontaneo, allora, battersi la mano sulla fronte, esclamando davanti allo sguardo liquido e intenso di Madam Francis Carco, un convinto «È vero! Al Fayyum!».
Sinceramente: vale la pena mettersi in fila.

André Derain, a cura di Isabelle Monod-Fontaine, Ferrara, Ferrara Arte, 2006, Catalogo della mostra allestita a Palazzo dei Diamanti dal 24 settembre 2006 al 7 gennaio 2007