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La segnalazione: Fantasie del mondo naturale. Gabriele Turola, a cura di Giuseppe Biasutti

08-01-2007 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Si prova una certa soddisfazione ad occuparsi di un evento culturale torinese che vede coinvolto un ferrarese. E la soddisfazione raddoppia se quel ferrarese è una delle persone più miti, più umili e fuori dal tempo che si conoscano. Non fuori dal tempo perché viva in una dimensione artistica costruita ad hoc per dar sfogo al proprio estro, ma fuori dal tempo perché è totalmente scevro d'ogni squallida e provinciale invidia, da ogni livore per i colleghi pittori che sgomitano per accaparrarsi anche un minimo e insignificante spazio in città. Fuori dal tempo perché Gabriele Turola - è di lui che stiamo parlando - con le sue singolari forme espressive ha ottenuto riscontri importanti senza per questo menarne vanto. Nel 2003 un suo quadro è stato scelto ad immagine di copertina delle annuali pubblicazioni dell'UNICEF, e riprodotto in migliaia di esemplari su cartoline augurali.
Con la stessa umiltà Gabriele Turola ha lasciato che la stampa si occupasse marginalmente di un'iniziativa che dal 5 al 28 ottobre gli ha consentito di esporre presso la Galleria d'Arte moderna e contemporanea Biasutti e Biasutti di Torino di un gran numero di opere di cui per la verità bisognerebbe parlare di più. Ne è nato un elegante catalogo dal titolo Fantasie del mondo naturale. Gabriele Turola, curato da Giuseppe Biasutti, con la presentazione di Nicola De Maria e dotato di un testo critico a firma di Elena Pontiggia. Ma, diciamolo pure senza far torto alle firme illustri che figurano nel volume, la parte interessante per chi conosce l'artista e lo vede vagare in città con la bicicletta d'estate e d'inverno, lo sguardo basso, cappello con visiera calcato sulla fronte, la pedalata rapida, è quella in cui lo stesso Turola divaga con la mente fertile di immaginazione per presentare il suo mondo, illustrato nei quadri di cui è autore. Una parte che occupa quasi interamente il volume, con scritti ben cadenzati e circostanziati, e con i quadri riprodotti in perfetta aderenza con i testi. Turola è anche giornalista, e conosciamo i suoi frequenti contributi ne «La pianura», ne «L'ippogrifo» e in altre riviste. Ma qui non è il giornalista che scrive, quanto il poeta-pittore che si serve della penna per difendere il suo mondo popolato da figure alate, da vasi di fiori che ridono, da donne con il corpo composto da una forbice e dalla testa quasi sospesa; ibridi che richiamano il senso dell'ironia figurativa e allo sguardo dell'osservatore vivono come falene per un attimo sulla tela, per poi sparire, risucchiati dalla realtà-amalgama dove regnano altre figure, altre commistioni zoomorfe campite in coloratissimi paesaggi con torri, castelli, archi rinascimentali e gatti placidamente acciambellati sulle nuvole.
Nel tentativo di spiegare con la scrittura quel mondo tutto personale, Turola è tanto convincente che le favole raccontate per illustrarlo perdono la peculiarità dell'astrazione, e quel mondo naturale ci appare meno irreale, lasciandoci il dubbio che Turola lo veda e lo viva esattamente come lo rappresenta sulla tela. Senza fantasia. Si spiega così la sua mitezza, la sua umiltà, il suo candore.

Fantasie del mondo naturale. Gabriele Turola, a cura di Giuseppe Biasutti, Torino, Litterae, 2006