La segnalazione: Mille giorni felici di Gianni Bianchini
11-12-2006 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
«L'autobiografismo è per i maledetti», era solito proclamare il compianto Aldo Luppi, scrittore ferrarese amato dai ferraresi. Alludeva alla capacità di suscitare interesse nel far uso di un genere a cui può ricorrere solo chi ha qualcosa di straordinario da raccontare. Un Baudelaire, per esempio, un Rimbaud, o quell'adolescente di nome Melissa la cui giovane età contrasta con il vasto bagaglio di esperienze di vita. Se poi parliamo dell'autobiografia di un vivente, le cose si complicano e ci si domanda quale interesse possa generare il fedele resoconto di giornate trascorse semplicemente a vivere e a lavorare.
Questa visione per così dire "da lettore" è destinata a modificarsi davanti all'ultima fatica di Gianni Bianchini, che vivente lo è, e per giunta attivissimo. Tanto attivo da spingersi in un'operazione apparentemente ambiziosa sotto l'aspetto letterario, ma carica di valenze educative, con l'animo cioè dell'insegnante che ha amato visceralmente il proprio lavoro e dal quale si è staccato con amarezza al sopraggiungere dell'età pensionabile.
Ecco allora che lo scorrere delle esperienze narrate in Mille giorni felici diviene occasione per riflettere su un'umanità varia fatta di bambini e adulti la cui vita si svolgeva fino a qualche decennio fa in una realtà "distante", pur geograficamente vicina. Una realtà da esplorare con la memoria, nel ricordo di eventi quotidiani da raccontare e da far conoscere. Si annullano così le velleità autobiografiche dell'autore, e il lettore può virare attenzione e interesse su quel mondo che a volte ci pare da favola, incredibile, come sempre è incredibile ciò che è molto diverso dal nostro mondo.
In questo libro ci sono consonanze con altri precedenti racconti di insegnanti. Chi ha svolto a lungo l'attività di docente nel basso ferrarese, ha narrato in passato episodi che si collocavano fra miseria e comicità: i tortellini di Goro preparati a Natale con brodo e uova di gabbiano, o le espressioni dialettali che causavano incomprensioni profonde tra alunno e discente. Ciò che Gianni Bianchi racconta nel suo libro appassionante - con qualche licenza oserei definirlo libro d'avventure - è verissimo e documentato. Non vi è altro che verità, supportata da un piacere di narrare fatti e vicende in cui la nostra salda visione delle cose può vacillare, rendendo legittima una domanda: non è forse avventurosa l'esistenza di un insegnante che ha svolto con passione il proprio lavoro, vagando per campagne deserte, raggiungendo luoghi sperduti, e dove ad attenderlo c'erano ogni giorno adulti e bambini da istruire?
Gianni Bianchini è riuscito a scuotere l'idea secondo cui l'autobiografismo è fine a se stesso, ed ha regalato al lettore nuove suggestioni, che fino ad oggi parevano prerogativa di Giovanni Mosca con il celebre Ricordi di scuola.
G. BIANCHINI, Mille giorni felici, Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2006