La segnalazione: Per vela un filo di Arnaldo Benatti
26-12-2006 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Basterebbe la bella e dotta introduzione pubblicata con il titolo di Una via lastricata di stelle a rendere giusto onore a questo libro del ferrarese Arnaldo Benatti. Altro non vi sarebbe da aggiungere, tanto circostanziata è la pagina di Paolo Lagazzi, che del libro enuncia le linee più significative per consentire a chi vi si accosta una lettura attenta e non superficiale. Ma c'è un fatto che non possiamo ignorare e che ingenera un certo sgomento in chi apre per la prima volta Per vela un filo. Il suo autore non è più tra noi, travolto da incomprensibili eventi per cui chi resta si pone domande sulla brevità della vita, sul suo scorrere fra salute e malattia, sul disegno insondabile che fa estinguere nello stesso modo crudele le anime più sensibili come quelle più rozze. Lasciando questo mondo Arnaldo Benatti ha lasciato incompiuta la sua raccolta di haiku, come possiamo rilevare a pagina 78 in una nota della moglie Anna Paola Mambriani Benatti. Ma ciò che qui viene edito, è denso di eccellenti evocazioni poetiche, nello stile di chi sa davvero misurarsi con il verso, governandolo, dominandolo con la pratica continua e le incessanti modifiche. Non si potrà comprendere il valore senza necessariamente soffermarsi sul genere poetico adottato da Arnaldo Benatti. Varie sono le definizioni che i critici e i filologi hanno riservato all'haiku, ma tutti concordano sue due punti attraverso i quali è possibile connotarlo: deve essere formato da tre versi di cinque, sette e di nuovo cinque sillabe, e deve contenere un riferimento, anche solo una parola, che richiami il senso delle stagioni in mutamento. Occorre pertanto molta abilità per rispondere alla concisione richiesta da questo genere lirico, ma una volta impossessato della tecnica, il poeta avrà maggiori capacità di esprimere una dimensione spirituale che da millenni lega l'uomo alla natura. Il percorso di Arnaldo Benatti ci pare allora un percorso di grande coerenza, nato in seguito di uno spontaneo avvicinamento alle tecniche del bonsai, al microcosmo in cui la natura si parcellizza per divenire sintesi di cure metodiche dello spirito ripiegato su se stesso, nel tentativo di comprendere il mondo. E il mondo Benatti sa bene rappresentarlo, se con ironica rassegnazione tratta l'autunno della vita con questo haiku: vado leggero / nella sera di luna; cinquantanove! Così come, riferendosi all'intero mondo animale, dirà a proposito del tempo che fugge: siede da solo / davanti al tramonto / anche il gatto, facendoci percepire per associazione un allineamento tra culture quando arriva il momento di guardarsi attorno, di capire se di fronte alla vita siamo davvero soli, come amaramente ebbe a scrivere Salvatore Quasimodo negli altrettanto concisi versi di Ed è subito sera. Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera.
Arnaldo Benatti non era solo, e non lo è tuttora. Merito della premurosa moglie, che in una missione nobile, profonde le sue energie per far conoscere la sensibilità del marito scomparso, pubblicando questa raccolta in cui si delinea una visione salvifica per entrambi. A me, che sono la moglie del poeta, non viene nulla di materiale dall'eventuale maggior diffusione del libro, ma la grande consolazione di sentirlo meno perduto grazie alla vita delle parole, che restano ancora un poco fra noi, affermava amorevolmente la moglie in una commovente lettera inviata a chi scrive. Anche a noi, che non gli eravamo così vicini, questa raccolta fa sentire meno perduto il suo autore.
A. BENATTI, Per vela un filo, Roma, Edizioni Empirìa, 2006.